Report 2024 dell’Osservatorio sul giornalismo digitale: alla ricerca del lettore preduto

E’ stato pubblicato il Report annuale 2024 dell’Osservatorio sul giornalismo digitale che si pone l’obiettivo di studiare e dare un quadro generale dei cambiamenti, delle tendenze e dei rischi nel mondo dell’informazione.

Il progetto è stato presentato il 7 maggio presso la sede dell’Ordine dei Giornalisti durante il convegno guidato dal presidente dell’OdG, Carlo Bartoli, e dal presidente della Commissione Cultura, Elena Golino, è patrocinato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e dal Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP). Il rapporto è stato presentato con gli interventi della vicepresidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni, dell’Avv. Deborah Bianchi, dei giornalisti Andrea Iannuzzi (caporedattore a La Repubblica), Lelio Simi e del coordinatore dell’Osservatorio Antonio Rossano.

Nuovi scenari del giornalismo, la trasformazione dei lettori in fruitori dell’informazione, la nuova soggettività dei giornalisti “senza giornali”, ruoli e uso in redazione dell’Intelligenza artificiale (anche generativa) e la necessità di una etica e una deontologia per l’informazione professionale su tutte le piattaforme. Inoltre, le nuove regole internazionali sul digitale nell’Unione Europea: IA ACT, Digital Service Act, EMFA, confronto con le norme negli USA e in Cina. Questo e molto altro nel secondo Rapporto sul giornalismo digitale realizzato dall’omonimo Osservatorio promosso dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

Si può salvare il giornalismo? Quali sono le tendenze e le influenze delle nuove tecnologie sul mondo dell’informazione? In quale panorama normativo vanno ad operare questi cambiamenti? Dove e come si informano le persone? Sono queste alcune delle domande su cui è ruotato il dibattito nel corso della presentazione del Report, svoltasi martedì 7 maggio, a Roma, presso la sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti.

Il Rapporto, coordinato da Antonio Rossano, quest’anno si focalizza sul “lettore perduto” ovvero sulla frammentazione delle fonti di informazione la cui natura non è sempre di tipo giornalistico, determinando nuovi ambiti e canali attraverso cui l’informazione viene fruita.

Nel Rapporto trovano spazio degli approfondimenti tematici di Mario Tedeschini Lalli, Lelio Simi,  Gabriel Kahn, Andrea Iannuzzi, Elena Golino , Deborah Bianchi, Ginevra Cerrina Feroni, Giovanna Cosenza e Gennaro Annunziata

“Abbiamo la percezione di un panorama che si muove a velocità incostante, con accelerazioni e rallentamenti – ha detto il presidente dell’Ordine Carlo Bartoli alla presentazione del testo -. Vogliamo trasformare questo rapporto in un patrimonio condiviso per tutti i colleghi, uno strumento prezioso per comprendere i fenomeni in corso ed orientarsi nel vortice delle continue trasformazioni che interessano la nostra professione”.

La presidente della Commissione Cultura dell’Ordine, Elena Golino, ha invece ripercorso l’attività portata avanti dall’organismo, a partire dal bando con il Ministero dell’Istruzione e del Merito per capire la diffusione dell’intelligenza artificiale nelle scuole. “Occorre rivolgere la massima attenzione ai ragazzi per comprendere dove vanno”, ha sottolineato.

Il Report, dal titolo ‘Il lettore perduto’, sottolinea il consolidarsi di tre processi già evidenziati nella passata edizione: il crollo delle vendite e della distribuzione, sia per quanto riguarda il giornale di carta, che per il digitale; la “rivoluzione” dell’intelligenza artificiale che in maniera repentina e rapidissima sta modificando lo scenario dell’informazione; il pluralismo dell’informazione che langue, sia a livello globale che locale, a seguito del calo della fiducia dei lettori nei confronti dei media tradizionali e nuovi.

Anche alla luce del nuovo Regolamento europeo sui servizi digitali – come emerge da un’analisi di Ginevra Cerrina Feroni, vice presidente del Garante per la privacy – sono le stesse norme che, consegnando alle grandi piattaforme il compito di essere contemporaneamente soggetto controllato e controllore, annichiliscono la possibilità di un pluralismo effettivo ed efficace.

Sullo sfondo c’è il fenomeno della “News Avoidance”, ovvero la sistematica fuga dalle notizie che sono ormai portatrici solo di eventi drammatici, ma soprattutto quello della perdita di rilevanza del giornalismo. Con la polverizzazione delle fonti di informazione, la nascita dell’economia dei “creators”, nuove fonti si sono candidate ad assumere il ruolo di informatori nel pubblico e sono gli influencer, i siti di marketing che creano contenuti ad hoc per scopi assolutamente diversi da quelli del giornalismo che è e resta uno dei pilastri della democrazia.

Questi siti, queste pagine social, utilizzano i linguaggi più appropriati per comunicare con il pubblico, un format informale e diretto, che adopera l’audiovisivo come contenitore primario per i propri messaggi. Ed è qui che il giornalismo – si evidenzia nel Report – dovrebbe soffermarsi, individuando, o forse ritrovando, la propria identità in un processo di selezione e presentazione dell’informazione basato su principi etici e deontologici specifici.

L’executive summary del report 2024

Nell’edizione 2023 del Report avevamo concentrato l’attenzione e le nostre analisi su tre fenomeni che, in quel momento, apparivano come rilevanti se non fondamentali per il nostro ecosistema informativo:

  • il crollo delle vendite e della distribuzione, sia per quanto riguarda il giornale di carta, che per il digitale, dopo un breve periodo, per quest’ultimo, di forte crescita connesso all’immobilità ed al blocco della nostra socialità, decretate dal governo nel tentativo di contrastare la diffusione della pandemia;
  • la “rivoluzione” dell’intelligenza artificiale che in maniera repentina e rapidissima stava modificando del tutto lo scenario dell’informazione e della comunicazione, trasformando in maniera strutturale i processi di acquisizione e distribuzione della conoscenza;
  • il pluralismo dell’informazione che appariva languire, sia a livello globale che locale ed avevamo raccolto dati e informazioni da molti studi e ricerche scientifiche evidenziando come il fenomeno fosse evidentemente interconnesso con i processi globali economici e politici e direttamente con il calo della fiducia dei lettori nei confronti dei media tradizionali e nuovi.

Ebbene tutti e tre qui processi hanno continuato ad evolversi e sono stati comunque oggetto del nostro nuovo rapporto ed in forme diverse, solo apparentemente più indirettamente, abbiamo trattato del pluralismo parlando del nuovo Regolamento europeo sui servizi digitali, con un’analisi della professoressa Cerina Feroni che ha dimostrato come, ancora una volta, sono le stesse norme che, consegnando alle grandi piattaforme il compito di essere contemporaneamente soggetto controllato e controllore, annichiliscono la possibilità di un pluralismo effettivo ed efficace.

Abbiamo continuato a parlare di intelligenza artificiale, questa volta molto più nel concreto e con uno sguardo attento e mirato a ciò che accade nel nostro paese, grazie all’analisi di un “insider” come Andrea Iannuzzi, caporedattore di Repubblica, che ha raccolto interviste e pareri da tutte le maggiori realtà editoriali del paese. È un processo evidentemente inarrestabile che seguiremo nel tempo e con profonde implicazioni di tipo etico, tecnologico, cognitivo, sindacale.

Abbiamo continuato a seguire, sia pur indirettamente, le problematiche del calo delle vendite e della distribuzione evidenziando fenomeni come la “News Avoidance”, ovvero la sistematica fuga dalle notizie che sono ormai portatrici solo di eventi drammatici, tristi e spesso insopportabili per la nostra psiche.

Ma, prima di partire, ci siamo anche resi conto che il fenomeno più rilevante che aveva attraversato e maggiormente caratterizzato, in questi ultimi tempi il nostro ecosistema informativo, che riguarda specificamente il giornalismo, i giornalisti ed i giornali, e che può determinare importanti conseguenze, era, è , la perdita di rilevanza del giornalismo. In effetti lo aveva scritto, proprio nel nostro Report del 2023, Richard Gingras, Vicepresidente di Google per le News: “La più grande sfida che il giornalismo deve affrontare è la sua rilevanza.”

Con la polverizzazione delle fonti di informazione, la nascita dell’economia dei “creators”, nuove fonti si sono candidate ad assumere il ruolo di informatori nel pubblico e sono gli influencer, i siti di marketing che creano contenuti ad hoc per scopi assolutamente diversi da quelli del giornalismo che è e resta uno dei pilastri della democrazia.

Questi siti, queste pagine social, utilizzano i linguaggi più appropriati per comunicare con il pubblico, un format informale e diretto, che adopera l’audiovisivo come contenitore primario per i propri messaggi.

Ed è qui che il giornalismo, attraverso i suoi interpreti, editori, giornalisti, analisti, esperti dovrebbe soffermarsi, individuando, o forse ritrovando, la propria identità in un processo di selezione e presentazione dell’informazione basato su principi etici e deontologici specifici. In particolare, come evidenziato da Tedeschini Lalli, il giornalismo si trasforma al di là della sua manifestazione industriale, ponendo l’accento sui suoi valori fondamentali che animano, o dovrebbero animare, il processo di costruzione e diffusione delle informazioni.

Abbiamo pertanto tentato di fotografare questi processi, cercando di mostrare a chi legge che, oltre le contingenze ed i fenomeni più marcati, altre cose stanno accadendo e sono probabilmente più o almeno altrettanto importanti per i giornalisti, di una tecnologia che cambia: i giornalisti dovranno imparare ad usare questa tecnologia, diventare, come saggiamente scrive Tedeschini Lalli, scienziati dei dati o, nel caso, di Large Language Models.

Ma devono forse prima capire chi sono e dove sono.

Una ampia sezione di questo report è dedicata agli aspetti giuridici e normativi dell’intelligenza artificiale. Con Deborah Bianchi, abbiamo dedicato ben sei capitoli alla descrizione comparativa del panorama normativo a livello internazionale, guardando ovviamente ai tre centri di sviluppo principale di queste tecnologie, Europa, Cina e Stati Uniti. Data la rilevanza della materia, per ciò che attiene l’informazione giornalistica e nel suo complesso, abbiamo trattato in dettaglio, spesso entrando nel merito con esempi concreti, questioni come la disinformazione, la disintermediazione, l’etica ed il diritto d’autore.

Appare evidente come la tecnologia corra molto più veloce rispetto alle istituzioni che tentano di normarla; istituzioni nazionali che sono governate da interessi, obiettivi e sistemi culturali diversi ed in competizione tra loro, mentre quelle internazionali non hanno poteri e credibilità per imporre i propri orientamenti.

Il report 2024 dell’Osservatorio sul giornalismo digitale

Il progetto dell’Osservatorio è patrocinato da AGCOM e Garante Privacy e si pone l’obiettivo di studiare, analizzare e comprendere gli scenari e le dinamiche strutturali del giornalismo nella sua continua evoluzione e nei suoi profondi cambiamenti.

L’Osservatorio sul giornalismo digitale è un progetto del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, nell’ambito di competenza della Commissione cultura e riconosciuto da autorevoli istituzioni nazionali nel campo regolatorio dell’informazione e della comunicazione quali AGCOM e Garante Privacy, che si pone l’obiettivo di studiare, analizzare e comprendere gli scenari e le dinamiche strutturali del giornalismo nella sua continua evoluzione e nei suoi profondi cambiamenti.