Data journalism e iperlocale. A Oakland un sito sulle brutalità della polizia
Mathew Ingram, su Gigaom, racconta un interessante tentativo di utilizzare  dati pubblici per denunciare un grosso problema sociale, la brutalità della polizia di una grossa città della California, coniugando data journalism e giornalismo iperlocale.
Si tratta di  Oakland Police Beat,  un progetto messo a punto dalla testata online Oaklandlocal che,  basandosi su statistiche e documenti processuali disponibili pubblicamente, ha realizzato un database relativo ai comportamenti scorretti e brutali della polizia a Oakland, in California, una metropoli nella zona est della Baia di San Francisco, che ha registrato un alto tasso di episodi molto gravi sul piano della lesione dei diritti civili.
Abraham Hyatt , ex caporedattore a ReadWrite e co-fondatore di Police Beat, descrive il sito come “una inchiesta su uno dei dipartimenti di polizia più controversi del paese”.  Il progetto è stato finanziato da Ethics and Excellence in Journalism Foundation e dal Fund for Investigative Journalism e la sua messa a punto ha richiesto più di 18 mesi di lavoro.
In un post sulla metodologia del progetto, Hyatt  spiega che il sito  ha analizzato 1.368 azioni legali e denunce presentate contro la polizia di Oakland tra il 1990 e il 2013, poi risolte in via extragiudiziale – un set di dati forniti dalla procura di quella città – e ha scoperto che quasi 400 di questi casi riguardavano violazioni dei diritti civili. Per illustrare questi casi il sito ha realizzato una serie di articoli e infografiche interattive che verranno pubblicati due volte la settimana per otto settimane.
Il fondatore di Oaklandlocal, Susan Mernit, che ha lavorato con Yahoo e AOL, dice che il sito aveva deciso di creare il database dopo una serie di incidenti avvenuti durante le proteste di Occupy  e perché il dipartimento di polizia di Oakland “ha da tempo la fama di una struttura piena di disfunzioni e con una grossa storia di abusi, con accuse di corruzione, brutalità e inaffidabilità ’’.
L’ ispirazione, racconta Mernit, sarebbe venuta da  Homicide Watch DC,  un sito che registra e traccia ogni episodio di violenza a Washington.