Almeno, questo è il dato contenuto in una notizia pubblicata oggi dal sito del Consiglio nazionale dell’ ordine dei giornalisti che dà conto dei risultati degli  ‘’Stati Generali dei quadri degli ottantamila giornalisti pubblicisti italiani’’.
L’ incontro si è concluso con le seguenti decisioni:
-         impugnare il bando di concorso indetto dalla Rai per l’assunzione di 100 giornalisti, con l’ingiusta e discriminatoria esclusione dei soli pubblicisti
-         Costituire un Osservatorio permanente per ‘’affrontare in modo concreto le specificità professionali dei pubblicisti”.
-         Istituire, ”in accordo con istituzioni universitarie italiane’’, un ‘’percorso professionale che trovi completa legittimazione con l’esame di Stato per i pubblicisti presso le accademie pubbliche”.
Ecco il testo completo della nota:
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Oggi, a Roma, si sono riuniti gli Stati Generali dei quadri degli ottantamila giornalisti pubblicisti italiani, organizzati da Gino Falleri e Ezio Ercole. Alla presenza del Presidente e del Vicepresidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino e Santino Franchina, i rappresentanti del pubblicismo hanno ribadito il loro ruolo centrale di una appartenenza vitale per il giornalismo italiano.
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Si è deciso di istituire un Osservatorio Permanente per affrontare in modo concreto le specificità professionali dei pubblicisti. Inoltre, in accordo con istituzioni universitarie italiane, si è ipotizzato un percorso professionale che trovi completa legittimazione con l’esame di Stato per i pubblicisti presso le accademie pubbliche.
A maggior tutela di una presenza insostituibile per l’informazione italiana, i giornalisti pubblicisti ritengono sia giunto il momento di creare un organismo che rappresenti le peculiarità di una figura professionale che rivendica i propri diritti di uguaglianza.
I pubblicisti, tramite i loro rappresentanti presenti all’incontro, hanno deciso di impugnare nelle competenti sedi giudiziarie il bando di concorso indetto dalla Rai per l’assunzione di 100 giornalisti, con l’ingiusta e discriminatoria esclusione dei soli pubblicisti.