E’ la conclusione a cui giunge Pier Luca Santoro dopo aver analizzato con l’ occhio dell’ osservatore distaccato (esperto di marketing, imprenditore, ex giornalaio, studioso di media, ma non iscritto all’ Ordine) alcuni dei dati dello Studio realizzato da Astra Ricerche per il Consiglio nazionale dell’ Odg.
La ricerca è stata presentata il 7 febbraio in occasione dei 50 anni della legge istitutiva dell’ Ordine (Ne abbiamo già parlato qui, riportando i link alle sintesi complete della ricerca).
Sul Giornalaio, il suo blog, Santoro sottolinea fra l’ altro come, a parere di gran parte della stessa categoria, in Italia il lavoro giornalistico non sia messo in grado di rispettare adeguati standard etico-deontologici.
Lo conferma, spiega, la valutazione dell’ etica relativamente ai diversi media – espressa tramite voto da 1/minimo a 10/massimo – secondo la quale solo la radio ottiene un voto medio di sufficienza [6.2] mentre i periodici specializzati arrivano a 5.7, i quotidiani a 5.4, Internet a 5.3, i periodici non specializzati a 5.1, la televisione pubblica a 4.8, la televisione privata a 4.1.
Colpisce, osserva poi, la differenza, in molti casi davvero significativa, tra le persone, i lettori, ed i giornalisti relativamente a quali siano le azioni necessarie per accrescere l’ etica.
L’ opinione di cosa sia necessario fare è davvero molto diversa. Un possibile indicatore della attuale distanza tra pubblico, tra “clienti†[i lettori] ed “i fornitori†[i giornalisti].
Una distanza che si aggrava pesantemente per quanto riguarda l’ importanza delle diverse caratteristiche dell’ informazione, delle notizie. Da parte dei giornalisti viene attribuita una forte rilevanza alla comodità di fruizione delle notizie, con il 76,2% dei rispondenti che ritiene molto o abbastanza importante che le notizie siano facili da trovare, veloci da trovare e comode da leggere e, per contrasto, nel 51,8%  dei casi ritiene che sia poco o per niente importante che siano vere, verificate, serie ed affidabili, aspetto quest’ultimo che, giustamente, è invece rilevante per il 75,7% della popolazione.
Anche sul livello di approfondimento delle notizie, sulla loro affidabilità e, significativamente, sul rispetto della dignità delle persone – segnala il Giornalaio – la divergenza di opinioni non è trascurabile, come illustra una delle due tabelle di sintesi dei risultati sul tema riportata qui sotto. La tavola sinottica degli indici – slide 55 – mostra come solo per il 12,3% dei giornalisti sia molto importante l’ utilità dell’informazione fornita; percentuale che scende al 10,8% per quanto riguarda l’ approfondimento.
Sono tutti aspetti pericolosamente preoccupanti, credo davvero, sulla deriva dei professionisti dell’informazione, aggiunge Santoro.
Sono aspetti che vengono confermati nell’analisi del profilo d’ immagine dei diversi media. In particolare per quanto riguarda Internet e l’ informazione online, giudicata molto o abbastanza in crescita dal 95% dei rispondenti, emerge forte concentrazione sul contenitore e sul modo di porgere e scarsa importanza del contenuto. Non sorprende che dunque, di riflesso, solo il 37,1% del campione ritenga che nei prossimi cinque anni sempre più italiani saranno disposti a pagare per avere su Internet notizie e commenti di qualità o comunque da loro desiderati – vd slide 122 -.
Distanza che è confermata dal profilo ideale dei diversi media che era emerso dall’ indagine “Ping pong tra carta e reteâ€, realizzata sempre da Astra Ricerche, a metà ottobre 2012.
E’ davvero necessario sovvertire, urgentemente, l’ordine [dei giornalisti], conclude Santoro.
E con esso la cultura del giornalismo italiano, aggiungiamo noi.