Un modello centrato su forti personalità giornalistiche alla base del nuovo progetto Omidyar-Greenwald
Dopo Jeff Bezos, che con 250 milioni di dollari ha rilevato il Washington Post, un altro miliardario entra in campo in quella che Ryan Chittum, sulla Columbia Journalism Revue chiama la saga dei ‘’miliardari che salvano i giornali dal collasso’’. E’ Pierre Omidyar, fondatore di eBay, che ha annunciato la nascita di un progetto editoriale incentrato sui new media in collaborazione con Glenn Greenwald, il giornalista che si è occupato dello scandalo intercettazioni Usa, e si è detto pronto a investire 250 milioni dollari nella nuova impresa.
Greenwald, autore di una serie di inchieste basate sulle rivelazioni dell’ex collaboratore della U.S. National Security Agency (Nsa), Edward Snowden, ha annunciato martedì scorso il suo addio al Guardian per questa avventura, definendola  “un’opportunità giornalistica da sogno che capita una volta nella vitaâ€, senza svelare ulteriori dettagli.
Anche se il nome della nuova iniziativa è ancora segreto, Chittum riesce però a delineare con una certa approssimazione il progetto di Omidyar-Greenwald, basandosi soprattutto sulle indicazioni che vengono da Jay Rosen, che ha parlato a lungo con il miliardario di eBay.
Rosen, spiega Chittum, anticipa che l’ iniziativa si baserà su una sorta di modello di forte ‘’franchise giornalistico individuale’’. La redazione dovrebbe basarsi infatti ‘’sul contributo di singoli giornalisti che hanno una loro reputazione, una profonda competenza nel loro settore, dei punti di vista chiari, uno spirito indipendente e da outsider, un forte seguito online e il proprio, specifico modo di lavorare. L’ idea è quella di attirare queste persone verso la testata in progettazione, oppure trovare giovani giornalisti in grado di operare in quel modo e poi sostenerli e farli crescere per bene nel loro lavoro’’.
‘’Non si tratta solo di un’ altra startup’’, afferma Chittum sulla CJR. ‘’Ciò che rende la cosa straordinaria è la combinazione di giornalismo investigativo, realizzato da giornalisti dissidenti, diciamo così, come Glenn Greenwald , Laura Poitras , e Jeremy Scahill, e la fortuna gigantesca di uno dei maggiori miliardari internet’’.
‘’Il problema con la nuova era dei miliardari che salvano i giornali dal collasso – osserva con un pizzico di ironia l’ esperto della CJR –  è sempre stato che ai miliardari non piace il tipo di giornalismo antiautoritario che mette in dubbio lo status quo. I miliardari tendono ad avere le mani in ogni pasta: hanno amici potenti che non vogliono avere fastidi e interessi economici a cui preferiscono non si guardi troppo. Il Modo Con Cui Vanno Le Cose forse non funziona per molti di noi ma non è poi tanto male se sei un miliardario americano .
Assumendo Greenwald & Co. – continua Chittum -, Omidyar invece sta dicendo pubblicamente che lui è un miliardario che fa eccezione’’.
Sarà affascinante vedere come Omidyar e Greenwald imposteranno il modello di business per la loro nuova impresa, che è totalmente libera da vincoli preesistenti. Omidyar ha detto a Rosen che il sito sarà una azienda vera e propria piuttosto che un sito senza scopo di lucro , ma che ” tutti i proventi … saranno reinvestiti nel giornalismo”. Insomma, una sorta di ‘’quasi- non profit’’: in grado di vendere pubblicità e agire come una casa editrice , ma pagando poco o niente tasse.
Omidyar ha finanziato un’ altra startup giornalistica negli anni scorsi, l’ Honolulu Civil Beat, nel 2010. Il sito aveva un paywall di 20 dollari al mese che si è poi trasformato in un ‘’abbonamento’’ da 10 dollari al mese: e ora si definisce ‘’giornalismo sostenuto dagli abbonamenti’’ e non accetta pubblicità .
La nuova società avrà un modello sicuramente più ambizioso.
Come dice Rosen:
    Omidyar crede che se il giornalismo investigativo indipendente e feroce non viene portato all’ attenzione del grande pubblico, non potrà mai avere l’ effetto di creare effettivamente un controllo sul potere. Pertanto la nuova entità – hanno già un nome per la testata ma non vogliono ancora renderlo noto, per cui per ora mi limiterò a chiamarla NewCo – dovrà servire l’ interesse di tutti i tipi di uitenti dell’ informazione. Non potrà essere un prodotto di nicchia. Dovrà coprire sport, economia, intrattenimento, tecnologia: tutto quello che vogliono gli utenti.
Al centro della NewCo ci sarà un progetto per costruire una grande redazione. Dovrebbe assomigliare a quello che recentemente ho definito “il modello di franchising personale” giornalistico. Si inizia quindi con singoli giornalisti che hanno una loro reputazione, una profonda competenza nel loro settore, dei punti di vista chiari, uno spirito indipendente e da outsider, un forte seguito online e il proprio, specifico modo di lavorare. L’ idea è quella di attirare queste persone verso NewCo , oppure trovare giovani giornalisti in grado di operare in quel modo e poi sostenerli per bene nel loro lavoro.