Nulla di nuovo, insomma… non sarà l’ora di trovare vie d’uscita? E se non se ne trovano almeno speriamo di avervi fornito qualche spunto interessante.
Buona lettura
Iniziamo col rapporto <<State of the News Media>> del Pew Research Center . Quest’anno il report ha una nuova forma, al posto del consueto rapporto, sono state preparate una serie di schede – in formati facili da digerire ( almeno così dichiarano) –  dedicate ai temi più importanti.  Nei mesi a venire il rapporto sarà arricchito da altri dati e negli anni questi stessi report saranno aggiornati con nuove analisi e numeri. Un work in progress insomma.
Ecco qui di seguito i dati disponibili ad oggi:
I NETWORK TELEVISIVI
I Network TV, negli ultimi 10 anni, registrano stabilità nella dimensione del proprio pubblico. Dal punto di vista finanziario, i programmi dedicati alle news delle tre principali reti USA – NBC, ABC e CBS – hanno generato ricavi crescenti.
Il settore audio negli Stati Uniti è suddiviso in: radio e formati digitali tradizionali (AM / FM) terrestri e radio online e podcasting. Mentre la radio tradizionale raggiunge quasi tutta la popolazione statunitense e rimane costante nei suoi introiti, la fruizione delle radio online e il pubblico dei podcast ha continuato a crescere nell’ultimo decennio.
I quotidiani restano parte cruciale del panorama mediatico statunitense ma sono stati colpiti duramente dal fatto che sempre più utenti leggono online. Le entrate finanziarie insieme al numero di abbonati del settore sono in declino già dagli inizi del 2000 anche se si è verificata una crescita dei lettori online dai loro siti web.
La TV via cavo negli States ospita una serie di canali di news che sono diventati essenzialmente il “luogo” delle notizie politiche. Infatti nel 2016, la TV via cavo è diventata la prima fonte di notizie per gli americani riguardo le elezioni presidenziali. Dal punto di vista finanziario questi canali si sono generalmente separati da altri mezzi di informazione attraverso il proprio robusto modello di business.
Negli Stati Uniti, circa nove adulti su 10 (il 93%) legge le news sempre online (via cellulare o desktop)… Le entrate pubblicitarie digitali in tutte le entità digitali (al di là delle sole news) sono in crescita con le società tecnologiche che svolgono un ruolo importante nel flusso di notizie e ricavi.
Reuters Institute ha pubblicato il << Digital News Report>>  il rapporto di quest’anno si è concentrato sul tema della fiducia nell’era delle fakenews, sul ruolo delle piattaforme e sul cambio del business model.
Il lavoro del Reuters è supportato da Google con la digital news initiative, BBC, the Broadcasting Authority of Ireland, Edelman UK, Media Industry Research Foundation of Finland, Hans-Bredow-Institut, Korea Press Foundation, Laval University, The University of Navarra, Ofcom, the University of Canberra e Fritt Ord Foundation.
Del lungo lavoro dell’Istituto abbiamo letto la parte relativa al nostro paese. Ecco cosa ne è venuto fuori.
L’ambiente mediatico è caratterizzato da un settore televisivo forte, giornali sempre più deboli e in contrazione e da un crescente utilizzo di internet e social media per le notizie.
Le news  dalla televisione restano la principale fonte di informazioni per gli italiani, anche se la rete sta crescendo in importanza grazie al ruolo dei social media e alla diffusione degli smartphone nella fruizione delle notizie
La readership è sempre stata bassa in Italia e il panorama stampa è costituito da documenti di qualità scadente che si rivolgono un pubblico elitario e politicamente definito. La debolezza della stampa italiana ha favorito la sua dipendenza da fonti esterne di finanziamento, come i sussidi pubblici e la sponsorizzazione privata delle imprese, che l’ha resa soggetta sia all’influenza della politica che dell’ economia.
I siti web con la più ampia portata online sono quelli dei principali quotidiani (La Repubblica, Il Correre della Sera, Il Fatto Quotidiano) e quelli delle principali emittenti televisive commerciali (TgCom24.it e SkyTg24 di Mediaset) insieme a quello della principale agenzia di stampa (ANSA) . L’offerta RAI ha leggermente aumentato la sua portata online, ma è ancora lontana dalla corrispondenza con la stessa portata via radio e televisione. L’operatore del servizio pubblico ha recentemente lanciato una piattaforma video-on-demand, RaiPlay, che si concentra principalmente sull’intrattenimento e ha già generato risultati positivi. Tuttavia, il piano RAI per riformare i suoi reparti e migliorare la sua offerta online è stato ritardato da disaccordi interni.
Alcuni dati:
I dati sui singoli brand mostrano come questi soddisfano diverse esigenze del pubblico. I più politicizzati come Ilfattoquotidiano.it e, in parte, Repubblica.it sono particolarmente apprezzati per le loro forti opinioni; ANSA, un raro esempio di agenzia di stampa che ha attirato una significativa portata online, è particolarmente apprezzato per l’accuratezza; Infine, Fan-Pages (nativo digitale) è apprezzato principalmente per il contenuto divertente.
Nonostante la recente adozione di soluzioni paywall da parte di alcuni players (ad esempio Il Corriere della Sera), il numero di lettori che pagano le notizie online in Italia rimane relativamente basso (12%). L’utilizzo di WhatsApp per le notizie è salito dal 20% al 24%.
Pubblicato a fine gennaio 2017 il rapporto di Wearesocial.
Durante il 2016, il numero di persone che si sono connesse a internet è cresciuto del 4% rispetto all’anno precedente (39.21 milioni di persone), e dell’11% quello relativo all’uso dei social media (17% se osserviamo le persone che accedono a piattaforme social da dispositivi mobili – per un totale di 28 milioni, che corrisponde a una penetrazione del 47%).
Gli italiani dimostrano di essere decisamente propensi alla fruizione di contenuti, sempre più in mobilità (anche per l’ampia diffusione di smartphone – l’Italia è il terzo paese al mondo per penetrazione, con l’85% della popolazione a usarne uno, dietro soltanto a Spagna e Singapore);
Il  <<Cision State of the media Report 2017>> una ricerca effettuata da Cision della durata di 3 settimane (fra gennaio e febbraio 2017) ha raccolto più di 1500 risposte da giornalisti, editori e influencer fra Canada e soprattutto Usa.
Il 2016 è stato un anno importante per il giornalismo, per i giornalisti e gli influencer che si sono occupati di giornalismo.Â
I risultati dell’indagine di quest’anno indicano che i giornalisti, gli editori e i comunicatori  devono continuare a fornire contenuti rilevanti, autorevoli e precisi al fine di preservare e ricostruire la fiducia dei consumatori.
I risultati mostrano che Facebook continua a dominare come canale più importante per coinvolgere il pubblico, mentre l’utilizzo video su piattaforme sociali nel suo complesso è ancora nascente e potenzialmente sotto utilizzato.
I giornalisti devono fare di più e con meno risorse, spesso costretti a ridurre il giornalismo investigativo (le inchieste). La disgregazione del business dei media influenza la produttività e le prestazioni dei giornalisti, rendendo ancor più importanti  le relazioni tra brand, notiziari attendibili,  giornalisti e influencer.
Il dato di entrata: la penetrazione dei device: la diffusione di tablet, smartphone o pc come punto d’accesso ai social media racconta molto di chi, come e quanto usa e i social.Â
Infine, di qualche giorno fa, un post di Digiday su come le persone in tutto il mondo trascorrono il proprio tempo sulle piattaforme sociali spiegato in 5 grafici. Indovinate? Facebook domina in quasi tutto il pianeta.
https://digiday.com/marketing/people-spend-time-social-platforms-globally-5-charts/
Qui chiudiamo con la richiesta di segnalare altri rapporti e ricerche di questo tipo – che potrebbero esserci sfuggiti –  saremo ben felici di leggerli, e pubblicarli e commentarli assieme a Voi, grazie e buon ferragosto!