Riprendiamo la nostra personalissima presentazione e breve disamina dei 39 progetti per l’innovazione nel giornalismo digitale selezionati e premiati nell’ambito, del finanziamento “dni” che ha erogato fino ad ora in tutto 115 milioni di euro a 559 progetti di giornalismo digitale europeo. Come abbiamo già anticipato i progetti italiani premiati hanno ricevuto circa 8 di quei milioni di euro e nella prima parte di questo mini dossier sui dni ci siamo soffermati su tre di essi:
Istmo Paywall di Valerio Bassan, Personalised daily news briefings on virtual assistants di Good Morning Italia e Batjo bits atoms and journalism di Alice Corona. Dei dni e dei criteri di accesso e di come si compilino le domande per partecipare parleremo in una due ore fitta fitta di informazioni che abbiamo organizzato dentro al nostro prossimo appuntamento digit e che si svolgerà nel pomeriggio del 14 marzo prossimo al PIN di Prato a partire dalle 14 e 30. Ma vediamo nel dettaglio gli altri 36 progetti provenienti dal BelPaese e che nel corso dei primi tre anni del progetto: 2015-2018 hanno ricevuto il finanziamento da parte di Google europa.
- La prima è : subscribe with google, ovvero un nuovo modo di guadagnare per i media. Che come sottotitolo potrebbe forse avere questa considerazione: vuoi vedere che alla fine il nuovo modello di business per l’editoria l’hanno trovato quelli di Google?
- La seconda è: mediawise per aiutare le persone a distinguere i fatti dalle chiacchiere, o meglio ancora le notizie dalla fuffa mediatica.
- La terza infine è: disinfo lab, un laboratorio come sottintende il nome stesso, per combattere la disinformazione in particolare in momenti topici della formazione dell’opinione pubblica come le tornate elettorali o i grandi fatti di cronaca. Che se ci permettete la chiosa un “tantino” polemica ci risulta un poco strano che sia detto e soprattutto fatto da Google e con i soldi di Google, o no?
In attesa di notizie più approfondite riprendiamo dunque la nostra disamina e cominciamo con un progetto realizzato dai tecnici e dai giornalisti dell’agenzia di stampa AdnKronos e denominato News Juice. Coniugando tre fattori importanti come l’intelligenza artificiale, un motore di ricerca semantico e gli sterminati archivi di news dell’agenzia di stampa, il progetto News Juice promette di fornire ai giornalisti un supporto fondamentale per la realizzazione e la distribuzione di video notizie.
Il progetto successivo che ha ottenuto il finanziamento riguarda una sorta di restyling con aggiunte di pregio dell’attuale edizione digitale di uno dei principali quotidiani italiani: Il Corriere della sera. Non a caso si chiama molto semplicemente Corriere digital edition on smartphone. Le aggiunte di pregio riguardano la ricerca e la fruizione delle notizie. Per la fase della ricerca ci sarà un menù gestito dall’intelligenza artificiale che mediante un algoritmo e un programma di autoapprendimento sceglierà per noi in base ai nostri comportamenti le notizie che ci potrebbero interessare maggiormente. Nella fruizione sarà aggiunto un menù di consultazione delle notizie molto simile all’ambiente di Instagram e quindi quasi completamente formato solo di foto e video.
Aladin (un acronimo che sta per Advanced Library for Automatic Discovery of Interrelated News ) ovvero libreria intelligente per la ricerca automatica di notizie correlate è un progetto del quotidiano La Sicilia del gruppo editorialia di Domenico Sanfilippo. Partendo dalle notizie pubblicate dal quotidiano e soprattutto dall’imponente archivio del gruppo editoriale attraverso l’uso di algoritmi dedicati e programmi finalizzati all’autoapprendimento delle macchine si verificheranno le provenienze delle notizie. L’intento di questo progetto è quello di approfondire la notizia scelta dal lettore risalendo il percorso della sua diffusione garantendone la verifica e la veridicità . Se ci è permesso di aggiungere una piccola postilla a questo punto della narrazione di questi progetti e dopo averne visionati ancora un campione piuttosto ridotto – quindi potremmo anche sbagliarci – ci viene da dire che più che di progetti innovativi nel campo dell’informazione digitale, ci si trovi di fronte a progetti tesi a fare in modo che gli algoritmi e l’intelligenza artificiale riescano a produrre informazioni affidabili e certificabili senza l’ausilio dell’uomo. Forse, come anticipato, è troppo presto per insinuare considerazioni di questo tipo, quindi scusandoci per l’interruzione proseguiamo nel racconto degli italian dni 2015-2018.
E arriviamo a due proposte confezionate dallo stesso gruppo editoriale e che hanno entrambe ricevuto il finanziamento, in tutto quasi 1 milione di euro.
Si tratta di : Royalty e AI Anchor, la prima è una proposta innovativa messa a punto dai giornalisti e dai tecnici del quotidiano Il Sole 24 ore, la seconda è un progetto realizzato dal personale di Radio 24, l’emittente radiofonica del gruppo editoriale. Royalty è ancora una volta (prenderei nota se fossi in Voi) un progetto basato sull’incontro fra machine learning dell’intelligenza artificiale e algoritmi. E anche in questo caso per disegnare una sorta di giornale digitale personalizzato su misura per ogni tipo di lettore partendo dall’analisi approfondita dei suoi/nostri comportamenti online. AI Anchor utilizza certamente, come recita lo stesso nome dell’iniziativa, l’intelligenza artificiale e anche in questo caso il connubio fra l’autoapprendimento e i sistemi di controllo e analisi dei dati da noi prodotti,stavolta però per mettere insieme contributi audio di grande qualità giornalistica in automatico. Permetteteci dunque di inserire un ulteriore asterisco alla nostra personale lista.
La prossima ipotesi di innovazione editoriale digitale andata a buon fine si chiama ARIA, è stata ideata dai giornalisti del Sicilian Post in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Università di Catania e trasforma letteralmente le parole in grafici informativi. E permetteteci di aggiungere e sottolineare come qui l’uso dell’intelligenza artificiale che auto-apprende sia finalmente a unico e totale vantaggio del prodotto e quindi in ultima analisi dell’utente finale e non di altri, almeno così ci pare. Anche se, e senza scomodare Pirandello ma tenendolo sempre lì a portata di mano, va sottolineato il fatto che più rendiamo le macchine in grado di autoalimentarsi – e non rendiamo noi stessi sempre più necessari alle macchine medesime – non si capisce perchè, e senza voler essere per forza apocalittici, i sistemi automatici medesimi non dovrebbero sbarazzarsi al più presto di noi.
In ogni caso l’idea di un testo, un’indagine, un comunicato stampa, una tabella, che si trasforma in un’infografica come per magia è davvero eccellente e segue in modo più o meno pedissequo i dettami della suite programmi o meglio applicazioni di Google, e in particolari di quella specifica dotazione di app per realizzare giornalismo digitale e nella quale è compreso anche un “softwarino” – si fa per dire – gratuito che permette a noi tutti, ma hai giornalisti di più, di trasformare testi in infografiche. Non ce ne voglia ma anzi, cogliamo l’occasione e permetteteci di fare i complimenti e augurare buon lavoro alla collega Barbara Sgarzi che in questi ultimi mesi sta letteralmente girando l’Italia festival dopo festival, sessione di formazione dopo sessione di formazione, per far conoscere l’uso di queste specifiche suite di programmi a giornalisti e comunicatori.
Ma torniamo ai Google dni italiani e proseguiamo nella nostra presentazione. E’ ora il turno di Tici un acronimo che sta per tracking italian conflict of interest, “una cosetta di dati che si incrociano e di analisi approfondite di grandi database” per mettere in condizione i giornalisti di avere sempre sott’occhio in modo facile e immediato eventuali conflitti di interesse in corso nel nostro Paese. A presentare questa proposta sono stati gli analisti dei dati della fondazione Openpolis, da anni specializzati nello studio e la comparazione dei dati in particolare quelli prodotti da politici e amministratori pubblici.
Il prossimo progetto italiano che ha beneficiato del finanziamento di Google si chiama Premium semantic communities – boosting semantic engagement, che più che un progetto, soprattutto nel sottotitolo sembra l’applicazione di uno dei principi guida enunciato da tutta la comunità di studiosi della rivoluzione digitale, in special modo, nel mondo dell’informazione e della comunicazione. Coltiva le tue comunità aumenta il loro coinvolgimento. Dietro a questo progetto c’è un gruppo editoriale strutturato che edita quotidiani locali, radio e televisioni: la Società Athesis spa. L’idea è quella di realizzare un portale online dedicato alla diffusione di contenuti di specifico interesse di alcune altrettanto specifiche comunità di utenti che i media del gruppo sono in grado di generare per approfondire il legame con le persone discutendo e informandole proprio su quei contenuti che sono soliti cercare online. Anche in questo caso algoritmi e intelligenza artificiale sono alla base della ricetta che inoltre dovrebbe anche consentire alla società editoriale che propone il progetto di riuscire a monetizzare in altri modi e forme diverse il proprio archivio. Va anche precisato che ove non troviate un link assegnato al progetto che stiamo provando a raccontare significa che non abbiamo trovato traccia della realizzazione del progetto esaminato sul web. Il che non vuol dire che non ci stiano lavorando intendiamoci, anche perchè molti dei progetti raccontati sono stati premiati da Google solo pochi mesi fa. Proseguiamo nella nostra piccola analisi e a seguire troviamo il Customer value accelerator detto anche miglioramento del tasso di conversione. Ma non di monete e valute estere si tratta bensì di un sofisticato e immaginiamo assai costoso sistema che dovrebbe permettere agli editori di aumentare i propri ricavi online. Che poi in altri termini e per provare a spiegare potrebbe significare riuscire a monetizzare meglio o soltanto a monetizzare quello che dall’avvento della rivoluzione digitale si è trasformato da prodotto da vendere in qualcosa di gratuito. Sarebe decisamente un grande passo avanti per il rilancio di un settore in crisi epocale e non solo in Italia. Chissà ? Sul progetto non ci sono altre notizie in giro e non c’è nemmeno traccia di esperimenti o sperimentazioni visibili online. Il Customer value accelerator è un idea del gruppo GEDI. Â
Concludiamo la seconda parte della nostra piccola indagine sui progetti italiani finanziati in questi tre anni della Digital News Initiative di Google con un progetto a dir poco contraddittorio. Si chiama Artificial Intelligence News e, sulla carta, fa proprio quello che promette, ovvero scrivere e diffondere notizie attraverso l’intelligenza artificiale senza alcun intervento umano. Lo propone il gruppo Poligrafici editoriale, quindi ancora una volta un grosso progetto per un altrettanto imponente colosso del settore. Peccato che al momento non se ne sappia di più. Quello che viene spiegato nell’estratto dal progetto dato in pasto alla stampa racconta di un’intelligenza artificiale che auto-apprende per riuscire a gestire in assoluta autonomia le notizie di “bassa macelleria”: potrebbero essere le brevi o anche le rubriche fisse. Il tutto per lasciare più liberi i giornalisti in carne ed ossa di poter lavorare su inchieste e approfondimenti di largo respiro.
to be continued