Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Data journalism: «Ma chi me lo fa fare?», storie di giornalisti minacciati

GMLuglio 2012. Firenze. In occasione del numero zero di Dig.it si era tenuto un panel sul data journalism che ha visto protagonisti, tra gli altri, Isacco Chiaf e Jacopo Ottaviani, oltre che il sottoscritto in veste di moderatore.

 

Proprio in quell’occasione è nata l’idea di un progetto che raccontasse attraverso un linguaggio innovativo e crossmediale il fenomeno dei giornalisti minacciati in Italia – e con essi l’intera informazione e la democrazia del Paese.

 

Ad uno degli altri panel della due giorni fiorentina partecipava anche Alberto Spampinato dell’osservatorio Ossigeno per l’Informazione che da anni monitora il fenomeno.

 

È bastato un incontro di neanche mezz’ora tra tutti noi e il seme di questa data-inchiesta è stato piantato.

 

Perché sbocciasse abbiamo dovuto attendere un po’ (il prossimo Dig.it è quasi alle porte), ma non senza una buona ragione: il progetto ha partecipato al contest di Fondazione <ahref dedicato a inchieste ad alto valore innovativo ed impatto civico. Siamo arrivati secondi e “Storie di giornalisti minacciati” ha quindi visto la luce sotto le insegne di <ahref. E con il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa.

 

 

Il progetto

 

Nel solo 2012 in Italia ben 324 giornalisti hanno subìto minacce perché semplicemente facevano il proprio lavoro. Praticamente uno al giorno. Una fotografia preoccupante per lo stato di salute dell’informazione e della democrazia del paese, scattata dall’osservatorio Ossigeno per l’Informazione e sintetizzata in una apposita infografica.

 

Dall’ elaborazione dei dati di Ossigeno attraverso le tecniche e i linguaggi dei nuovi media digitali prende forma Storie di Giornalisti Minacciati, che intende fare nuova luce su un fenomeno spesso ignorato dalla stessa informazione giornalistica.

 

Le vicende sono raccontate attraverso una narrazione giornalistica innovativa che fa degli elementi della multimedialità, interattività, partecipazione e condivisione la sua sintassi naturale, sfruttando le caratteristiche tipiche del data journalism e dei social media.

 

Le Mappe Interattive (prospettiva top-down)

 

Una mappa interattiva geolocalizza tutti i 195 casi di minaccia che nel 2012 hanno coinvolto 324 giornalisti. I casi sono aggregati a livello territoriale secondo la tipologia della minaccia: Danneggiamenti (12 casi), Avvertimenti – verbali o scritti (104), Azioni legali (63), Aggressioni fisiche (16). Altre due mappe mettono in evidenza la densità del fenomeno a livello regionale, sia rispetto ai casi di minaccia sia ai giornalisti coinvolti.

 

Le Timeline di Facebook (prospettiva close-up)

 

Alcuni dei casi monitorati da Ossigeno nel corso degli anni sono stati approfonditi utilizzando la Facebook Timeline per condividere diversi formati multimediali (immagini, audio, video, testi, link, ecc.) attraverso i quali ricostruire le vicende prese in esame, corredate da materiale documentale originale ed inedito.

 

Tutti i dati alla base del progetto sono rilasciati in formato aperto e sono liberamente riutilizzabili per approfondire, ad esempio, la dimensione territoriale del fenomeno creando nuove mappe, infografiche e correlazioni di dati.

 

ma_chi_me_lo_fa_fare