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#digitOnTour 20-21-22 gennaio Bologna, Milano e Torino

Alla via così, “in direzione ostinata e contraria”, torna digit, il nostro festival nazionale su informazione e comunicazione dentro la nostra epoca digitale, declinato in  molteplici forme e diverse varietà. Con l’anno a cifra doppia, o meglio “il bisestile ripetuto“,  come qualcun altro l’ha definito, tagliamo il tagliando numero nove per digit, e quello numero 16 per lsdi (in quanto anni di esistenza in vita),  e vorremmo proporre qui e in giro per l’Italia, attraverso i nostri studi e i contenuti dal vivo, una nuova modalità di fruizione delle nostre specifiche ricerche sul mondo che viviamo.  Un mondo in transizione: da analogico a digitale. Un mondo in trasformazione, un mondo in perenne crisi (quelle c’erano anche prima, a dire il vero); dove però è l’identità culturale di ciascuno di noi ad essere in particolare crisi. Abbiamo imparato ad essere individui, poi ci hanno convinto dell’esistenza delle masse e della cultura di massa, ed ora torniamo ad essere nuovamente individui. Singoli diamanti, magari “grezzi”, per dirla come dentro ad una favola moderna, ma ancora e sempre di più, parti uniche di un sistema composito, multiplo, stratificato, in una parola: complesso. Peccato che poi questa nostra bellissima e ritrovata unicità, finisca dentro alle “macchine algoritmiche” che la rimettono fortemente in discussione, e forse, l’annullano per l’ennesima volta, in nome di un “sistema mondo” in cui l’automatizzazione sempre più “intelligente”  dei processi,  torna a mettere in crisi la nostra individualità, peggio, mette in discussione il nostro stesso ruolo nel mondo. Ripartendo dunque dalla nostra principale vocazione: il giornalismo, e tutte le sue diverse coniugazioni,  ci rimettiamo in marcia, e veniamo ad incontrarVi direttamente sul campo, per provare a ragionare insieme, di cambiamento, di informazione e di regole, magari nuove, certamente “molto incerte”, “alquanto dubbie”,  e soprattutto, in molti casi, “probabilmente inutili”.  Il 20,  gennaio saremo a Bologna presso l’auditorium della Regione in Viale Aldo Moro 18; il 21 ci trasferiremo a Milano presso lo Iulm, aula 131 terzo piano,  in Via Carlo Bo; e il 22 saremo a Torino nell’aula Toniolo del circolo della stampa, in corso Stati Uniti; a partire dalle ore 10 (ma per registrarVi le segreterie degli eventi saranno aperte già alle 9,00), per parlare di giornalismo del presente, di dati, e di modelli produttivi ad alta sostenibilità sociale nel giornalismo e nell’editoria. In altri termini abbiamo provato a mettere insieme un modulo di formazione “slim” derivato direttamente dai nostri  studi sull’informazione, la comunicazione e l’economia digitale, e ora proviamo a proporlo in giro per l’Italia.   Nasce digitOnTour sei ore di formazione divise in due sessioni di 3, la prima anche deontologica, la seconda più tecnica, fruibili in forma distinta, ma Vi consigliamo di iscriverVi a entrambe perché differenti, utili,  e soprattutto complementari. Un primo passaggio per seminare qualche concetto e provare a portare un pochino d’ordine in un universo sempre più in tumulto, sempre più inutilmente complicato, e soprattutto in perenne, fortissimo  e inarrestabile declino, almeno apparentemente. Ci riferiamo in particolare al mondo dell’informazione, ma come vediamo ogni giorno tutti noi, la metafora ben si adatta a tutto quello che accade quotidianamente nella vita di tutti i giorni,  proprio perché a mutare non sono singole parti del tutto, ma proprio l’insieme in ogni sua componente. La migliore sintesi di quello che si potrà trovare in questi nostri tre prossimi incontri è contenuta nei titoli degli incontri stessi e nella scheda di sintesi di presentazione dei medesimi:

 

 

Media education (noi siamo media): Imparare a leggere, scrivere e comportarsi deontologicamente dopo essere nati o diventati digitali. Il metodo giornalistico come chiave di lettura della realtà.

 

 

Le prime tre ore saranno dedicate alla “media education” non intesa come spiegazione di come è composto ed articolato il sistema mediatico, ma di come sia profondamente cambiata la composizione dello stesso e la sua fruizione da parte di ciascuno di noi: professionisti, addetti ai lavori o semplici passanti “digitali”. In particolare proveremo a riflettere sul ruolo del giornalismo in tutto questo, e ragioneremo su come “fare giornalismo” possa essere un modo, una eccellente chiave di volta, per comprendere e re-imparare a muoversi e gestirsi,  in questa nuova e mutata realtà “quasi completamente digitale”. Uno strumento probabilmente utile ai professionisti del settore, ma anche una modalità di approccio “sociale” indicata e forse preziosa anche per tutti gli altri. L’idea non è quella di trasformare chiunque in un professionista dell’informazione; bensì dotare ognuno di quegli anticorpi necessari alla formazione di un sistema di difesa “automatico”, contro la proliferazione sistematica e non arginabile di informazioni, dati e notizie: verosimili e pure quasi identiche alla verità, ma invece quasi sempre, ahinoi, del tutto fasulle.  O peggio ancora modulate appositamente sulle nostre aspettative, senza che nessuno di noi ne abbia fatto espressamente richiesta. Educazione ai media nell’ambiente sociale iper complesso significa, non tanto e non solo, capire i mezzi di comunicazione e imparare ad usarli, quanto comprendere che siamo oramai tutti, nello stesso tempo: comunicatori e mezzi di comunicazione; e che nell’era dell’informazione, non sono le notizie a mancare, bensì gli elementi utili per riuscire a distinguere i fatti.  Il vero dal falso, e soprattutto il verosimile dal vero. Comprendere i rudimenti operativi della società dell’informazione, a partire da come si sta sui social, come si scrive un commento, come si interloquisce con le persone, come si cercano e si coltivano relazioni online, come si discute online senza trasformare la diatriba in una tempesta. Per dirla con Bruno Mastroianni, rimanendo umani e disputando felicemente.

 

 

 

 

 

I giacimenti dei dati e le nuove miniere del lavoro (come trasformare i database in occasioni di lavoro dentro gli scenari della sharing e gig economy). L’economia dei lavoretti, il mercato del lavoro e l’analisi dei dati nel lavoro giornalistico.

 

 

 

Le seconde e conclusive tre ore di formazione #digitOnTour, lungi dall’essere slegate dalle prime, ma anzi, in quanto logica e studiata prosecuzione delle precedenti, ci porteranno dentro una serie di aspetti pratici e praticati del mondo del lavoro,  in particolare della professione giornalistica. La società dei dati, dove il prodotto non siamo noi, come vorrebbero farci credere, è qualcosa di decisamente complesso e non inutilmente complicato. I dati, se liberi, interscambiabili, e lavorabili, sono una grande opportunità. Big data, l’uso dell’intelligenza artificiale e le nuove figure professionali per accedere e lavorare a tutti questi dati, non solo attraverso meccanismi tecnologici e di marketing, ma come nuovo approccio culturale.

 

 

Come spiega molto bene, riferendosi proprio al settore editoriale,  in una sua riflessione sui nostri prossimi incontri pubblicata  in questi giorni,  Luca Corsato, data scientist e  relatore dei nostri prossimi appuntamenti sul campo: “Il costo di un giornale, l’abbonamento ad una newsletter o a un paywall non coprono i costi del personale e della struttura tecnologica, a meno che non siano le persone a comporre gli elementi della struttura informativa stessa. Uber, Deliveroo, o Airbnb, non possiedono i beni venduti e nemmeno hanno dipendenti bensì collaboratori. Oggi la chiamiamo gig economy ma se si legge un epistolario di Manuzio o di qualsiasi altro intellettuale dal ‘300 in poi si scoprirà che è sempre stato così per i “lavoratori della conoscenza”. 

 

 

Il dato, per dirla con il sociologo della complessità Piero Dominici, non è un dato di fatto, va argomentato e spiegato. Un altro necessario passaggio per comprendere il cambiamento in atto, passa obbligatoriamente dall’analisi dei modelli economici. In particolare sharing e gig economy. Partendo da un’analisi approfondita di tali economie, introdurremo un nuovo modello di sviluppo basato su elementi di eticità e di sostenibilità sociale,  e specificamente studiato per l’industria dell’informazione.

 

 

 

Un modello studiato dal nostro Marco Dal Pozzo e che qui, dentro al nostro osservatorio scientifico sull’informazione e la comunicazione, e poi ancora nei nostri incontri pubblici in seno agli eventi digit;  abbiamo provato ad approfondire, a portare nelle scuole perché venisse ulteriormente studiato e vagliato; e a suggerire ad alcuni gruppi editoriali, piccoli e grandi, perché si procedesse ancora una volta ad avviare più approfonditi e dettagliati processi di revisione, studio e verifica (trovando purtroppo pochissimo interesse e ascolto). Un modello ed uno studio,  che  abbiamo proposto alle istituzioni della nostra professione in modo diretto e indiretto; e che ora proviamo a raccontare e proporre,  capillarmente,  dentro i nostri incontri di formazione,  direttamente ai singoli professionisti del sistema informativo e a tutti coloro: appassionati, semplici curiosi, nuovi lavoratori della filiera, nativi digitali e non;  che ci faranno il grande onore di venirci a trovare in questo nostro peregrinare in giro per l’Italia.  Per il momento grazie a tutti per l’attenzione,  e arrivederci a presto, magari proprio a Bologna, oppure a Milano o ancora a Torino, la prossima settimana ;)

 

 

 

 

 

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