Il titolare della Ime, Maurizio Conte, ha annunciato quasi subito l’annullamento del corso e racconta a LSDI la sua esperienza.
Prima della tragicomica esperienza dell’ ipotizzato corso di formazione dell’IME srl finalizzato al sostenimento della prima prova della selezione di 100 giornalisti RAI la mia conoscenza del mondo del giornalismo era – come è tutt’ ora – molto superficiale e limitata. Ho conosciuto di persona alcuni giornalisti che in passato hanno seguito i corsi IME e alcuni che mi hanno intervistato, soprattutto i primi anni della mia attività , quando si presentava “sul mercato†come una novità assoluta. Successivamente, un po’ a seguito della sciagurata riforma universitaria entrata in vigore nel 2001, un po’ a seguito dell’ introduzione delle c.d. università telematiche nel 2006, la mia attività è scemata fino a chiudere, nel giugno 2011.
Quando ho visto il programma della selezione RAI mi è parso di intravvedere uno spazio per riproporre un corso di formazione efficace, forte dell’esperienza di oltre 22 anni nello svolgimento di corsi di formazione politica con un’ originale formula mista (a distanza e in presenza) che ha consentito a centinaia e centinaia di lavoratori studenti residenti in tutt’ Italia di approfondire la propria preparazione politica-economica e sociale e, al contempo, di laurearsi in Sociologia e/o in Scienze politiche e/o in Scienze giuridiche.
Non avevo fatto i conti, però, con una realtà così drammaticamente mutata da un punto di vista economico. Per me il giornalista professionista era una persona che svolgeva un lavoro affascinante e ben remunerato, curioso, attento, insomma un tuttologo appassionato della vita. Invece, mi sono trovato subito alle prese con attacchi frontali immotivati, recuperando addirittura, e rilanciandole, vecchie non notizie diffuse in Internet, sia da parte di quei giovani professionisti che, in teoria, avrebbero dovuto apprezzare la mia proposta come corsisti, sia da parte di alcuni “mostri sacri†che pensavo avessere altro da fare più che pensare alla mia lettera.
Nonostante abbia espressamente chiarito nella lettera di presentazione che “la nostra iniziativa non ha nulla a che vedere con la RAI, l’ Ordine dei giornalisti etc.â€, sono piovuti gli avvertimenti e le messe in guardia, come se, senza volerlo, avessi gettato una pietra in uno stagno. Rileggo il bando e continuo a non capire cosa c’ entri la cultura generale e l’ attualità con temi squisitamente giuridici come quelli relativi all’ ordinamento dello Stato e alla tutela della privacy.
Comunque l’esperienza mi ha fatto comprendere meglio la situazione dei giornalisti professionisti in Italia. Che non è per niente allegra.