Il confronto è al centro di una tesi (che pubblichiamo integralmente) con cui Eleonora De Franceschi si è appena laureata in Comunicazione all’ Università di Padova (relatore il professor Raffaele Fiengo).
Guerra e stampa: notizie dal fronte.
A confronto il massacro di MyLai (1968) e la Battaglia dei Ponti a Nassiriya (2004)
di Eleonora De Franceschi*
Nella notte fra il 5 e il 6 agosto 2004 i militari italiani, impegnati nella difesa dei ponti di Nassiriya, spararono erroneamente contro un’ambulanza che stava trasportando una donna incinta e i suoi famigliari all’ospedale.
Inizialmente stampa e Rai parlarono di un’autobomba fatta esplodere prima che raggiungesse l’avamposto italiano. Comparve un giornalista americano, Micah Garen, che sosteneva che in realtà quella colpita era un’ambulanza e che nell’occasione erano morti quattro civili, tra cui la donna incinta. L’esercito e il governo smentirono categoricamente. I giornali riportarono entrambe le versioni, i telegiornali della Rai dedicarono pochissimo spazio alla vicenda. Rai2 e Rai3 mandarono in onda qualche servizio che ipotizzava che quella colpita fosse un’ambulanza. Nei tg di Rai1 si parlò sempre e solo di autobomba.
Micah Garen, il giornalista americano, venne rapito e, una volta rilasciato, pubblicò un libro in cui rimase fedele alla sua versione dei fatti. Scrisse di aver intervistato l’autista dell’ambulanza che si era salvato e di aver realizzato altre interviste che confermavano l’accaduto; aveva filmato i resti dell’ambulanza e i corpi carbonizzati delle vittime.
Venne aperto un procedimento dal Tribunale Militare di Roma verso due militari accusati di aver sparato contro l’ambulanza e la sentenza del 2007 chiarì definitivamente che quella colpita era proprio un’ambulanza con gli usuali contrassegni e dispositivi luminosi. Specificò, inoltre, che un proiettile aveva colpito il serbatoio di benzina e che la combustione era stata alimentata dalla fuoriuscita di ossigeno da una bombola, che si trovava all’interno del mezzo.
In Italia l’informazione si è basata molto sulle opinioni e poco sui fatti. Ancora oggi sulla vicenda restano ancora molte zone d’ombra e l’opinione pubblica non è mai stata ampiamente documentata su questo episodio. In America quando venne a galla la strage compiuta dai soldati americani a My Lai, dove avevano ucciso fra le 450 e le 500 persone ingiustificatamente, l’informazione, dopo qualche titubanza iniziale, venne data in maniera onesta e dettagliata.
Nel nostro caso si è trattato non di un atto volontario, ma di un errore, per quanto drammatico. Perché non ammetterlo? Perché negare? Il disonore forse non è commettere uno sbaglio, ma non assumersi le responsabilità del caso.
Il FOIA permetterebbe a chiunque fosse interessato, pur senza avere un interesse diretto e concreto, di accedere a documenti relativi a fatti di cronaca o attualità per informarsi, controllare e partecipare. Il diritto attivo e passivo dell’informazione sarebbe così realmente rispettato.
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*Eleonora De Franceschi è nata a Padova il 28 Aprile 1988. Si è laureata a Padova in Comunicazione. Ha lavorato per sei anni come impiegata, dedicandosi anche allo studio. Attualmente in cerca di occupazione nell’ambito della comunicazione. La sua aspirazione è fare la giornalista.