Da qui ci piacerebbe ripartire con il nostro evento, da qui vorremmo coinvolgervi tutti e in ogni modo per allargare a tutti, ma proprio a tutti, l’accesso al nostro festival nato nel 2011 a Firenze come evento di nicchia dedicato all’informazione e al giornalismo digitale. Oramai abbiamo compreso appieno e in tanti che da questa rivoluzione non si torna indietro, abbiamo forse compreso che nell’ecosistema digitale in cui siamo immersi post rivoluzione digitale, il rapporto fra emittenti ed utenti è cambiato completamente.
Tutti siamo insieme emittenti ed utenti in modo bidirezionale e tutti insieme contribuiamo in modo uniforme e completo, ancorchè complesso - andateVi a leggere i saggi di Piero Dominici e di tutti i pensatori che lui cita se avete qualche dubbio – ai rinnovati equilibri e squilibri del suddetto ecosistema.
Ripartiamo da qui grazie all’intelligenza e agli studi di alcuni amici/studiosi/esperti per svelare l’ultimo arcano e proporre conoscienza e consapevolezza a ciascuno di noi sul tema cardine della rivoluzione in atto quello dell’intelligenza (artificiale e non) che organizza e “controlla???” le nostre singole esistenze grazie all’artificio matematico antico - antichissimo – applicato con enorme successo all’informatica in epoca molto più recente che si chiamava e si chiama: algoritmo.
Nel nostro evento digit di quest’anno proveremo dunque a spiegare come è nato tale artificio - in epoca davvero remota - e come si è piano piano evoluto e specializzato sino a divenire il nucleo centrale di ogni applicazione informatica, di ogni cervello elettronico ( come fa retrò l’uso di tale definizione, eppure ancora così giusta e giustificata), di ogni apparecchio di calcolo intelligente.
Sarà il nonciclopedico algoritmo dell’amicizia del televisivo genio scientifico nerd Sheldon Cooper ad aiutarci a comprendere il concetto o le spiegazioni dotte e ugualmente semplici e complete forniteci da giornalisti, giuristi, matematici, specialisti del marketing, scienziati, avvocati, economisti, e chi più ne ha più ne metta a scioglierci dubbi residui o a guidarci con calma e passione attraverso questo intricato ma così suggestivo argomento? Chissà , rinnovateci la Vs. fiducia, seguiteci, e aiutateci ad allestire la nostra nuova edizione della manifestazione e lo saprete. Intanto proviamo a spiegarci meglio su contenuti e possibili scenari grazie al lavoro di alcuni amici e colleghi esperti nella materia con cui stiamo mettendo mano ai contenuti della prossima edizione del nostro festival.
Una definizione del concetto di algoritmo che sia formale e non tecnica manca tuttora e si è pertanto costretti ad accontentarsi dell’idea intuitiva di algoritmo come:
“una sequenza ordinata e finita di passi (operazioni o istruzioni) elementari che conduce a un ben determinato risultato in un tempo finito“.
“Rompere le uova” può essere considerato legittimamente un passo elementare di un “algoritmo per la cucina” (ricetta)
La frase: “aggiungere sale quanto basta”, dato che l’espressione “quanto basta” è ambigua, non può entrare a far parte di un algoritmo
“preparare un pentolino di crema pasticcera” non può considerarsi legittimo perché ulteriormente scomponibile in sotto-operazioni (accendere il fuoco, regolare la fiamma, mettere il pentolino sul fornello, ecc.) e anche perché contenente ambiguità (non specifica quanto grande deve essere il pentolino, quanto deve essere riempito di crema e così via)
“continuare a mescolare a fuoco vivo fino a quando il composto non assume colore bruno” è un’istruzione accettabile di tipo iterativo, che comporta un numero finito di operazioni (le  rimestate) sebbene tale numero non sia conoscibile a priori, perché dipendente da ciò che è chiamato input (il grado di umidità della farina nel composto, il vigore della fiamma, ecc.)
Gli algoritmi possono essere modulari, ovvero orientati a risolvere specifici sotto-problemi, e gerarchicamente organizzati. Inoltre, una ricetta che preveda la cottura a micro-onde non può essere preparata da un esecutore sprovvisto dell’apposito elettrodomestico; questo rimanda al problema della realizzabilità degli algoritmi, ovvero della loro compatibilità con le risorse materiali e temporali a disposizione. Infine, possono darsi più algoritmi validi per risolvere uno stesso problema, ma ognuno con un diverso grado di efficienza.
Proprietà fondamentali degli algoritmi
atomicitÃ
- i passi costituenti devono essere “elementari”, ovvero non ulteriormente scomponibili
non ambiguitÃ
- i passi costituenti devono essere interpretabili in modo diretto e univoco dall’esecutore, sia esso umano o artificiale
finitezza
- l’algoritmo deve essere composto da un numero finito di passi e richiedere una quantità finita di dati in ingresso
terminazione
- l’esecuzione deve avere termine dopo un tempo finito
effettivitÃ
- l’esecuzione deve portare a un risultato univoco
E’ con l’informatica che il termine “algoritmo” ha iniziato a diffondersi. Difatti, se per ottenere un certo risultato (risolvere un certo problema) esiste un procedimento infallibile, che può essere descritto in modo non ambiguo fino ai dettagli, e conduce sempre all’obiettivo desiderato in un tempo finito, allora esistono le condizioni per affidare questo compito a un computer semplicemente introducendo l’algoritmo in questione in un programma scritto in un opportuno linguaggo comprensibile alla macchina
#digit17 : la società degli algoritmi (usare non essere usati)
“Perché Facebook non lo possiamo usare per costruire il bene comune. L’algoritmo che sembra una parola complicata in realtà è una cosa che usiamo in continuazione, una cosa comune, una ricetta. Quando prepariamo la pasta: prendi due litri d’acqua metteli sul fuoco aspetta che vada in ebollizione. Questo è un algoritmo. Un algoritmo non può strutturalmente aiutarci a costruire il bene comune”. (Federico Badaloni)
” L’algoritmo per sua stessa definizione, natura, struttura non può essere costruttore del bene comune: se un bambino di 4 anni migrante muore su una spiaggia, io che sono giornalista posso decidere che tu lo debba vedere, anche se non volevi vederlo, perché credo che sia importante per la nostra società vederlo e prederne coscienza”. (Federico Badaloni)
“L’algoritmo fa coincidere il concetto di rilevanza con il concetto di interesse individuale. Strutturalmente tu vedrai delle cose che lui pensa che ti interessino, non tutto quello che c’è da vedere. Tutta la rete, tutta quella che viene filtrata da un
motore di ricerca, da un social, dagli algoritmi insomma funziona in questo modo”. (Federico Badaloni)
( E’ forse necessaria in questo senso anche una riflessione sul deep o dark web? )
Definire gli algoritmi
(es. 1) La pubblicità che vediamo solo noi e che ci viene proposta sulla base delle nostre specifiche ricerche online. (Il caso del notissimo giornalista che critica l’altrettanto famoso movimento politico per la pubblicità contenuta nel blog del capo del movimento, accusando leader e nomenclatura di avere un target totalmente diverso dai propri votanti perchè vede pubblicità di dentiere navigando sul blog del leader del movimento, e non sa che quello che vede lo vede solo lui proprio a causa dell’algoritmo e delle sue ricerche personali recenti effettuate se medesimo sul web)
(es.2) Le immagini e il loro significato (il bambino Aylan morto sulla spiaggia durante l’ennesimo sbarco di migranti. La sua foto. L’immagine del corpo senza vita della piccola vittima a testa in giù sulla battigia. Oppure la foto della bambina di Hiroshima che fugge con la pelle a brandelli dopo lo scoppio della bomba atomica. Due esempi terribili di racconto visivo di atti degli uomini. Due immagini emblematiche censurate ed escluse per sempre dalla nostra visione online a causa delle “scelte” dell’algoritmo)
(es.3). L’allontanamento forzato, con decisione univoca, immediato e a totale danno del cliente, da parte di una famosissima società pubblicitaria online per la presenza di foto, ritenute non consone – vogliamo dire pornografiche - sul sito di un giornale nativo digitale. Danno economico notevole. Cessazione del rapporto. Cessazione del versamento di tutti gli introiti pubblicitari da parte della concessionaria di vendita della pubblicità online nelle casse del giornale online a causa di una decisione dell’algoritmo sul contenuto di tali foto pubblicate dal sito del quotidiano. Senza alcun avviso, senza alcun avvertimento, senza alcuna spiegazione. Tutto in automatico e tutto a causa dell’algoritmo. Le foto erano tratte da una mostra di opere d’arte in corso in un prestigioso museo del territorio in cui opera il giornale online. Niente di scabroso e tantomeno pornografico. Danno economico per il giornale stimato in molte centinaia di migliaia di euro. Diatriba ricomposta solo dopo una causa e con grande difficoltà . Introiti della pubblicità perduti senza alcun risarcimento. A causa della scelta “automatica” dell’algoritmo sulla “qualità ” e “liceità ” dei contenuti delle foto
(l’arte ha trasformato l’immagine di Aylan in un simbolo)
“Io che sono giornalista posso, debbo, decidere che una “cosa” si debba vedere, perché credo che sia importante per la nostra società vederla e prenderne coscienza. L’algoritmo non può farlo. L’essere umano deve poter decidere come “specifica di costruzione”, deve avere la possibilità di scegliere, deve poter esprimere liberamente il proprio giudizio su cosa rappresenta il bene collettivo. Scrivere la costituzione di uno Stato, decidere di vedere anche le foto scomode, i disegni satirici, decidere come fare una riforma del Parlamento: rappresentano idee di bene collettivo. Il giornalismo deve conservare e ridefinire il proprio lavoro attorno ad un’idea di bene collettivo e rappresentarlo in maniera esplicita verso i propri lettori. Non esiste alternativa al momento, altrimenti verremo mangiati, fagocitati da un sistema che non ci rappresenta ma decide per noi. Giornalismo come costruzione di un bene comune perché fare giornalismo oggi non è più dare la notizia: questo lo fa facebook o google, insomma gli algoritmi”. (Federico Badaloni)
Spiegare gli algoritmi
“L’algoritmo deve iniziare a essere uno spazio pubblico​ : i nuovi grandi editori mondiali, ossia Facebook, Google, Amazon, ecc. devono rendere i loro algoritmi uno spazio pubblico. Giornalismo come sapere sociale, condiviso e professionalmente testato, passando per la lotta contro le fake news.
Ma un algoritmo, chiunque lo abbia elaborato e formattato, fosse anche il più insignificante operatore debuttante, privo di ogni potere e ambizione, deve sottostare a regole di trasparenza, negoziabilità e modificabilità . Per poter garantire l’autonomia e la sovranità di tutti i soggetti dell’ecosistema della rete”. (Michele Mezza)
Da qui vorremmo partire, grazie alle riflessioni fin qui elaborate, e alle ulteriori spiegazioni che proveremo a realizzare dal vivo assieme a Voi e a tutti i nostri ospiti / relatori / esperti nei nostri panel, workshop ai nostri tavoli di lavoro per aggiungere tessere nel mosaico, e concorrere a costruire flussi di conoscienza e coscienza. Dunque cosa sono gli algoritmi? Come vengono usati? Come vengono declinati nei diversi ambiti dello scibile e delle attività del genere umano?
C’è un algoritmo del marketing?
C’è un algoritmo dell’ambiente?
C’è un algortimo per la giustizia?
C’è un algoritmo per la politica?
C’è un algortimo per l’economia?
C’è un algoritmo per la libertà ?
C’è un algoritmo per il giornalismo?
C’è un algoritmo per la televisione?
C’è un algoritmo per la musica?
C’è un algoritmo per la violenza?
Ci vediamo e ne parliamo a #digit17 ? Â Â Â Â Vi aspettiamo :)Â Â Stay tuned