Il data journalism è un lavoro di squadra, raramente tutte le competenze che servono si riescono a trovare in un’unica persona. Cercheremo di capire cosa significa questo, e attraverso lo studio di alcuni progetti realizzati, come si racconta “la salute dei cittadini di un Paese” attraverso l’uso del “giornalismo dei dati”.
Per poter produrre atti di data journalism c’è bisogno di poter avere accesso ai dati, in modo totale e completo, senza limitazioni, e in formato coerente e facilmente utilizzabile. Servono dunque “open data” e conseguentemente “dataset“, verificati e verificabili e scritti dentro database facilmente integrabili dentro le inchieste di data journalism, perchè siano traducibili e rappresentabili nella forma grafica scelta, sia essa una mappa oppure un’infografica.
“Il principio della trasparenza totale degli atti pubblici non nasce negli Stati Uniti, ma in Europa. A Siena, nel Quattrocento, i funzionari pubblici avevano l’obbligo tassativo di fornire a richiesta dei cittadini ogni atto, pena multe pesantissime. E nel Nord Europa risale almeno al Settecento la regola per cui il borgomastro metteva a disposizione dei cittadini una stanza con tutte le carte di qualsiasi opera pubblica, comprese le ricevute di pagamento dei carretti che avevano portato le pietre per costruire una strada”. (Raffaele Fiengo)
Dalla collaborazione fra giornalismo e territorio sono nati i media civici. Una risposta ad un bisogno dei cittadini di colmare un vuoto normativo delle istituzioni e dell’informazione. Media dal basso usati per promuovere e amplificare l’impegno civico e per produrre sotto forma di data journalism documenti e istanze.
Di data journalism, dati aperti, media civici e salute parlerà a #digit16 Claudia Dani di Lsdi. Il suo workshop ” I numeri della sanità ” è previsto per il 22 ottobre fra le 17,30 e le 19,30 presso la sala Convegni della Camera di Commercio di Prato. Per prenotazioni per giornalisti Sigef, per tutti gli altri digit.