La tecnica giornalistico-narrativa di The Portraits of Grief, la collezione di storie-necrologi realizzata dai giornalisti del New York Times per l’ 11 settembre, applicata ai fatti del G8 di Genova.
E’ questo ‘’ I ritratti della memoria: 16 voci per raccontare il G8 di Genova’’ la Tesi con cui Margherita Cavallin si è laureata in Comunicazione all’ Università di Padova (relatore il professor Raffaele Fiengo) nell’ ottobre scorso. Â
Ne viene fuori un affresco vitale e tragico di quei terribili giorni del luglio 2001 attraverso le voci di alcuni dei ‘’protagonisti’’ : il giornalista embedded, il militante di Rifondazione, lo studente in viaggio in bici verso l’ Olanda, la madre di una manifestante, che non aveva avuto notizie di sua figlia per giorni, il giovane avvocato di belle speranze, Suor Patrizia, e poi via via gli altri. Fino ai poliziotti: un agente, F. P., un ex dirigente della Ps di Imperia e il poliziotto-scrittore Riccardo Gazzaniga, vincitore del Premio Calvino con il suo romanzo, A viso coperto.
L’ obbiettivo – racconta Margherita Cavallin in questa introduzione/presentazione al suo lavoro che pubblichiamo qui insieme al testo integrale della tesi – era ‘’combinare l’ oggettività propria del metodo giornalistico con il pathos delle storie raccontate’’.
Raccontare il G8 in un’ottica nuova: narrare quanto accaduto attraverso le parole degli stessi protagonisti, dando loro il compito di spingere il lettore a riflettere su quanto accaduto in quei giorni di Luglio a Genova.
 I ritratti della memoria: 16 voci per raccontare il G8 di Genova
di Margherita Cavallin*
Dodici anni fa, nel Luglio 2001, l’Italia venne scossa dalle immagini del G8 di Genova.
Un summit che fece discutere non solo per gli scontri in piazza, ma anche per quello che avvenne dopo: il blitz alla scuola Diaz e le violenze di Bolzaneto.
Questa tesi nasce prendendo ispirazione dal lavoro The Portraits of Grief- I ritratti del dolore, la collezione di necrologi, realizzata dai giornalisti del New York Times, per commemorare le vittime dell’11 Settembre.
Il concetto di fondo è quello di riprendere lo stesso tipo di linguaggio giornalistico, raccontare una storia attraverso il ritratto per l’appunto, per riflettere su quanto accaduto durante il vertice.
Ogni storia è diversa dall’altra, così come lo sono i motivi che hanno spinto queste persone a partire per Genova.
Ma c’è una cosa che li accomuna: la consapevolezza di aver vissuto un evento più grande di loro e il dover affrontare le conseguenze che questa esperienza ha loro lasciato.
Queste vicende, nel loro insieme, forniscono un affresco  variegato di quello che è stato, e che è ancora oggi, il G8.
Il lavoro si avvale inoltre del contributo di più esponenti del Corpo della Polizia: il resoconto di un agente che ha vissuto gli scontri di piazza, l’opinione dell’ex Capo della Polizia di Stato di Imperia, Orlando Botti e infine le riflessioni del poliziotto-scrittore Riccardo Gazzaniga, vincitore del Premio Calvino con il suo romanzo, A viso coperto.
Le testimonianze sono state raccolte in modi diversi: alcune tramite interviste, altre sono state ricavate da libri scritti dagli stessi protagonisti, per altre ancora, invece, si è ricorso all’utilizzo della posta elettronica.
A tutti è stato chiesto di raccontare i motivi che li hanno portati al G8 e cosa sia rimasto in loro dell’esperienza che hanno vissuto.
Tutti gli scritti sono stati poi rielaborati in terza persona, inserendo anche qualche stralcio di narrazione attraverso la tecnica del discorso diretto; si è così cercato di mantenere una certa lucidità e una coerenza rispetto al modello di narrazione utilizzato, seppur facendo trasparire la forte componente emotiva che caratterizza questi racconti.
Quindi si può constatare che il modello è stato interpretato in maniera diversa rispetto all’originale: mentre nel caso del  New York Times i ritratti sono nati dal bisogno di narrazione di un dolore collettivo, in questa tesi invece la narrazione da parte dei protagonisti scaturisce dalla dimensione della memoria e del ricordo.
In ogni caso si può affermare che l’utilizzo di questo modello rappresenta uno strumento che nasce con l’idea di combinare l’oggettività propria del metodo giornalistico con il pathos delle storie raccontate.
Punto fondamentale del lavoro è quindi quello di raccontare il G8 in un’ottica nuova: narrare quanto accaduto attraverso le parole degli stessi protagonisti, dando loro il compito di spingere il lettore a riflettere su quanto accaduto in quei giorni di Luglio a Genova.
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 Qui il testo completo della Tesi
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* Margherita Cavallin ha 22 anni, è di Padova, ma vive a Noale, in provincia di Venezia.
Ha conseguito la maturità al Liceo Scientifico Ettore Majorana di Mirano nel 2010.
Lettrice onnivora, non esce mai senza un libro nella borsa. I suoi tre libri preferiti: Il Gattopardo, Orgoglio e pregiudizio e Sulla Strada.
La sua aspirazione più grande è diventare una giornalista, in particolare una corrispondente dall’ estero, come il suo mito: Oriana Fallaci.