Anche Andreessen ha commesso degli errori (secondo Filloux)
L’ effetto scala che funziona con Google Maps o WhatsApp non funziona allo stesso modo per la nozione di ‘’rilevanza di un’ informazione’’, che può essere connessa a questioni di linguaggio, prossimità e cultura. E poi c’ è una sovrastima della frammentazione del mercato disponibile dell’ informazione.
Sono alcuni degli errori che, secondo François Filloux, commette Marc Andressen nel suo ’’ditirambo’’ sul futuro dell’ informazione giornalistica, che comunque il giornalista francese trova ‘’spiritoso e pieno di ritmo’’ anche se fortemente Usa-centrico o, meglio, anglofono-centrico e per certi versi ‘’pericolosamente semplicistico’’.
Il ‘’ditirambo’’ del famoso venture capitalist americano  è stato al centro in questi giorni di un grande interesse, alimentato soprattutto dal tono fortemente ottimistico sul futuro dell’ industria giornalistica, su cui invece molti osservatori in questi ultimi tempi hanno cominciato a nutrire un certo scetticismo.
Andreessen invece osserva con entusiasmo:
La dimensione del mercato si sta enormemente espandendo: molte più persone consumano notizie ora rispetto a10 o 20 anni fa. E molte più ancora lo faranno nei prossimi 10 o 20 anni. La quantità è in marcia, e questo è un grande, grande affare.
 In questo momento tutti sono ossessionati dal calo dei prezzi, ma in ultima analisi, la dinamica più importante è quella (dell’) aumento del volume. Ecco perché: il destino è segnato dalla dimensione del mercato. La grande opportunità per l’ industria giornalistica nei prossimi 10 anni sarà l’ aumento delle dimensioni dei suoi mercati x100 e il calo dei prezzi x10. Diventerà più ampia e molto più importante in tutto il processo.
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Ma come sempre il diavolo si nasconde nei particolari, ribatte Filloux nella sua ultima Monday Note.
Andreessen, ad esempio, mischia global reach (quantità di soggetti raggiungibili) con monetizable audience (audience monetizzabile): è chiaro che un numero crescente di persone avranno accesso all’ informazione (anche se forse non i 5 miliardi di utenti con cellulare che lui menziona), ma la porzione di quelli che riusciranno a generare un ARPU (ricavo medio per unità ) misurabile sarà probabilmente molto piccola.
Inoltre – aggiunge il giornalista francese – l’ enorme mercato globalizzato di lingua inglese non garantisce il successo finanziario. Il Guardian ne è un esempio. Il giornale gestisce uno dei più sofisticati sistemi giornalistici digitali del mondo, ma è in piena emorragia economica. Infatti raccoglie ricavi da pubblicità digitali per soli 60 milioni di dollari l’ anno – mentre un qualsiasi aggregatore di gattini e di listicle (tipo ‘’le 10 cose che…). Il giornalismo è diventato quasi impossibile da monetizzare di per sé.
E, secondo Filloux, Andreessen sottostima anche il costo del buon giornalismo quando afferma:
 “il budget totale di spesa per il giornalismo investigativo è basso: circa una decina di milioni di dollari annualmente’’.
Il fatto è che il giornalismo è intrinsecamente costoso, perché laborioso e imprevedibile: una inchiesta può richiedere mesi, e non portare a nulla; la spesa giornalistica può essere grande, e rafforzare la reputazione delle testate,  ma con un impatto zero sul lato delle entrate (e non sono identificabili eventuali guadagni in termini di abbonamenti o pubblicità ). Lo stesso vale per una copertura ambiziosa di persone o eventi. Nessuno ha mai tradotto un Premio Pulitzer in dollari sonanti.
Quanto alla filantropia, Filloux commenta: dire che il giornalismo investigativo o di interesse pubblico potrebbe/dovrebbe basarsi sulla filantropia è lo stesso che ammettere che esso è economicamente insostenibile. Per fortuna, la società americana ha prodotto decine di filantropi liberi da ogni agenda (politica, ideologica, religiosa) – come la Slander Foundation con ProPublica. Ma non è il caso della Francia – dice Filloux – per non parlare della Russia e molti altri paesi. Fra cui l’ Italia, diciamo noi.
Filloux sostiene però di essere d’ accordo con molte parti della visione di Marc Andreessen. Ad esempio sul fatto che un’ azienda giornalistica ‘’deve essere gestita come un business”, deve cioè puntare alla redditività , che ne garantisce l’ indipendenza (da ogni agente economico: gli azionisti, gli inserzionisti, i politici, ecc.). Questo ci porta al problema delle dimensioni e della forma di un moderno stabilimento di produzione di informazione giornalistica.
Abbiamo a che fare con una realtà spiacevole – spiega il giornalista francese -: il buon giornalismo non è più sostenibile come attività autonoma. Ma – e questa è la buona notizia – esso rimane il nucleo migliore e imprescindibile attorno a cui sviluppare molteplici attività (The News Media Revenue Matrix). Non è possibile sviluppare servizi, convegni, libri, ecc intorno ad un’ asset giornalistico di scarso valore. D’ altra parte, tale attività deve essere drasticamente razionalizzata: in molti casi, meno persone, meglio pagate e con mezzi sufficienti per fare il loro lavoro (non mandare la gente in giro perché il budget viaggi è stato tagliato significa perdere su tre fronti: credibilità del brand, autostima della squadra, qualità del prodotto).
Purtroppo, come ha notato Andreessen, ci sono molti ostacoli da superare. In realtà , la maggior parte delle aziende giornalistiche esistenti – conclude Filloux – non hanno capito bene la profondità della trasformazione necessaria per sopravvivere e prosperare. E non capiscono neanche l’ urgenza di impostare questa massiccia revisione stando in movimento. Queste mosse richiedono forza, forte leadership, creatività , un nuovo approccio, una fiducia incrollabile e una visione sistemica – tutte cose che scarseggiano nei media tradizionali. Si noti che quando Marc Andreessen si vanta di investire in imprese giornalistiche (per esempio Business Inside) sono tutte aziende digitali native e non hanno nessuno dei pesi dei media tradizionali. Il suo entusiasmo sul futuro del giornalismo, insomma, è selettivo e personale.
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Ma cos’altro ha detto Marc Andressen? Â
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Ecco alcuni passaggi del suo ‘’ditirambo’’, come lo chiama Filloux.
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La veritÃ
Il giornalismo è molto cambiato. Prendiamo la questione della verità : nell’ online la possibilità di intervenire sui contenuti già pubblicati quante volte si vuole, senza lasciare tracce, e la velocità del processo di produzione, trasformano la verità da valore in sé a un qualcosa di probabilistico.
Sono molto interessato a vedere come il giornalismo con la G maiscola riuscirà a mantenere la sua reputazione in relazione alla verità e all’ accuratezza nella sfida con i blog e Wikipedia . Per il giornalismo – quello con la G – la posta in gioco sarebbe molto alta se tale reputazione venisse persa.
Ma può essere che tutto il giornalismo vinca. Forse stiamo entrando in una nuova epoca d’ oro del giornalismo e non ce ne siamo ancora resi conto. Possiamo avere il meglio di tutti i mondi, con una precisione che cresce e storie che si avvicinano sempre di più alla verità .
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Il business: sciolti monopoli ed oligopoli
La chiave per le vecchie aziende era il controllo della distribuzione, della diffusione, molto più di quanto chiunque abbia mai voluto ammettere. E’ meraviglioso finché dura , ma straziante quando lo si perde.
La fine del controllo monopolistico non significa che grandi aziende giornalistiche non possano più essere costruite in mercati altamente competitivi. Solo che vengono costruite in maniera diversa rispetto a prima .
Ora, con tutti su Internet, stanno accadendo tre cose contemporaneamente :
1 . La distribuzione da bloccata che era è ora completamente aperta, chiunque può creare e diffondere. Non c’ è nessun vantaggio in danaro per il controllo della distribuzione .
2 . Settori industriali precedentemente separati ora su Internet sono tutti contro tutti. Il quotidiano contro il magazine, contro le trasmissioni tv, contro le tv via cavo, ecc. Tutti sono concorrenti di tutti.
Sia il fattore 1) che quello 2) fanno calare i prezzi.
3 . Nello stesso tempo, la dimensione del mercato è si sta enormemente espandendo: molte più persone consumano notizie ora rispetto a10 o 20 anni fa. E molte più ancora lo faranno nei prossimi 10 o 20 anni. La quantità è in marcia, e questo è un grande, grande affare .
Cresce enormemente il mercato dell’ informazione
In questo momento tutti sono ossessionati dal calo dei prezzi, ma in ultima analisi, la dinamica più importante è quella al punto 3 – l’ aumento del volume. Ecco perché: il destino è segnato dalla dimensione del mercato. La grande opportunità per l’ industria giornalistica nei prossimi 10 anni sarà l’ aumento delle dimensioni dei suoi mercati x100 E il calo dei prezzi x10. Diventerà più ampia e molto più importante in tutto il processo.
Andreessen passa quindi in rassegna le varie fonti di flusso di reddito (pubblicità , abbonamenti, contenuti premium, conferenze ed eventi, cross-media, crowdfunding, bitcoin per i micropagamenti, filantropia) e conclude :
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Su Internet non vi è alcun limite al numero dei punti vendita o delle voci del coro dell’ informazione. Pertanto, la qualità può facilmente coesistere con la merda. Tutti possono prosperare nei rispettivi mercati . E, più c’ è rumore, confusione e merda – più crescono le, e più c’ è bisogno di, guide esperte e brand di qualità . Ricordate: la maggior parte delle grandi imprese non sono imprese grandi. Questo mercato è abbastanza grande per migliaia di imprese, grandi, piccole e medie.
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Crescere veloce con qualità . Le persone e le aziende che stanno facendo bene.
Andreessen fa un elenco di aziende ( in ordine alfabetico).
Ce ne sono molte altre e vi invito ad aggiungerle. Non ogni esperimento funzionerà , e forse anche qualcuna di quelle ho elencato ce la faranno. Non è questo il punto. Gli esperimenti sono necessari per la creazione, e, alla fine, per il successo – in particolare nel campo del giornalismo.
Il futuro delle notizie
Ci sono alcuni elementi ed idee nel campo del giornalismo che probabilmente sono ontroproducenti per la crescita sia giornalismo di qualità e della qualità delle imprese. E ‘ il motivo per cui alcune testate stanno scoprendo quanto sia difficile andare avanti .
Il più ovvio fra questi è la struttura dei costi rimasta gonfia dal tempo del monopolio/oligopolio nel campo dei media. Nessuno pretende che ogni azienda abbia una sede di lusso in un grande edificio, gonfi conti spese e stuoli di segretarie!
I sindacati e le pensioni sono un altro pesante retaggio. Entrambe le cose una volta erano utili, ma ora impongono una rigidità strutturale in un ambiente in rapida evoluzione. Rendono difficile rispondere ad un ambiente finanziario che cambia e a una concorrenza molto più agile. Il modello migliore di incentivazione per i dipendenti è condividere la partecipazione nella società .
Se questi sono i problemi strutturali fondamentali che paralizzano alcune aziende giornalistiche, c’ è anche un altro elemento che ne impedisce il progresso: l’ approccio al modo in cui si crea la notizia. E ‘ il concetto secondo cui l’ “oggettività ” è l’ unico modello da perseguire.
La pratica di raccogliere tutti gli aspetti di un problema e di mantenere una voce editoriale esterna è ancora rilevante per alcuni, ma l’ ampiamento del campo giornalistico include molte varianti di soggettività . Prima della seconda guerra mondiale, la soggettività era stato il modello dominante nell’ industria giornalistica: un sacco di punti di vista in lotta fra loro nel mercato delle idee. Come con le persone e con le opinioni, c’ erano approcci diversi con cui raccontare per iscritto o in tv uno stesso argomento .
La mia opinione è che l’ affermarsi del giornalismo di oggettività nel secondo dopoguerra era stato un prodotto messo a punto dalle strutture delle testate giornalistiche a proprio favore. Introdurre l’ idea di una copertura giornalistica cosiddetta ‘’oggettiva’’ era necessario per scongiurare le accuse degli antitrust e, alla fine, i giornalisti l’ abbracciarono. E così si è radicata.
Ma l’ approccio oggettivo è solo un modo di raccontare storie e di arrivare alla verità . Molte vicende non hanno “due facce “. E poi, presentando un evento o un problema da un certo punto di vista può avere un impatto maggiore e raggiungere un pubblico che altrimenti verrebbe tagliato fuori dalla conversazione.
Le buone notizie
L’ opportunità per la leadership nel campo dell’ editoria giornalistica sembra essere la stessa che c’ è in tutte le imprese. I leader hanno solo bisogno di iniziare a guidare.
Un inizio potrebbe essere quello di abbattere, o almeno modificare la ” muraglia cinese” tra il contenuto e il suo lato economico. Nessun altro settore non- monopolistico lascia i creatori del prodotto al di fuori dei meccanismi di funzionamento del business.
Ci sono dei punti intermedi tra contenuti editoriali “più santi del santo’’ e quelli ” irrimediabilmente contaminati’’. Prestare attenzione al business non significa deformare il racconto. Ma significa un business in crescita. Ci sono molte aziende che bilanciano incentivi e conflitti per tutto il giorno. Queste imprese sono in grado di tenere la linea sulla qualità  e fare grandi prodotti. Il fatto è che non c’è un solo modo, ma ce ne sono molti di modi per raggiungere l’ obbiettivo nel giornalismo.
Tutto ciò richiede però di abbandonare il passato, una cosa che certamente è molto difficile ma necessaria per andare avanti. Le testate oggi stanno spendendo il 90 % dei loro sforzi e delle loro risorse nel gioco di difesa. Stanno proteggendo i vecchi prodotti e modelli di business invece ci andare all’ attacco e realizzare il futuro.
Senza un forte attacco, e lo sguardo al futuro invece che alle spalle, un cattivo risultato è inevitabile nel lungo periodo.
L’approccio migliore è quello di pensare al proprio prodotto al 100 % con orizzonte temporale di lungo termine. E invece si lavora girati all’ indietro e per il presente cercando di capire cosa abbia senso di quello che rimane. Quando, al contrario, dovrebbe essere: ecco quello che abbiamo ora, come facciamo a portarlo avanti?
E’ un esercizio difficile, e un cambiamento di mentalità è ancora più duro. Come abbiamo già visto non tutte le testate scompariranno. E questo è OK . Sarà richiesto un ulteriore consolidamento. Solo negli Stati Uniti ci sono almeno 15 grandi organi di informazione nazionale, più quelli con un mercato internazionale e tutte le testate on-line che stanno venendo fuori. Che significa troppi media giornalistici complessivamente.
La buona notizia è che potranno sopravvivere quelle che hanno il controllo del proprio destino. Le sfide e le opportunità che affrontano queste imprese giornalistiche possono essere ripensate, affrontate e risolte. E’ la stessa cosa che affronta ogni business di successo. Le linee guida e le caratteristiche per vincere sono le stesse.
Sono necessari:
Visione: la differenza tra visione e allucinazioni è che gli altri la visione la possono vedere. E’ fondamentale per articolare un futuro luminoso con chiarezza in modo che tutti possano vedere.
Combattività : Le sfide dure richiedono intraprendenza e pragmatismo. Bisogna stare con i piedi per terra, stando attenti ad ogni dettaglio e a tutte le opportunità che nascono.
Sperimentazione: Non si possono avere tutte le risposte giuste di fronte, ma facendo molti esperimenti cambia la battaglia per trovare la strada giusta da seguire quando si passa dai ragionamenti ai test. Si ottengono dei dati, che portano infine a trovare le risposte giuste .
Adattabilità : Chiedete a voi stessi, preferireste aver ragione o avere successo? Una domanda che deve essere nella vostra testa in primo piano in ogni momento perché i tempi cambiano e noi cambiamo.
Obbiettivi: una volta raggiunta chiarezza dopo aver sperimentato e adattato, allora è il momento di concentrarsi su un numero limitato di obiettivi ultra-chiari. Quando questi sono definiti allora è il momento dell’ all- hands-on-deck, tutti al lavoro!
Differimento della gratificazione: ci vuole uno stomaco forte (e le risorse!) per rifiutare ricompense a breve termine e puntare invece al successo duraturo. Nel giornalismo questo significa rifiutare di partecipare alla corsa verso il basso.
Mentalità imprenditoriale: questo è vero sia per le nuove imprese che per quelle esistenti. E ‘un po’ un mantra. Noi abbiamo un’ azienda. Noi produciamo. Noi controlliamo il nostro futuro. Tocca a noi.
E conclude:
Ricorda, io sono molto fiducioso sul futuro dell’ industria del giornalismo. Ma, come ha detto Tommy Lasorda (un grande campione di baseball, ndr) : “Nessuno ha mai detto che questo fottuto lavoro sarebbe stato fottutamente facile’’. E’ duro, ma può essere fatto, e fatto bene.