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Stampa locale on line: in Francia grande fermento, tra miti, speranze e delusioni

In contrapposizione al conformismo e alle connivenze col potere di molta stampa locale, una serie di pure player spuntano un po’ ovunque nella provincia francese. I modelli economici sono diversi, più o meno efficaci, ma comune è la voglia di fare giornalismo diversamente, seguendo l’ esempio dei campioni nazionali Rue89 e Mediapart.

 

Un piccolo e interessante voyage en province

 

 

di Andrea Paracchini

 

In Francia la stampa quotidiana regionale (presse quotidienne régionale o PQR) rappresenta un universo di 66 titoli, venduti in sei milioni di copie al giorno e letti da quasi venti milioni di francesi. Cifre importanti, specie se comparate a quelle dell’esangue stampa “nazionale” – in realtà letta quasi esclusivamente a Parigi.

Cifre che però non devono nascondere le difficoltà in cui versa la stampa locale, in balia di grandi ristrutturazioni (vedi la crisi del gruppo Hersant-Médias a fine 2012) e vittima del calo congiunto di raccolta pubblicitaria e lettori. Vecchia, conservatrice, tenera – quando non collusa – con il potere (gruppi bancari o industriali), la stampa locale fatica in particolare ad attirare i giovani. E’ in questo contesto che da un paio d’anni emerge oltralpe una nuova schiera di agguerriti media on line locali.

 

Dijonscope, il precursore

 

Siamo nel settembre 2009 quando, a Digione, capitale della Borgogna, nasce Dijonscope, emblematico, con la sua storia burrascosa, delle difficoltà a cui va incontro chi decide di fare stampa indipendente on line. La sua giovane creatrice, Sabine Torres, decide di investire i suoi risparmi e un prestito di 20.000 euro in un sito d’ informazione gratuito finanziato attraverso la pubblicità.

 

‘’La carta costava spaventosamente caro’’, spiegava all’ epoca. Quanto alla pubblicità: “Non ho avuto il coraggio di farne a meno. Tutti i siti di informazione erano gratuiti e mi dicevo: ‘Cos’hai in più rispetto a Rue89 per chiedere dei soldi alla gente?’”.

 

Grazie a quattro giornalisti professionisti assunti a tempo pieno, tre collaboratori e due corrispondenti, Dijonscope riesce a ritagliarsi il suo posto nel panorama locale. Su un bacino di 300.000 abitanti, il sito arriva rapidamente ad attirare un’ audience di 85.000 visitatori unici, 125.000 visite al mese, con 7.000 abbonati alla newsletter. E’ così che, due anni dopo la creazione, il passivo, 60.000 euro a fine 2010, era già sceso a soli 15.000.

 

Ma Sabine Torres non è soddisfatta, l’ impressione è di stare cadendo vittima dello stesso ingranaggio che sta consumando la stampa cartacea. Nel novembre 2011, Dijonscope mette allora alla porta gli inserzionisti e passa ad una formula ad abbonamento a cinque euro al mese, primo fra i pure players locali francesi a tentare questa formula.

 

“Avevamo sempre più pressioni da parte degli inserzionisti, in particolare le istituzioni, che prendevano male certi articoli. Adesso è il momento di andare fin in fondo e di ricordare ai lettori che l’ informazione indipendente ha un prezzo. E non è chissà cosa, nemmeno il costo di una birra al mese, 20 centesimi al giorno.”

 

Scommessa rischiosa quella di rinunciare ai 10-15.000 euro che la pubblicità portava ogni anno, nella convinzione che i lettori – 30-50enni con alto livello di studi – avrebbero premiato la sua offerta di informazione. Scommessa persa. Le visite praticamente si dimezzano nel giro di poco ma quel che è peggio è che la maggior parte dei visitatori si accontenta di leggere titoli e non accede agli articoli!

 

A fine 2012, solo 2.500 persone hanno sottoscritto un abbonamento, di cui solo 1.000 quello annuale, e il sito finisce in amministrazione controllata.

 

“Non è un fallimento. Mediapart ci ha messo tre anni per raggiungere il suo obbiettivo in termini di abbonamenti.”

 

Per ripartire – e trovare i 3.500 abbonati annuali che le permetterebbero di stare a galla – la Torres punta su un contenuto redazionale rinforzato e più dinamico con una lettura adatta a smartphones e tablet. Per incoraggiare l’ interattività, i lettori saranno invitati ad inviare i loro contributi e potranno partecipare ad eventi “reali” organizzati dal giornale. E per trattenerli, saranno introdotti abbonamenti a “tacita riconduzione” (un’ usanza piuttosto diffusa in Francia, anche nella stampa cartacea).

 

Il capitale, oggi ridotto a 10.000 euro, dovrebbe raggiungere i 400.000 euro grazie alla partecipazione di investitori esterni: “Potrebbero essere dei media nazionali o degli industriali borgognoni”. Solo il tempo dirà se questa è la ricetta giusta per conciliare indipendenza e risultati.

 

 

Marsactu, la webtv fa la differenza

 

Marsactu, il più importante media on line della seconda città di Francia, Marsiglia, è nato nel gennaio 2010 dall’ iniziativa di Pierre Boucaud, un passato alla testa di una rete tv privata locale. Davide contro Golia, quello che all’ inizio era poco più di un semplice blog ha osato l’assalto a La Provence, il potente quotidiano regionale che conta su un sito da un milione di visitatori. Con una strategia apparentemente suicida ha puntato sul pubblico metropolitano e rinunciato volontariamente a parlare di cronaca nera e…dell’Olympique Marseille, la più popolare squadra di calcio del paese.

 

“Nel digitale rivolgersi a tutti è un errore. Noi privilegiamo l’analisi su argomenti essenzialmente politici e sociali che riguardano la città e la democrazia locale. Cerchiamo di fare quello che gli altri non fanno.”

 

In una città dove ormai da anni destra e sinistra si spartiscono le sfere di influenza (alla prima la città, alla seconda la provincia), questo posizionamento risolutamente indipendente ha premiato in termini di pubblico. La decina di articoli quotidiani prodotti dai sei giornalisti a tempo pieno della redazione sono letti da 150.000 visitatori unici al mese. Più complicata la situazione economica. Il sito vivacchia grazie alla pubblicità: 100.000 euro nel 2012, di cui il 60% incassati grazie a “talk” tematici settimanali. Cinquanta puntate annuali, ognuna delle quali è venduta ad inserzionisti come la banca Caisse d’Epargne per le trasmissioni economiche o McDonald per quelle che trattano dei quartieri.

 

Per realizzare l’obbiettivo di 350.000 euro di fatturato e raggiungere l’equilibrio di bilancio, la società editrice ha aperto il capitale al cofondatore di un’agenzia di comunicazione multimediale e liberato così 60.000 euro per assunzioni, una nuova veste al sito e uno studio televisivo digitale, situato nel cuore del suggestivo vecchio porto di Marsiglia.

 

 

Reu89 scopre la provincia

 

Con Rue 89 Lyon e Rue89 Strasbourg, il primo e più famoso pure player francese ha cercato di liberarsi dalla patina snob di media “parigino” (uno dei rimproveri più frequentemente espresso nei commenti ai suoi articoli).

 

Un anno dopo il lancio rispettivo a novembre 2011 e febbraio 2012, le due testate affiliate hanno trovato il loro ritmo con 110.000 e 140.000 visitatori unici al mese.

 

“Ci siamo ispirati al modello economico di Rue89. Un nome che è al tempo stesso un traino per ottenere degli inserzionisti e anche un marchio giornalistico”, spiega Pierre France, redattore capo del pure player alsaziano che si finanzia all’ 85% grazie alla pubblicità. Il resto, secondo il modello rodato dal sito “madre”, viene dalla creazione di siti internet e dalle formazioni ai nuovi media.

 

Rue 89 Lyon ha inoltre sperimentato con successo la creazione di video promozionali e artistici. Quanto basta per pagare regolarmente lo stipendio dei cinque fondatori.

 

La “raccomandazione” che aiuta…

 

Sulla base del suo successo nazionale e locale, Rue89 è diventata un punto di riferimento per quanti vogliono lanciarsi nell’informazione on line. Seguire le loro formazioni e legare un accordo col pure player parigino offre per giunta il diritto di esibire il “marchio” della prestigiosa testata sul proprio sito. Un’ opportunità che i normanni di Grand-Rouen.com e i tolosani di Carredinfo.fr non si sono lasciati scappare.

 

Entrambi hanno già più di un anno di vita e seguono più o meno fedelmente il modello Rue89, anche se il primo punta molto sui contributi gratuiti dei lettori. In entrambi i casi i mezzi sono pochi, basti pensare che B2X Editions, editore di Carré d’Info, ha un capitale di soli 6.000 euro.

 

Rue89 non è tuttavia il solo modello esistente, e nemmeno il solo a prestarsi a fare da padrino agli emergenti.

 

Mediapart, l’altra star del giornalismo web francese, ha pure lui un piccolo vivaio di cui fanno parte i già citati Dijonscope e Marsactu ma soprattutto il giovanissimo Le Télescope di Amiens. Giovanissimo perché in linea da settembre 2012 e anche perché a crearlo sono quattro neo diplomati della scuola di giornalismo di Lille. Decisi a sconvolgere il conformismo della stampa locale, i quattro hanno però applicato alla lettera la formula del maestro Mediapart: niente pubblicità, abbonamento a 4,99 euro al mese con offerta promozionale “un mese a 99 centesimi”.

 

Il direttore Fabien Dorémus spiega:

 

“La pubblicità ci creava un problema di indipendenza a livello locale, L’abbonamento è un contratto con i lettori: lasciateci il tempo di scrivere per avere qualcosa di interessante da leggere.”

 

E Mediapart sta al gioco: dall’inizio dell’avventura, il sito nazionale ha ripreso una ventina di articoli di questa piccola cooperativa (uno statuto piuttosto inabituale fra i media francesi). Una gran bella pubblicità.

 

Fibrillazione creativa

 

Il 2013 è cominciato all’insegna dei nuovi progetti. Il 21 gennaio, il giornalista Daniel Bordur, ventitre anni nella redazione del quotidiano L’EstRépublicain ha lanciato Factuel.info, un sito consacrato all’informazione della Franca-Contea. Pur senza legame diretto con Mediapart, il sito segue lo stesso modello con un abbonamento a 7 euro al mese per un obiettivo in capo a due anni di 2.500 abbonati.

 

A settembre dell’ anno prossimo, anche Bordeaux dovrebbe avere il suo sito di informazione locale. Due studenti ventunenni lavorano a MyCityNews, una “piattaforma Web di informazioni d’ attualità geolocalizzate” con un modello paywall. Il sito, parte di un progetto più ampio che comprende anche altre due piattaforme, doveva partire a marzo ma i creatori sono riusciti a mettere insieme solo 15.000 dei 30.000 euro necessari.

  

Nel corso dell’estate 2013 dovrebbe infine partire Infodujour, un sito nazionale di informazione generale con 22 redazioni regionali, ognuna dotata di due giornalisti.

 

Il progetto, portato avanti dal giornalista Denis Robert, è in gestazione già da circa un annetto ma restano da trovare buona parte dei sei milioni di euro necessari a partire. Intanto, a inizio gennaio, il fondatore ha lanciato un’offerta di impiego rivolta ai giornalisti interessati ottenendo in risposta… 300 CV in meno di 24 ore!

 

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