Uno dei temi posti alla base del Modello è rappresentato dal ruolo centrale dello Stato.
“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Così recita l’articolo 3 della Costituzione Italiana, da cui possiamo far partire il ragionamento. Un ragionamento che prosegue alla ricerca degli strumenti necessari per rendere compiuto il dettato costituzionale: una ricerca breve se si fanno proprie le conclusioni della teoria dei bisogni elaborata da Maslow , poi arricchita dalle considerazioni di Stefano Rodotà .
Qualche breve richiamo: nella sua piramide Maslow collocò i bisogni più importanti, quelli fisiologici e, a seguire, i bisogni di sicurezza, di appartenenza, di autostima e, infine, al vertice, il bisogno di autorealizzazione (cioè di “pieno sviluppo della persona umana”, per dirla con le parole dei membri della Costituente). Maslow aveva anche suggerito gli elementi da porre alla fondamenta della piramide: insieme con la libertà di parola, la libertà di fare ciò che si desidera nei limiti dei desideri altrui, la libertà di espressione, l’onestà e la giustizia (solo per citarne alcuni), come prerequisito per la scalata della piramide egli infatti aveva individuato il desiderio di conoscere e di capire, inquadrato poi in termini di vero e proprio bisogno da Stefano Rodotà , nella sua opera “Il Diritto di avere Dirittiâ€.
Ci troviamo qui, quindi: la Costituzione assegna allo Stato la responsabilità dello sviluppo della persona umana. Maslow e Rodotà ci dicono che la persona umana cresce se esiste e viene soddisfatto il bisogno di conoscere e capire.
La conclusione è che lo Stato deve garantire gli strumenti perché da parte dei cittadini vi sia acquisizione di Conoscenza, passaggio nodale del percorso che porta al completo “sviluppo della persona umana”. Strumenti che, risultando strategici per il progetto che lo Stato si deve dare di attuare la Costituzione, sono a tutti gli effetti dei Beni Comuni (buoni argomenti sui Beni Comuni sono in una interessante raccolta di saggi di Paolo Cacciari, “La società dei beni comuni”.
Con queste ipotesi di lavoro, questa è la tesi che è anche una proposta: lo Stato deve garantire, cioè finanziare, tanto la Rete, cioè l’infrastruttura, quanto la generazione dei contenuti giornalistici, seme della conoscenza. Rete e contenuti sono gli elementi che accendono quelle relazioni che deve essere interesse (principalmente sociale, io credo; di riflesso anche economico) degli Editori e dei Giornalisti elevare in qualità . La proposta guarda principalmente all’ecosistema online; sulla realtà offline sarà necessario fare delle specifiche considerazioni.