Meno di 40.000 giornalisti a tempo pieno nell’ industria dei media Usa (come nel 1978)
Le redazioni dei media Usa hanno tagliato di circa il 30% gli addetti a partire dal 2000 e attualmente ci sono meno di 40.000 giornalisti che lavorano a tempo pieno nel campo dell’ informazione, il livello più basso a partire dal 1978.
Sono i dati centrali dell’ ultimo State of the Media report, diffuso lunedì dal Pew Research Center, secondo cui la qualità del giornalismo americano è relativamente peggiorata.
Nello stesso tempo – osserva Mashable in una sintesi – le aziende cominciano a cogliere le opportunità offerte per offrire i loro messaggi direttamente al pubblico, senza l’ intermediazione dei mass media, anche se i risultati sono alterni.
Meno risorse=qualità del giornalismo più bassa
Con meno di 40.000 addetti a tempo pieno, il livello più basso dal 1978 secondo Pew, la qualità del giornalismo di conseguenza soffre, sia a livello nazionale che locale. Alla Fox, CNN e MSNBC, dove i ricavi annuali continuano a crescere (anche se più lentamente rispetto agli anni passati), la copertura giornaliera degli  avvenimenti live  è scesa del 30% rispetto al 2007, mentre il settore interviste – che non hanno bisogno di un grosso staff e possono essere pianificate in anticipo – è cresciuto del 31%. CNN ha ridotto il numero dei servizi e dei reportage della metà . Nelle tv locali, la lunghezza dei servizi è diminuita, mentre la trasmissione di argomenti facili, come sport, meteo e traffico è cresciuto del  40%.
Ma non è solo la TV che sta mostrando segni evidenti di di contrazione delle risorse:  anche altri media, tra cui Forbes ad esempio, si sono rivolti a una start up, Narrative Science,  per produrre articoli attraverso un algoritmo invece di utilizzare un giornalista.
“Tutto ciò  trasforma l’ informazione  in una industria sottodotata a livello di risorse umane e quindi meno preparata al lavoro di scoperta e di approfondimento e meno capace di mettrere in discussione quello che le capita fra le maniâ€, dice il rapporto.
Questo aspetto è stato molto evidente nel corso delle ultime elezioni presidenziali, con i giornalisti che seguivano la campagna più come megafoni che come investigatori, lamenta Pew. Solo circa un quarto delle dichiarazioni sul profilo dei candidati è venuta infatti da giornalisti, mentre quasi  la metà sono venute invece da fonti di partito – un capovolgimento quasi assoluto rispetto a 12 anni fa, quando la proporzione era stata di metà contro un terzo.
Le conseguenze sono pesanti: in un sondaggio fra i lettori, il 31% del campione analizzato da Pew afferma di aver abbandonato una o più fonti d’ informazione perchè non più funzionale ai propri bisogni. Mentre nel 48% dei casi le persone – come spiega Pier Luca Santoro sul Giornalaio – affermano di percepire una minor completezza informativa rispetto al passato.
Passaparola e social media
Ancora una volta, segnala Santoro, il Rapporto del Pew indica che il  passaparola da familiari e conoscenti, amici, è il veicolo d’informazione più rilevante, il modo attraverso il quale le persone ricevono informazioni [e notizie]. I social media sono la seconda fonte attraverso la quale le persone acquisiscono informazioni. Informazioni che poi nel 77% dei casi vengono approfondite spesso o abbastanza spesso.
Social media il cui ruolo è in costante espansione con il 19% degli americani che afferma di aver visto una notizia o il titolo di una notizia il giorno prima attraverso di questi [era il 9% nel 2010]. Twitter seppure abbia una minor penetrazione rispetto a Facebook si conferma essere la fonte alla quale le persone attingono per le “breaking newsâ€.
Lieve ottimismo sui ricavi
I giornali – continua il Giornalaio – iniziano lentamente a stabilizzarsi ed i dati del 2012 finalmente contengono elementi di positività , seppur ancora decisamente moderata.
In  particolare sono le vendite dei giornali ad dare adito ad un cauto ottimismo e spesso il paywall, come evidenziato e richiamato più volte in questi spazi, sono funzionali per aumentare le vendite della versione cartacea.
Ben diverso il panorama dei ricavi pubblicitari che nel digitale/online complessivamente sono cresciti “solo†del 3% nel 2012. Una tendenza troppo modesta per compensare  le perdite [-7,7%] del cartaceo. Per quanto riguarda l’online la continua discesa dei prezzi è ulteriore elemento di preoccupazione ed evidenza di come sia necessario trovare altre fonti di ricavo, modelli di business differenti dal passato per i giornali e l’industria dell’informazione.
Nel complesso la direzione è verso i “new†media ma gli “old†media sono ancora molto presenti e rilevanti, ben distanti dalla morte troppe volte annunciata [pour cause?].
Molto simile a quella dei giornali la situazione dei periodici settimanali e mensili. Vendite del cartaceo e ricavi pubblicitari in calo con il digitale che cresce ma ha un peso davvero modesto e non compensa le perdite. Una tendenza che non pare avere mutamenti significativi nel medio termine come mostra il grafico di sintesi sottostante.
Altre sintesi Â
Santoro segnala altre sintesi della ricerca del Pew: da quella del NYTimes che si concentra sulle tendenze delle televisioni locali, a Poynter, che approfondisce lo sbilanciamento tra qualità e quantità dell’informazione, e a Mattew Ingram che su Paid Content  parla di luci ed ombre all’orizzonte.
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Una infografica