Precariato, ma gli editori non sono i soli responsabili
La pagina Facebook del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino sta pubblicando in questi giorni delle immagini di scansioni digitali di documenti che riportano i compensi che vari editori propongono, o meglio dire impongono, ai giornalisti collaboratori.
Come non è noto ai cittadini – lettori, ma come sanno tutti i giornalisti, questo esercito di giornalisti è la vera spina dorsale produttiva dei giornali e degli organi di informazione dato che senza di loro non si produrrebbe più della metà dell’informazione in circolo in Italia. Dai documenti esce un mondo del giornalismo sempre più sfruttato e tiranneggiato attraverso forme contrattuali perennemente al ribasso, diverse fra loro come forma e sostanza.
Se scorrete la fotogallery si scopre che si pagano dai 2 ai 5 euro a notizia, le foto possono essere pagate anche 1 euro ciascuna. Per un video siamo intorno ai 12 euro.
Nell’ analisi che accompagna la pagina Facebook dove sono pubblicati i dati raccolti la colpa di questa situazione è attribuita agli editori.
In effetti gli editori sono i tenutari del sistema dello sfruttamento, essendo loro i referenti economici dell’ attività imprenditoriale che si esprime nella produzione dell’ informazione.
Ma occorre essere chiari, non sono gli unici responsabili.
Il sistema inquinato dell’ informazione in Italia è anche fatto da giornalisti che sfruttano altri giornalisti e che per difendere le loro cariche, le loro prebende e spesso la loro incompetenza e le loro compromissioni, non si sognano neanche lontanamente di tutelare o denunciare lo sfruttamento continuo e sistematico, economico ed etico dei loro colleghi collaboratori.
Non solo ma gli stessi Ordini si svegliano solo ora a denunciare una situazione da anni pervasiva. E in molti ordini Regionali prevale ancora l’ omertà su molte situazioni, se non la connivenza con gli editori.
Allo stesso modo il sindacato dei giornalisti, Fnsi e Associazioni regionali di stampa, per troppi anni hanno tutelato e difeso gli interessi dei soli contrattualizzati, dimenticando i free lance, specie professionale scoperta forzosamente solo negli ultimi anni, ma senza capire ancora per bene che un riequilibrio sul piano dei redditi e dei diritti può venire solo attraverso una contrattazione radicalmente diversa.