È morto suicida venerdì scorso Aaron Swartz, programmatore, hacker e soprattutto noto attivista a tutela della libertà di cultura online. Aveva 26 anni.
Tra i primi ad annunciarlo, sabato mattina presto, Cory Doctorow su BoingBoing, con un primo ricordo a caldo subito rilanciato da molti sotto l’hashtag #aaronsw.
Una notizia terribile per i tanti variamente impegnati a sostenere la condivisione delle informazioni e la società civile digitale.
L’impegno assunto da Aaron in questi ambiti nasce da giovanissimo: a 14 anni faceva parte del team di programmatori che curò le specifiche dei feed RRS 1.0). È stato poi tra i cofondatori di Reddit (venduto al gruppo Condè Nast alla fine del 2006) e ha contribuito all’avvio della Open Library, catalogo aperto ed editabile su ogni libro mai pubblicato. Lo scorso anno Aaron aveva anche lanciato Demand Progress, promuovendo la campagna contro i progetti di legge USA (SOPA/PIPA) per la censura online, poi bloccati proprio grazie all’opposizione dei netizen, e più in generale come ampio progetto a tutela dei diritti civili online.
Il caso per cui forse Aaron Swartz è divenuto più “famoso” risale all’estate 2011, con l’accusa di aver infiltrato gli archivi dell’MIT scaricando milioni di articoli e pubblicazioni scientifiche coperte da copyright (per lo più dal database del journal accademico JSTOR) e per cui era stato brevemente arrestato e rilasciato su cauzione. Nonostante MIT e JSTOR avessero poi ritirato ogni denuncia nei suoi confronti, le autorità USA decisero di proseguire l’iter giudiziario, accusandolo di felony hacking con pena potenziale fino a 35 anni di galera nel megaprocesso previsto ad aprile. Molti considerano anzi questo un elemento che può averlo spinto al suicidio (oltre alla depressione clinica che lo perseguitava da anni), come chiarisce Lawrence Lessig, ideatore nel 2002 di quelle Creative Commons alla cui ideazione collaborò attivamente lo stesso Aaron:
«[..] Era brillante e simpatico. Un piccolo genio. Un’anima, una coscienza, la fonte di una domanda che mi sono posto milioni di volte: ‘Come la vedrebbe Aaron?’ Oggi questa persona non c’è più, sotto la pressione di quello che una società decente potrebbe chiamare soltanto ‘bullying’. […]  la domanda a cui questo governo deve dare risposta è perché fosse così necessario etichettare un ‘criminale’. […] In qualche modo dobbiamo andare oltre la posizione etica secondo cui ‘Ho ragione io e ti faccio a pezzi’ e che è dominante in quest’epoca. Ciò inizia con una parola: Vergogna. Una parola e un fiume di lacrime».
Online continuano a circolare tributi e ricordi di ogni tipo, tra cui il mesto addio di Ethan Zuckermann, il comunicato ufficiale della famiglia e “l’album dei ricordi” con contributi da ogni fonte.
Il mondo digitale piange la perdita di un giovane di grande ingegno e di un attivista sempre pronto a impegnarsi in prima persona, a tutela della libera circolazione dell’informazione e dei valori della società civile online.
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Aggiornamento: su Webcartografie Luca dello Iacovo fornisce l’ elenco dei principali articoli sulla vicenda e la figura di Swartz.