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Manuale di verifica

 

La verifica delle notizie nell’abc del giornalismo viene posta molto in alto, forse alla lettera B, seconda soltanto alla voce “trova le notizie”. Nel mondo reale, quello dentro la rivoluzione digitale, da circa trentanni, e dove le notizie corrono, si rincorrono, si alimentano e autoalimentano online, servono competenze altre, non alternative ma complementari a quelle comunque necessarie e che sono saldamente inserite da sempre (forse) nel vademecum di ciascun operatore professionale dell’informazione, comunemente detto giornalista. Queste competenze diverse stanno dentro alla comprensione profonda del cambiamento in atto nella società in seguito alla rivoluzione digitale e sono strettamente legate ad una comprensione profonda e culturalmente adeguata del fenomeno in atto non alla sola evoluzione tecnologica che molti continuano a ritenere sia l’unica manifestazione della rivoluzione digitale. Come faceva notare qualche giorno fa Pierluca Santoro su Datamediahub ci sono segnali molto precisi di questo effetto:

“Secondo i dati pubblicati da Gartner, il 2016 è stato il quinto anno consecutivo nel quale le vendite di PC a livello mondiale sono calate tornando ai livelli di 10 anni fa.

 

 

Non va molto meglio per i tablet la cui domanda è anch’essa in calo eccezion fatta per quelli dotati di tastiera, dedicati ad un utilizzo professionale.

 

 

Al contrario continuano a crescere le vendite di smartphone, con Cina, USA ed Europa Occidentale che nel 2016 pesano il 61% del totale mercato mondiale.

 

 

Si tratta di un processo che da un lato facilita l’utilizzo di Internet, che infatti, come noto, avviene sempre più in mobilità, o comunque da mobile, ma dall’altro lato è sicuramente di ostacolo all’alfabetizzazione informatica di cui c’è tanto bisogno, a partire dal nostro Paese”.

 

 

Questo fenomeno dal nostro punto di vista è complementare all’alfabetizzazione digitale di cui c’è ancor più bisogno e che non dipende in alcun modo dalle macchine o dalle competenze tecnologiche ma dal “semplice” orientamento culturale.

 

 

Per questo e per una miriade di altri importanti motivi non possiamo che appoggiare e condividere l’azione di divulgazione degli strumenti di conoscienza realizzata dagli amici/colleghi di Slow News che grazie al lavoro di traduzione di Andrea Coccia e all’impegno costante di tutto il gruppo guidato da Alberto Puliafito e della loro community hanno iniziato alcuni mesi fa una sorta di “pacifica crociata” per la presa visione e poi l’adozione nelle redazioni del BelPaese di un testo, unico nel suo genere, fondamentale per la corretta valutazione, validazione e verifica delle notizie: il Verification Handbook.

 

 

“Il Manuale di Verifica è una risorsa innovativa pensata per i giornalisti e per chi si occupa di emergenze e crisi umanitarie. Il testo fornisce una serie di linee guida e di istruzioni passo passo per usare e gestire al meglio i contenuti prodotti dagli utenti nei casi d’emergenza.

 

 

Durante le situazioni di crisi, i social network traboccano di aggiornamenti, appelli d’aiuto, rilanci sui nuovi sviluppi e dettagli sui soccorsi. Spesso riportare e diffondere le informazioni corrette è un elemento decisivo per coordinare l’intervento delle squadre di soccorso; può diventare letteralmente una questione di vita o di morte.

 

 

Il manuale descrive le pratiche migliori per verificare e usare le informazioni prodotte dagli utenti online, oltre a offrire consigli pratici per facilitare la reattività delle redazioni giornalistiche alle emergenze umanitarie.

 

 

Pur se particolarmente diretto a giornalisti e operatori di pronto intervento, il manuale è uno strumento utile per tutti. I consigli e le linee guida qui formulate sono preziose sia che siate giornalisti, cittadini-reporter, soccorritori, volontari, studenti di scuole di giornalismo, esperti di comunicazione nelle emergenze o ricercatori universitari interessati ai social media.

 

 

Il manuale è stato curato e prodotto dall’European Journalism Centre, basato in Olanda, nel quadro di un programma dedicato al giornalismo per le emergenze.

 

 

Quest’opera è rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.

 

 

Redazione

 

 

Curatore: Craig Silverman, The Poynter Institute
Revisore: Merrill Perlman, the American Copy Editors Society (ACES)

 

 

Produzione

 

 

European Journalism Centre
Emergency Journalism

 

Traduzione in italiano La traduzione di questo manuale in italiano è stata finalizza grazie all’associazione Slow News e ai suoi abbonati. Le seguenti persone hanno partecipato al lavoro:

 

 

Per la traduzione, Andrea Coccia, giornalista e cofondatore del progetto Slow News, scrive di cultura su Linkiesta.it e collabora con altre testate italiane. Vive e lavora a Milano.

 

 

Per la revisione, Bernardo Parrella, attivista e traduttore, collabora con diversi progetti/testate italiane e internazionali, e vive da anni nel Southwest Usa.

 

 

Sponsor

Ministerie van Onderwijs, Cultuur en Wetenschap
African Media Initiative

 

 

Partner

UNHCR – The UN Regufee Agency
United Nations Alliance of Civilizations (UNAOC)
United Nations Development Programme
Poynter
Ethical Journalism Network
Meedan
Humanity Road
WITNESS
Dart Centre Europe
Slow News

 

 

La traduzione in italiano di questo manuale è stata realizzata da Andrea Coccia, grazie al sostegno della comunità di Slow News”.

 

 

Di cosa è dunque composto questo manuale? Partendo dalla messa in pratica delle “solite” procedure di verifica della fondatezza delle notizie i curatori del volumetto (135 pagine in tutto implementate da circa una trentina di pagine di aggiornamenti e una seconda edizione ancora non tradotta e dedicata specificamente al giornalismo investigativo) aggiungono una serie di “pratiche digitali” che devono essere obbligatoriamente conosciute da tutti coloro che vogliano correttamente informare le persone. Vengono spiegati tramite esempi e prassi messe in atto negli ultimi anni i vari passaggi che compongono una corretta strategia di verifica a trecentosessanta gradi delle notizie nell’epoca della globalizzazione, dell’online e delle communities digitali, epoca in cui seguire la genesi di un fatto e attribuirne la paternità ma soprattutto la veridicità è assai più difficile e complesso di prima.
Nessuno esce più dalle redazioni, molto spesso le redazioni nemmeno più esistono e i rumors e le voci che si rincorrono con ritmo incessante e sempre più copiose e veloci online sono quasi impossibili da seguire nella loro interezza e soprattutto nella loro fondatezza.

 

 

“Le informazioni accurate possono rivelarsi una risorsa cruciale per salvare molte vite nelle crisi umanitarie, ma le circostanze in cui tali crisi si presentano sono generalmente quelle in cui è più difficile reperire informazioni affidabili”
William Spindler, Portavoce, The United Nations High Commissioner for Refugees
(UNHCR)

 

“Il punto sta nell’avere le informazioni giuste al momento giusto e nel posto giusto. Quando in caso di disastri o emergenze l’accesso è limitato, diventa cruciale per i soccorritori poter reperire efficacemente le informazioni tramite i social network”
Christoph Dennenmoser, Team Lead Urgent Needs, Humanity Road Inc.

 

“Gli eventi catastrofici generano voci infondate perché l’incertezza e l’ansia — due elementi chiave durante le crisi umanitarie e le situazioni di emergenza — portano la gente a inventare o replicare informazioni non verificabili. Le voci infondate nascono e si diffondo quando la gente si sente insicura e ansiosa rispetto a
qualcosa che la riguarda personalmente e quando la voce appare credibile in base alla sensibilità di quanti sono implicati nella sua diffusione”
(Rumor Mills: The Social Impact of Rumor and Legend)

 

 

Nel mondo iperconnesso di oggi, c’è perfino chi diffonde intenzionalmente false informazioni e
bufale, per guadagnarsi qualche “mi piace” e dei follower sui social Il pubblico si affida alle fonti ufficiali quali testate giornalistiche, servizi di emergenza e agenzie governative per avere informazioni credibili e aggiornate. Al contempo però queste organizzazioni e istituzioni guardano sempre di più al pubblico, alla folla, come fonti di nuove informazioni in grado di offrire importanti prospettive e contesti. Quando questo meccanismo funziona si crea un circolo virtuoso: le fonti ufficiali — strutture istituzionali, ONG e testate giornalistiche — diffondono le informazioni cruciali al momento giusto e lavorano a stretto contatto con i testimoni sul campo che sono i primi a osservare e documentare l’emergenza.
Per raggiungere questo scopo, i giornalisti, le organizzazioni umanitarie e i soccorritori devono imparare a usare i social media e altre fonti per raccogliere, confrontare e verificare le informazioni, spesso discordanti, che si diffondono durante i disastri.

 

1)Mettere a punto piani e procedure prima che succedano i disastri e arrivino le
notizie dell’ultim’ora.
2)Attivare una struttura di fonti umane.
3)Contattare e parlare di persona con la gente.
4)Essere scettici quando qualcosa sembra troppo bella per essere vera.
5)Consultare fonti credibili.
6)Familiarizzare direttamente con i metodi di ricerca e di analisi e con ogni nuovo
strumento.
7)Comunicare e lavorare insieme ad altri professionisti – la verifica è un lavoro di
squadra. (Steve Buttry)

 

 

Non dovremmo mai smettere di chiedere aiuto al pubblico, ma anzi essere più trasparenti e dichiarare quel che sappiamo e quel che non sappiamo. Dovremmo verificare attivamente le voci
infondate reperibili online. Anziché far finta che non circolino, oppure che non sia un problema nostro, dovremmo al contrario farcene carico, sfidare il pubblico a metterle in dubbio, a vagliarle, a capire da dove possano arrivare e perché. (Andy Carvin)

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