‘’Non è strappando qualche soldo a Google che gli editori risolveranno i problemi della transizione’’

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Se davvero Google fosse la ragione dei guai dell’industria editoriale e si arricchisse rubando contenuti ai quotidiani sul web basterebbero cinque minuti per impedire al motore di ricerca di indicizzarne le pagine (ricordo che ogni sito web è libero di rendersi invisibile ai motori di ricerca). Se gli editori non lo fanno è perché la disputa è del tutto ideologica e come tale potenzialmente pericolosa per tutti i cittadini che utilizzano il web per informarsi che non sono disposti a riconoscere alla stampa una sorta di jus primae noctis sulle notizie”.

 

Lo sostiene Massimo Mantellini in una intervista all’ Ejo (Osservatorio europeo di giornalismo), a cura di Sara Sbaffi, in cui affronta la questione del rapporto fra il grande motore di ricerca americano e gli editori tradizionali.

 

Un’ intervista molto interessante – di cui riportiamo qui sotto un’ ampia parte – perché chiarisce una volta per tutte (secondo noi) il quadro reale di un ‘’conflitto’’ in cui la voce degli editori è all’ insegna della massima ipocrisia e nasconde la paralisi e la mancanza di coraggio e di inventiva della loro cultura imprenditoriale. Il guaio è che, in molti casi, gli editori vengono apertamente spalleggiati dal potere politico (pensate ad Hollande in Francia), che continua a preferire il sistema dei contributi a pioggia invece di lanciare nuove politiche di sostegno rivolte soprattutto all’ innovazione.

 

Dietro queste ‘’guerre’’, spiega in sostanza Mantellini, si profila insomma, miseramente, il tentativo degli editori di strappare qualche euro in più per restare a galla un altro po’, mentre continua ad essere rimandato il problema della transizione.

 

D – Come potrebbero i giornali italiani sfruttare l’indicizzazione esterna per porre un freno a una crisi che porta a decisioni come quella recente degli 800 esuberi a Rcs?

 

R – “È un tema complicato con molti aspetti differenti. Intanto il traffico dai motori o dai SN riduce in maniera sensibile la centralità della struttura gerachica della notizia. Se una buona parte dei tuoi lettori raggiunge gli articoli direttamente, saltando la homepage del sito, questa ovviamente perde di importanza, mentre diventano invece centrali i temi di SEO e di analisi del traffico. Tutto questo non è necessariamente una buona notizia per il giornalismo. Inoltre se il contesto economico oggi non consente grandi margini forse l’unica strada sensata è quella di immaginare ambienti protetti rigidamente a pagamento (se si hanno contenuti di valore da offrire ad un pubblico piccolo) o paywall deboli come quello proposto recentemente dal New York Times  se si ha un pubblico più generalista. Di sicuro non è facile, altrettanto certamente non sarà pretendendo soldi da Google che si risolveranno i propri grandi problemi di passaggio dalla carta al digitale”.

 

Un bilancio: quanto mi derubano e quanto traffico mi portano i search come google?

 

“Derubano è una espressione molto usata ma fastidiosa e senza senso. Se un contenuto protetto dal copyright è stato messo in rete liberamente da chi ne possiede i diritti  e viene ripreso altrove su Internet all’interno delle norme previste dal diritto di citazione (quello che con ogni probabilità accade su Google News) non è stato commesso alcun furto. Se si è convinti che si tratti di un furto ci si rivolge ad un tribunale e fino ad oggi, nessuno dei tanti che gridano “Al ladro” lo ha ancora fatto. Quanto alle percentuali di traffico variano molto da sito a sito. I siti web editoriali che hanno implementato legami importanti coi SN hanno oggi un accesso diretto alle proprie pagine non superiore al 30-40% ; il resto arriva dal search dei motori (in grandissima maggioranza da Google) e dai link sui social network”.