Favini costruisce il quadrante qui sotto, ‘’entro il quale – spiega – ci si sposta a seconda di fattori come tempestività e approfondimento.
Long form journalism e precision journalism invece stanno nei riquadri superiori (prevalentemente in quello di destra, ma non necessariamente). Si tratta quindi di scegliere dove stare e mantenere coerentemente la posizione.
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Lo spunto per queste riflessioni viene da un esperimento che Favini ha fatto qualche giorno fa.
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L’altro giorno, per prova, ho ripreso una classica notizia da boxetto morboso – intercettata sabato – e ho provato a raccontarla a modo mio. Per avere maggiore visibilità ho aspettato lunedì prima di pubblicarla. Ne ho però approfittato per creare uno Storify, arricchirlo con altre informazioni rispetto alla fonte e stimolare riflessioni di carattere etico.
La storia in questione è quella di Claire, la donna che ha fatto live tweeting del proprio parto.
Lunedì pomeriggio, come immaginavo, la notizia è stata ripresa anche da varie testate e portali, ma osserviamo in che modo.
Ne esce un campionario molto interessante (come si può vedere direttamente sul suo sito) delle gradazioni di qualità con cui la stessa notizia può essere fornita e quindi del maggiore o minore valore aggiunto che il giornalista può darle.