Iperlocale e autonomia, accoppiata vincente
Prima un semplice blog per raccontare fatti e misfatti della provincia (25.000 abitanti), poi una partnership di 30 siti locali e presto un articolato network di 45 spazi d’informazione. Tutto all’insegna dell’ autogestione e dell’iniziativa “dal basso”. Succede nella zona di Ridgefield, tra sobborghi di New York City e il confinante Connecticut, grazie all’ impegno di una ex insegnante elementare, Kerry Anne Ducey, e al suo blog Talk of the Town, lanciato nel 2009 e divenuto subito popolare tra l’audience e gli inserzionisti iperlocali.
La crescita esponenziale dell’attuale partnership online, HamletHub, conferma la vitalità dei network decentralizzato e autonomi pur nell’epoca delle news globali. Lo spiega la stessa Ducey nell’ intervista di StreetFight, sito che segue il “business dell’ iperlocale”, e sintetizzata qui di seguito.
Come avete cominciato e perché quest’espansione continua?
Amo la mia Ridgefield. C’erano così storie ed eventi che non ricevevano adeguata attenzione, perciò ho deciso di mettere su un semplice sito web dove dare spazio alle faccende locali. Il riscontro è stato incredibile…. Con i commercianti locali pronti a pagare per avere una presenza sul sito, si è creata una bella sinergia, e ogni nuovo ‘hub’ che si aggiunge migliora e rafforza quelli già attivi.
Come evitare gli errori editoriali e imprenditoriali di siti quale Patch e altre reti iperlocali vittime di una rapida espansione?
Il nostro modello è diverso, e forse perché siamo molto più piccoli di AOL e il nostro è veramente “un’attivismo di base”, abbiamo spese ridotte e riuscito a creare dinamismo. Quando troviamo una buona idea per aiutare l’intera comunità , partiamo in quarta e la implementiamo molto velocemente.
Se questo tipo di partnership per l’editoria comunitaria funziona nell’area suburbana del Connecticut e di New York, perché non viene replicata altrove in Usa?
Noi operiamo intorno a una comunità reale, e credo ciò possa funzionare dovunque la gente sia coinvolta nel posto in cui vive e vuole renderlo migliore. Anche se i contenuti variano a seconda dei posti diversi, le necessità sono le stesse. La gente vuole sapere quello cosa succede nella zona in cui vive e lavora.
Come funziona il vostro sistema di inserzioni e quale il livello di traffico? Avete dei profitti?
Ben sapendo che i commercianti locali hanno una varietà di scelte a disposizione, noi presentiamo prodotti che raggiungono un target preciso e comunichiamo il messaggio in modo chiaro. Finora siamo riusciti a farlo bene e i nostri sponsor sono contenti, spargendo in giro la voce sui nostri servizi. Complessivamente l’HamletHub riceve moltissime visite, ma anziché misurare il traffico sul sito, metrica sempre poco efficace, preferiamo dati più concreti: l’87% degli inserzionisti iniziali continua a lavorare con noi. L’azienda in sè non è ancora in positivo, ma gli affari di diversi ‘hub’ del network sono in crescita.
Quale la strategia editoriale e la scelta degli eventi da riportare? C’è una linea generale o ciascun ‘hub’ opera come imprenditore editoriale indipendente?
Evitiamo di imporre il giornalismo della ‘HamletHub corporation’, ma scegliamo con attenzione i singoli editor e teniamo regolari riunioni, forum online, etc., in modo da tenerci in stretto contatto e lavorare in modo uniforme. Forniamo anche training e risorse per le “best practices†giornalistiche che abbiamo appreso man mano dai vari ‘hub’, dai lettori e dagli autori.