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Podcast e oltre (segnalazioni dal mondo)

Torniamo con le segnalazioni dal mondo, dopo digit16. Questa volta esploriamo un modo di fare informazione che sembra una semplice trasposizione della radio sul digitale ma in realtà è ben di più: il podcasting. Un mezzo fruito non solo in diretta streaming ma, e soprattutto, in occasioni che l’ascoltatore sceglie e che spesso diventano veri e propri riti del quotidiano. Una narrazione lunga, dettagliata, raccontata settimana dopo settimana, giorno dopo giorno a intervalli regolari. Il podcast può, grazie all’abilità della voce di chi parla, coinvolgere chi ascolta maggiormente rispetto ad altri mezzi. Questo tipo di fruizione delle informazioni – più spesso utilizzata per rassegne sulle ultime news su uno specifico argomento o come approfondimento e inchiesta – è scelta per tipo di argomento, per interesse. Decide l’utente quando ascoltarlo  quando metterlo in pausa e rimane a disposizione sul suo device mobile. 

L’ascolto e la programmazione di podcast, negli USA, continua a crescere, lo conferma l’annuale rapporto del Pew Research Center “State of the media 2016

 Podcasting continued to grow in both audience and programming in 2015, though listening is still limited to a minority of the American public, and roughly half of the country is not even familiar with the term “podcasting.” Podcast producers continued to experiment with potential revenue streams during the year, while some in the industry took steps to try to begin to move beyond downloading as the standard of measurement for listenership.

NPR ha recentemente annunciato il primo general manager del reparto podcasting. Un altro segnale della crescente importanza di questo tipo di mezzo informativo.

Noi di Lsdi ne parlavamo già nel 2005 quando il Los Angeles Times lanciava un servizio di podcasting, che esiste tutt’ora.

Fare podcast significa utilizzare uno degli elementi diversi della multimedialità del giornalismo digitale, non si tratta solo di fornire contenuti audio ma di offrire contenuti particolari su base costante che si adattino bene alla funzione del podcasting: fruizione di materiale audio su dispositivi portatili (tipo smartphone, tablet) in tempi morti, come il viaggio in macchina nel trasferimento tra casa e lavoro.

…in un futuro – spiega Achille Corea – potrebbe essere la Rete a influenzare i palinsesti e le scelte strategiche della radiofonia tradizionale. Immaginate una ragionevole diffusione del podcasting, con un numero sempre maggiore di utenti in grado di scegliere “pezzi” delle varie radio, per costruirsene una ideale, e plasmare l’Â’enorme mole di trasmissioni in base a esigenze, gusti e disponibilità di tempo.

È la rivincita dei dj di frontiera, dei giornalisti che fanno approfondimento, di chi ha scelto di presidiare territori che la radiofonia di massa ha deciso di abbandonare in favore di praterie più comode e meno rischiose. È il momento di investire su programmi che, indipendentemente dallÂ’’orario della loro messa in onda originale o della copertura territoriale dell’Â’emittente che li produce, possano risultare appetibili per tutte quelle persone che hanno scelto di intrattenersi ed informarsi con i file contenuti nei propri ipod e player Mp3.

Esempi come Longform podcast suggeriscono quanto il “supporto” podcast possa essere fonte di contenuti preziosi.

 

Sia che intendessero farlo o meno, i creatori del podcast – Aaron Lammer, Max Linsky, e Evan Ratliff – hanno prodotto una master class gratuita sulla narrazione, con professionisti che condividono suggerimenti e consigli per il mestiere e, soprattutto, per il business. Come giornalista, ho imparato molto ascoltando questo podcast…

 

Su Journalism.co.uk leggiamo: Perché CBC News ha realizzato il suo primo podcast investigativo, perchè lo strumento permette ai giornalisti di “portare” gli ascoltatori con loro mentre la storia si sviluppa, al posto del solo concentrarsi sui risultati finali dell’inchiesta.
Lo spiega bene Connie Walker, investigative reporter di CBC News:

 

“Nella gran parte della narrazione e indagini, si è  concentrati soprattutto sul risultato finale…. ma [ il podcast] permette di portare l’ascoltatore con sé mentre si svolgono le indagini e permettergli di essere parte della storia mentre questa si sviluppa” 

 

Un passo ancora oltre lo realizza Pop-Up Magazine  – un caso particolare di fare informazione che viene dalla California – che sperimenta una narrazione audio via telefono: Phone Stories, in pratica si tratta di chiamare un numero di telefono per ascoltare una storia.  L’episodio più recente  suggerisce di comporre il numero se si “sta pensando di farsi un tatuaggio”. Episodi precedenti: chiama quando ti stai lavando le mani… quando sei in coda…

 

 

 

Pop-Up Magazine è un “live magazine”, come si definisce sul sito.

 

Qui inizia la nostra storia. Un piccolo gruppo di noi decide di creare un “magazine live”. Scrittori, produttori radio, fotografi, registi, disegnatori  che insieme avrebbero realizzato storie, narrazioni con diversi tipi di tecnologia, storie riguardanti scienza, politica, cultura pop, sociale, musica, business, arte, criminalità, cibo e altro. La serata si articola sulla scaletta di una classica rivista generalista e termina con cast e pubblico riuniti insieme al bar. Nulla viene registrato,  per vederla bisogna essere presenti. 

 

Se quanto abbiamo riportato qui sopra sia giornalismo o meno non vogliamo, ne possiamo essere noi a  stabilirlo qui, ma che si tratti di sperimentazioni di diverse forme di narrazione è certo, e che vada studiato e approfondito è un fatto, a nostro avviso scontato, per cercare di comprendere al meglio e  forse realizzare in forma compiuta la cosiddetta  “rivoluzione digitale”.

 

Foto in apertura di jason rosewell

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