La piattaforma si fonda su un sistema alla Wikipedia che  permetterà a chiunque di scaricare dichiarazioni da verificare e poi di verificarle con il controllo di utenti certificati per quanto riguarda i contenuti, e alcune altre regole base (ad esempio, che la dichiarazione sia effettivamente verificabile).
Attorno al progetto si sta cominciando a raccogliere una comunità , anche attraverso i social network, in particolare Facebook, dove è stata creata  una pagina.
Le novità principali del progetto sono, appunto, il crowd-checking, vale a dire la possibilità che siano i lettori stessi a sottoporre ad analisi o a segnalare dichiarazioni da verificare, e l’offerta
del sito in sei lingue, il tutto nell’ ottica di raggiungere un pubblico il più ampio possibile e favorirne la partecipazione.
Tra i membri della community – spiega Pietro Curatolo, uno degli animatori del progetto – inviteremo  anche i centri di ricerca ad iscriversi come partner certificati, in modo da tenere alta la qualità delle analisi che pubblichiamo. In Italia, al momento, tra i partner contiamo l’ Istituto per gli Affari Internazionali (IAI).
Siamo partiti da appena tre settimane –aggiunge Curatolo – ma il sito registra già un notevole interesse ed è seguito sui social media (Twitter in particolare) da diversi membri della Commissione Europea, eurodeputati e politici a livello nazionale oltre che da un pubblico crescente.
L’ iniziativa viene presentata oggi pomeriggio a Roma, nella sede della Rappresentanza della Commissione Europea, insieme a Thierry Vissol, consigliere media e comunicazione della Commissione, e Lia Quartapelle, membro della Commissione Affari Esteri alla Camera.
Il progetto è offerto da NumbersEU, un’associazione senza scopo di lucro creata da Pagella Politica (il maggiore sito di fact-checking politico in Italia). Ed è’ reso possibile grazie a un finanziamento della Fondazione Mercator.