2027: è l’ anno in cui dovrebbe estinguersi in Italia il quotidiano su carta, secondo le proiezioni fornite da Futureexploration.net e pubblicate nello studio “Newspaper extinction timelineâ€.
Il primo Paese a subire questa sorte dovrebbero essere gli Stati Uniti nel 2017, poi tutti gli altri, fino a poco oltre il 2040, quando non dovrebbe esistere più l’ informazione a stampa. Per l’ Italia si parla di un niente affatto lontano 2027, 14 anni dunque.
L’ indicazione è contenuta in una tesi di laurea dedicata alla crisi dei giornali in Italia, che pubblichiamo su Lsdi all’ indomani della presentazione dello studio della Fieg sulla drammatica situazione della  “STAMPA IN ITALIA 2010-2012“.
I dati diffusi ieri dalla Fieg:
– nel 2012 le copie di quotidiani vendute sono scese del 6,6% Â
–  negli ultimi cinque anni il calo è del 22%
– più di un milione di persone ha smesso di comprare il giornale
– per la prima volta, nel 2012, diminuiscono anche i lettori
– per il mercato pubblicitario il 2012 è stato il peggior anno degli ultimi 20 anni. Il totale degli investimenti pubblicitari è stato pari a 7,442 miliardi di euro, il 14,3% in meno rispetto all’anno precedente.
Questi dati (qui la sintesi del Rapporto diffuso dalla Fieg) farebbero pensare che siamo sulla buona strada.
Ma la tesi con cui si è laureato in questi giorni alla Sapienza di Roma Giorgio Rea (relatori Vittorio Pandolfi e Pietro Vernese)  abbraccia la tesi di Arianna Huffington, che invita ad ‘’evitare necrologi prematuri’’* e indica invece un futuro di integrazione fra digitale e carta, non più generalista ma  specializzata in segmenti di nicchia.
Il lavoro raccoglie una vasta serie di dati e indicazioni sulla crisi del sistema dei quotidiani in Italia, sullo sfondo della crisi più generale della carta nel mondo occidentale, e chiarisce in maniera analitica il contesto, le radici e le peculiarietà del modo con cui questa crisi si è sviluppata nel nostro paese.
Ed è quindi uno strumento utile per chi volesse approfondire la portata dei dati diffusi ieri.
Il lavoro presenta anche un forte richiamo al ruolo che gli editori dovrebbero essere chiamati a svolgere, soprattutto in questo momento di passaggio verso il nuovo sistema dell’ informazione giornalistica.
Qualunque sarà il futuro – osserva Giorgio Rea** –  la necessità di informazione, oggi più che mai sentita dal cittadino, ha bisogno della mediazione giornalistica, di quella capacità di riflessione e sintesi che questa professione ha da sempre garantito. Gli editori hanno quindi l’obbligo di risollevare le sorti dell’editoria, ridando a questo settore la giusta importanza. Solo così il giornalismo potrà ricostituirsi come elemento tanto importante per lo sviluppo della società civile.
LA TESI
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* ”Fino a quando la generazione che è cresciuta prima dell’ era di Internet non si sarà estinta, ci sarà un mercato per i quotidiani stampati. E’ qualcosa che abbiamo nel nostro DNA collettivo: sveglia, caffè, sfogliamo una pagina, leggiamo una notizia sfiziosa, e passiamo il quotidiano a chi ci sta a fianco”.