Lo avverte Thierry Crouzet sul suo (omonimo) blog in un intervento dal titolo “La neutralité du Net, mauvais combat’’.
Si può provare a ristabilirla, ma perché la Rete torni alla sua neutralità originale, o per lo meno vi si avvicini – spiega Crouzet –  bisogna puntare più in alto, a livello legislativo ed etico, non limitandosi a imporre una costrizione tecnica.
Nessuna misura tecnica potrà regolare questo problema perché la tecnica supera senza posa se stessa, è inegualitaria per natura. Niente impedirà a Google di costruire i suoi propri cavi (o di lanciare dei suoi satelliti) e di aggirare i provider, e quindi una eventuale legge sulla neutralità che regoli solo la portata delle ‘condutture’.
Altro che neutralità . I ‘grandi’ hanno accesso a dei protocolli preclusi agli altri – prosegue Crouzet. Gli utenti scaricano già molto più velocemente le pagine di Google che non quelle dei normali blog, ma non a causa di una questione di banda, poco vitale per i siti di attualità . La maggior parte della velocità dipende dalla rapidità della ‘costruzione’ della pagina per l’invio. Più si hanno delle grandi macchine a monte e più un sito è potente. E questa potenza è tanto più necessaria quanto più il web si socializza.
Torna in ballo la questione della libertà . Google ha più libertà tecnica di me, noi non siamo uguali su Internet e introdurre delle corsie veloci non farà altro che accrescere uno squilibrio che è già gigantesco.
D’ altra parte le fast lanes esistono da vari anni. Se voglio più velocità , posso già pagare. Tutti i grossi siti pagano e Google dispone di proprie tecnologie di cache. Â
Anche se tutte le ‘condutture’ sono uguali, alcune inviano l’ informazione con una forte pressione mentre altre le dispensano col contagocce. La neutralità della Rete, molto semplicemente, è qualcosa di inaccessibile.
Il sogno inziale, in cui piccolo e grande erano uguali, è bell’e svanito. Ecco perché certe piattaforme diventano egemoniche. Più centralizzano l’attività , più dispongono di potenza di calcolo e più schiacciano i piccoli attori che assorbono poco a poco oppure seppelliscono nel sottosuolo di Internet. E allora io resto visibile solo per i netizen dotati di buoni occhiali.
Si è creato uno squilibrio pericoloso. Combatterlo proponendo l’ uguaglianza delle ‘condutture’ mi sembra maldestro – insiste l’autore. E’ contemporaneamente tardivo e inefficace. Perché la Rete torni alla sua neutralità originale, o almeno vi si avvicini, bisogna puntare più in alto, a livello legislativo ed etico, non limitandosi a imporre una costrizione tecnica.
Crouzet non manca infine di proporre qualche idea strategica:
1 – L’ effetto winner-take-all (il vincitore piglia tutto) favorisce una ripartizione frattale della potenza sulle reti e quindi fabbrica automaticamente dei giganti. Vogliamo stare sotto il loro dominio? Questa legge naturale è inegualitaria. Deve essere cancellata giuridicamente attraverso delle leggi di tipo antitrust (ecco perché una forma di Stato è necessaria).
2 – Quando le piattaforme utilizzano il lavoro fornito dagli internauti, devono pagarli. Per esempio, Google deve pagare tutte le informazioni indicizzate perché queste lo aiutano a vendere pubblicità . Questa remunerazione obbligatoria ridurrebbe già di molto la potenza finanziaria dei giganti.
3 – Bisogna favorire il P2P e soprattutto non stigmatizzarlo con delle leggi come quella Hadopi. Se il P2P è potente, gli internauti diventano un contropotere di fronte alle piattaforme.
4 – Bisogna fiscalizzare la connessione (cioè il numero di link che uniscono un servizio all’insieme della galassia di Internet). Più sei connesso e più paghi alla comunità e questo danaro va al finanziamento del P2P.
5 – Misure di questo tipo saranno possibili solo se Internet verrà riconosciuta come un bene comune. Chi inquina paga una carbon-tax perché la biosfera è un bene comune. Gli inquinatori della Rete, che la allontanano dalla sua neutralità , devono pagare per aiutarci a riavvicinarci alla neutralità . E’ una responsabilità etica. Diporre di una Rete più neutra possibuile dovrebbe essere un diritto umano.
6 – La battaglia per la neutralità è finanziaria e legislativa, non tecnica. Nessuna misura tecnica potrà regolare questo problema perché la tecnica supera senza posa sé stessa (evoluzione esponenziale). La tecnica è inegualitaria per natura, perché si propaga nella popolazione per scosse. Niente impedirà a Google di costruire i suoi propri cavi (o di lanciare dei suoi satelliti) e di aggirare i provider, e quindi una legge sulla neutralità delle ‘’tubature’’.
7 – Bisogna quindi ridefinire che cosa intendiamo per neutralità della Rete. Una Rete neutra è una Rete comune. Un bene comune deve essere curato, come un giardino. E’ una cosa dinamica e implica una lotta costante contro le erbe infestanti.