Media education (noi siamo media): Imparare a leggere, scrivere e comportarsi deontologicamente dopo essere nati o diventati digitali. Il metodo giornalistico come chiave di lettura della realtà .
Le prime tre ore saranno dedicate alla “media education” non intesa come spiegazione di come è composto ed articolato il sistema mediatico, ma di come sia profondamente cambiata la composizione dello stesso e la sua fruizione da parte di ciascuno di noi: professionisti, addetti ai lavori o semplici passanti “digitali”. In particolare proveremo a riflettere sul ruolo del giornalismo in tutto questo, e ragioneremo su come “fare giornalismo” possa essere un modo, una eccellente chiave di volta, per comprendere e re-imparare a muoversi e gestirsi, in questa nuova e mutata realtà “quasi completamente digitale”. Uno strumento probabilmente utile ai professionisti del settore, ma anche una modalità di approccio “sociale” indicata e forse preziosa anche per tutti gli altri. L’idea non è quella di trasformare chiunque in un professionista dell’informazione; bensì dotare ognuno di quegli anticorpi necessari alla formazione di un sistema di difesa “automatico”, contro la proliferazione sistematica e non arginabile di informazioni, dati e notizie: verosimili e pure quasi identiche alla verità , ma invece quasi sempre, ahinoi, del tutto fasulle. O peggio ancora modulate appositamente sulle nostre aspettative, senza che nessuno di noi ne abbia fatto espressamente richiesta. Educazione ai media nell’ambiente sociale iper complesso significa, non tanto e non solo, capire i mezzi di comunicazione e imparare ad usarli, quanto comprendere che siamo oramai tutti, nello stesso tempo: comunicatori e mezzi di comunicazione; e che nell’era dell’informazione, non sono le notizie a mancare, bensì gli elementi utili per riuscire a distinguere i fatti. Il vero dal falso, e soprattutto il verosimile dal vero. Comprendere i rudimenti operativi della società dell’informazione, a partire da come si sta sui social, come si scrive un commento, come si interloquisce con le persone, come si cercano e si coltivano relazioni online, come si discute online senza trasformare la diatriba in una tempesta. Per dirla con Bruno Mastroianni, rimanendo umani e disputando felicemente.
I giacimenti dei dati e le nuove miniere del lavoro (come trasformare i database in occasioni di lavoro dentro gli scenari della sharing e gig economy). L’economia dei lavoretti, il mercato del lavoro e l’analisi dei dati nel lavoro giornalistico.
Le seconde e conclusive tre ore di formazione #digitOnTour, lungi dall’essere slegate dalle prime, ma anzi, in quanto logica e studiata prosecuzione delle precedenti, ci porteranno dentro una serie di aspetti pratici e praticati del mondo del lavoro, in particolare della professione giornalistica. La società dei dati, dove il prodotto non siamo noi, come vorrebbero farci credere, è qualcosa di decisamente complesso e non inutilmente complicato. I dati, se liberi, interscambiabili, e lavorabili, sono una grande opportunità . Big data, l’uso dell’intelligenza artificiale e le nuove figure professionali per accedere e lavorare a tutti questi dati, non solo attraverso meccanismi tecnologici e di marketing, ma come nuovo approccio culturale.