Partendo dai suoi ultimi studi sulle differenze fra lavoro analogico e digitale e sulle conseguenti difformità  nei diritti dei lavoratori analogici e quelli digitali, Marco Dal Pozzo ci accompagnerà in un breve viaggio su tema a partire dalla forma principale del lavoro dell’uomo in ogni tempo dell’antichità : la schiavitù, fino al lavoro “industriale”, confrontando le catene di montaggio della prima industria automobilistica moderna, con le catene di montaggio – o forse sarebbe meglio dire di sfruttamento selvaggio – imposte dall’industria digitale, dove i diritti dei lavoratori sono andati via via scomparendo, lo stesso tempo libero è diventato un miraggio, e dove lo sfruttamento sistematico “dell’oggetto uomo”, sembra non avere mai fine. Come accade nei magazzini delle techno-corporation dove le cose vengono riposte secondo il “disordine programmato e programmabile dell’intelligenza artificiale” e non un ordine umano, per poter avere il pieno controllo degli operai umani in ogni istante del loro turno di lavoro. Controllati secondo dopo secondo e incapaci di gestire anche un solo passo dentro all’azienda senza che sia loro impartito un qualche tipo di comando. O come accade per i cosiddetti “liberi professionisti” della consegna a domicilio, o del trasposto di persone o cose, o ancora per i “turchi meccanici”, della tastiera. Veri e propri nuovi schiavi del lavoro, senza diritti riconosciuti, e senza tutele di nessun tipo, ma soprattutto senza una pratica lavorativa consolidata, un mestiere, qualcosa di cui essere fieri e propalatori.
Partendo dall’osservazione della piramide di Maslow, e adattando questo strumento di studio alle esigenze dei lavoratori del presente – oggi appesantiti, o migliorati, chi può dirlo – dall’obbligo ad essere smart worker; Dal Pozzo ripercorrerÃ
Chi e cosa sono costoro: imprenditori? Dipendenti? Qualcos’altro? Cosa sta accadendo sul piano normativo in Italia, in Europa, e in America? Bastano/basteranno nuove norme, o serve una riflessione culturale più ampia per comprendere i cambiamenti sociali che l’introduzione di questi lavori ha portato con se? Quanto si è impoverita, e si va ancora impoverendo e imbarbarendo, la nostra società , accettando questo specifico modello di lavoro? Queste sono solo alcune delle molteplici domande da cui prenderà spunto la lezione del nostro associato Marco Dal Pozzo, martedì prossimo 24 novembre.
Sul ruolo delle meta-nazioni digitali e in particolare di una delle più imponenti OTT del pianeta, indugerà il secondo relatore/amico/sodale, impegnato nel ciclo di seminari di approfondimento che terremo in questi giorni all’Università di Perugia. Il secondo relatore, a partire dalle ore 14 del 25 novembre, per il corso di studi di Sociologia dei processi culturali e comunicativi del professor Piero Dominici, sarà il manager dei dati – ma anche artista e pittore veneziano - Luca Corsato. Il data manager impegnato da anni in progetti pubblici e privati sulla realizzazione, gestione e sfruttamento degli archivi analogici e digitali; osservando e analizzando il modello di business di Google, proverà a spiegare ai partecipanti alle tre ore di lezione, come funzionano “veramente” i giacimenti di dati in questa nostra società dell’informazione. Del resto è proprio costruendo un percorso di apprendimento sul funzionamento di un motore di ricerca – uno a caso – e poi su come il relativo agglomerato di algoritmi determina l’attività di ricerca dei dati in rete da parte di Google, che gli studenti potranno entrare con i giusti elementi nel complesso mondo dei dati, e della loro comprensione e decodifica. Se “i dati non sono dati di fatto”, come spiega molto bene proprio il professor Dominici in uno dei suoi ultimi libri: “dentro la società interconnessa”, forse anche il vaticinio di Chris Anderson di una dozzina di anni fa che prometteva che: “con un sufficiente quantitativo di dati i numeri parleranno da soli†andrebbe rivisto e ridiscusso. Il documento digitale – il file - che contiene tutto il testo della Bibbia pesa poche decine di kb, mentre la foto di un dolce appena sfornato e che posto sul mio account social, può pesare 10, ma anche 100 o 1000 volte di più. La foto è pesante ma contiene pochissime informazioni rispetto a quelle presenti nel testo sacro, contenuto in un file molto più leggero. Pensiamo all’epidemia di Covid 19, ai dati raccolti e alla loro efficacia. Come funziona il tracciamento e come dovrebbe funzionare. Quali sono i dati utili, come debbono essere raccolti, e come possono essere catalogati per fare in modo che siano davvero utili, e possano contribuire a fornirci utili strumenti per contenere il contagio e combattere l’epidemia?
Come spiega molto bene il giornalista e scrittore Nicholas Carr nel suo libro “la gabbia di vetro” parlando proprio di dati e complessità :
“Il mondo moderno è sempre stato complicato. Frammentato in ambiti specializzati di capacità e conoscenze, vincolato a sistemi economici e di altro tipo, esso scoraggia qualsiasi tentativo di comprenderlo nella sua totalità . Ma adesso è la complessità stessa a restarci nascosta, in un grado molto superiore rispetto a quanto ci sia mai capitato in precedenza. Essa sembra scomparire dietro l’artefatta semplicità dello schermo, con la sua interfaccia facile e scorrevole. “Complessità elettronica occulta†l’ha definita il politologo Langdon Winner.
Una parte della chiacchierata online sarà dedicata all’esame di alcune delle 100 regole di disobbedienza digitale che Zamperini propone in coda al suo volume, come ad esempio:
Navigate liberamente per il web fuori da Google e da Facebook, rimbalzando di sito in sito.
oppure
Prima di scattare una foto pensateci e ripensateci. Prima di pubblicare una foto pensateci. Prima di pubblicare una foto
ripensateci.
o ancora, a proposito di OTT:
Dite con regolarità ad Amazon che i suggerimenti di nuovi acquisti non sono stati utili.
La cultura, la conoscenza dei meccanismi che governano il mondo digitale, la consapevolezza di come i nostri comportamenti siano studiati, osservati, valutati e poi sfruttati in ogni modo possibile da parte di compagnie private che hanno come unica finalità il proprio profitto e non il bene comune; saranno una parte fondamentale della lezione di Nicola Zamperini. del 26 novembre, in cui un’attenta riflessione sarà dedicata alla memoria, agli archivi digitali e alle nuove professioni del mondo digitale.
Speriamo di avervi con noi in questi tre appuntamenti, grazie di essere arrivati fino a qui, e alla prossima. ;)