E’ un dato che fa pensare, osserva Tesi. E suscita parecchie domande. La prima: quanti si nascondono? La seconda: perchè? La terza: perchè molti simulano? La quarta: che fare?
Spiega Tesi:
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E’ vero, i paletti (qui) fissati per l’ammissibilità erano volutamente stretti. Ed è anche vero che si trattava di un censimento alla buona, durato un tempo molto breve nonchè divulgato con mezzi caserecci e asistematici (principalmente FB e blog), quindi era estremamente improbabile raggiungere un’audience vasta abbastanza da garantire un numero serio di ritorni. E’ vero pure che i freelance sono tendenzialmente solitari, distratti, cinici e un po’ menefreghisti.
Eppure resto convinto che non sia questa la vera ragione del bassissimo numero di adesioni. Se dei circa 2mila sedicenti freelance italiani potenzialmente contattati solo in 57 hanno ritenuto di essere nelle condizioni formali e nell’interesse di rispondere, i motivi sono anche altri, più profondi e, diciamolo, pure più ambigui.
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Tesi elenca varie ragioni, concludendo:
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la massa critica dei freelance propriamente detti si è, nell’ultimo quinquennio, drasticamente ridotta per l’effetto congiunto della crisi economica, la contrazione dei compensi, la chiusura delle testate, l’aumento dell’età media, la pressione fiscale e in generale l’aumento insopportabile dei costi, il progressivo slittamento di molti nel semiprofessionismo o in professioni contigue al giornalismo.
Eppure, dalle parole che ho scambiato con parecchi di quelli che hanno aderito, sono ancora riuscito a percepire un soffio di orgoglio, o forse di testardaggine, nella possibilità di resistere.
Come Tesi si augura, se ne parlerà sicuramente al Festival del Giornalismo di Perugia, in occasione del  “SurvivalCamp, il barcamp della sopravvivenza dei giornalisti“, uno dei due barcamp promossi proprio da Lsdi e in programma la mattina del 24 aprile.
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