”Pagella politica”, per costruire anche in Italia una cultura della verità

Pagella1Controllare e verificare. Qualsiasi giornalista sa bene, o perlomeno dovrebbe saperlo, che una delle regole più importanti del mestiere è proprio quella di non fidarsi e non prendere per oro colato affermazioni e dati che vengono rilasciati dalle fonti.

 

Verifica e controllo dovrebbero infatti essere uno dei capisaldi del giornalismo, ma spesso, a causa della fretta o della pigrizia, il controllo non viene eseguito dando così vita a un’informazione falsata e poco veritiera. Eppure il fact checking, come ha osservato Sergio Maistrello (in una recente intervista a Lsdi) «è il distillato del metodo giornalistico» e può aiutare, se fatto correttamente, «a mettere in circolo anticorpi rispetto alle falsità e le bufale in una società che costruisce sempre più il suo futuro sulla circolazione delle informazioni».

Un obiettivo che Pagella Politica cerca di portare avanti sin dal suo esordio, nell’ ottobre 2012,  e che sta riscuotendo un notevole successo grazie all’unione di due fattori rilevanti: l’ autorevolezza e la semplicità.

 

 
a cura di Fabio Dalmasso

 
Fonti autorevoli e icasticità
 
L’ accuratezza del lavoro svolto dal sito ruota attorno al fatto che il controllo sulla veridicità della affermazioni dei personaggi politici viene fatto attraverso un uso sapiente e preciso di fonti autorevoli. Il secondo elemento è la capacità di rendere gradevoli e attraenti argomenti spesso difficili da capire grazie a una scrittura sintetica e lineare e all’uso di giudizi immediatamente comprensibili come “c’era quasi”, “pinocchio andante” e “panzana pazzesca”.

 

Pagella2Il sito offre poi la possibilità di scoprire la veridicità complessiva delle dichiarazioni analizzate: si scopre così che Silvio Berlusconi si attesta sul 57%, mentre Beppe Grillo raggiunge il 60%, conquistando anche una “panzana pazzesca” con la dichiarazione: “”Facebook ha comprato Whatsapp ma non ha mica dato dei soldi. Gli ha dato delle azioni di una società che adesso non vale niente”. Percentuale maggiore per Matteo Renzi, 70%, mentre Matteo Salvini si attesta sul 58%, con numerosi “pinocchio andante”.

 

Per capire meglio come funziona Pagella Politica, abbiamo intervistato uno dei suoi fondatori, Amerigo Lombardi.

 

 

Quando e perché nasce Pagella politica?

 

Pagella Politica esordisce nell’ ottobre 2012 con il lancio del sito dopo un periodo di gestazione che ha preso tutta l’ estate. L’ idea nasce da un gruppo di 10 ragazzi con esperienze diverse che hanno deciso di agire con un obiettivo comune. Abbiamo tutti esperienze internazionali alle spalle, come consulenze, organizzazioni internazionale e ricerche. Alcuni sono ancora all’ estero, mentre altri, come me, sono rientrati da poco. Mettiamo a frutto le nostre esperienze per dare vita a un sito che prima di tutto è al nostro servizio, perché vogliamo fare chiarezza per noi, e poi ovviamente anche per le altre persone che ci seguono e ci leggono.

 

Qual è la motivazione che ha spinto alla nascita del sito?

 

Il progetto nasce con l’idea di contribuire a creare in Italia una maggiore attenzione ai fatti e ai dati certi nel dibattito pubblico. Siamo tutti appassionati di politica, ci informiamo molto su di essa e spesso ci succede, magari ascoltando un talk show, di chiederci se tutti questi numeri enunciati dai politici siano veri o falsi.

In realtà credo che sia un bisogno della comunicazione pubblica italiana che andava in qualche modo soddisfatto e che sia qualcosa anche di propedeutico. Ognuno poi ovviamente vota chi vuole, però è giusto che lo si faccia in modo corretto, avendo a disposizione le informazioni giuste e verificate.

 

Qual è il vostro metodo per verificare le affermazioni dei politici?

 

Abbiamo un sito fatto appositamente per questa attività che rende alcune parti del processo semi-automatiche. Grazie a un sistema interno al sito noi raccogliamo quotidianamente tutte le dichiarazioni dei politici, dai loro profili Twitter, su Facebook, YouTube, giornali etc… Tra tutte queste dichiarazioni selezioniamo quelle verificabili grazie all’ incrocio con fonti attendibili come, ad esempio, la Banca Mondiale o l’ Istat. Dopodiché procediamo al controllo veridicità , il cui risultato è un’ analisi che noi tendiamo a fare molto breve e fruibile, con l’ obiettivo di rendere certi argomenti, magari noiosi e difficili, più attraenti.

 

L’ analisi ha sempre il link alle fonti così che il lettore possa approfondire se lo vuole e anche correggerci: devo dire che il nostro pubblico è fatto di persone molto attente e giustamente pronte a correggere i nostri eventuali errori. Noi stessi stimoliamo i lettori ad andare a vedere direttamente le fonti, senza filtri editoriali.

 

Infine diamo una sorta di giudizio di veridicità in base all’analisi, un giudizio che va dal “vero” alla “panzana pazzesca”, passando per “c’ era quasi”, “ni” e “pinocchio andante”.

 

Come avviene il controllo della vostra analisi?

 

Una persona scrive l’analisi e poi c’è un sistema di revisione, un peer review interno, con un controllo di qualità incrociato. In seguito l’ analisi viene aperta a tutti e chiunque può fare commenti e indicare correzioni: siamo molto aperti, soprattutto sui social. Capita anche, ed è la cosa più bella, che un politico ci dica che aveva sbagliato e ci ringrazi per averlo corretto.

 

Tutto questo senza un atteggiamento di condanna verso chi usa dati sbagliati. Il nostro obiettivo principale è quindi quello di dare una maggiore attenzione ai fatti e alla verità nel dibattito politico italiano. Agendo sia sulla domanda che sull’offerta: noi immaginiamo che in un giorno, non so quando, ma spero prossimo, ci sia tantissima domanda di verità da parte dei cittadini, come in America. Nel nostro piccolo cerchiamo di portare avanti un cambiamento culturale.

 

Cosa ne pensa del rapporto tra giornalismo e fact cheking?

 

Ritengo che da parte dei giornalisti ci dovrebbe essere molta più attenzione ai fatti. Forse è la fretta che guida i giornalisti e succede che si mettano in circolazione notizie false: mi ricordo durante la scorsa campagna elettorale quando per tre giorni si parlò del fatto che la Commissione Europea avesse bocciato l’ Imu dicendo che non era legittima. Per tre giorni tutti, dai giornali ai politici, parlarono di quello salvo poi scoprire che la Commissione Europea si era espressa sull’ Ici.

 

Quindi il dibattito pubblico era stato falsato da questa notizia falsa che nessuno aveva verificato. I giornalisti dovrebbero quindi verificare le informazioni, anche se prende molto tempo. Noi in un certo senso cerchiamo di riempire questo vuoto e stiamo diventando anche un riferimento per molti giornalisti.

 

Avete altre iniziative in programma?

 

Siamo partiti con Pagella Politica, quindi con un’analisi a livello nazionale, regionale e nelle maggiori città. In occasione delle elezioni europee abbiamo lanciato Factcheckeu (https://factcheckeu.org/), il primo sito di fact checking a livello europeo. Convinti che il cambiamento dipenda anche da un maggior numero di ambiti territoriali coperti, stiamo lanciando il fact checking a livello locale, che può avere un impatto ancora maggiore. Ogni venerdì sera, inoltre, portiamo il fact checking per la prima volta in televisione nella trasmissione Virus.