Il web prima di tutto. La rivoluzione di ‘Digital First Media’
Le linee dei profondi mutamenti imposti alle redazioni dal nuovo approccio giornalistico di  Digital First Media, il grande gruppo americano (quasi 100 quotidiani e più di 200 magazine) che si è ribattezzato così per sottolineare la sua determinazione a reinventarsi completamente per sopravvivere.
E sembra che la cosa funzioni…
- Tripla mission editoriale: breaking news, inchieste e coinvolgimento del pubblico.
- Pensare per prima cosa al web, a qualsiasi ora della giornata; non mettere da parte mai un articolo.
- Inizio del lavoro dei giornalisti, in tutte le testate del gruppo, alle 6 del mattino!
- Integrare i lettori nel processo produttivo: riunioni di redazione quanto più spesso aperte al pubblico, che può suggerire articoli e servizi, pubblicazione dei programmi editoriali e delle agende.
- Creare delle strutture di lavoro d’ inchiesta in tutti i giornali.
- Il racconto può essere fatto sotto forma di testo, foto o video. Tutti i redattori sono dotati di una piccola videocamera
- Molta formazione per il personale.
Sono i lineamenti del profondo cambiamento imposto alle redazioni dall’ approccio giornalistico di  Digital First Media, il grande gruppo americano (quasi 100 quotidiani e più di 200 magazine) che si è ribattezzato così per sottolineare la sua determinazione a reinventarsi completamente per sopravvivere.
E il bello – commenta Metamedia.fr – che tutto questo sembra funzionare molto bene!
Jim Brady, il responsabile del settore digitale del gruppo, ha spiegato le linee di base di questo processo in un intervento di qualche giorno fa su France Télévisions, segnalando in particolare i due cambiamenti profondi che il web ha provocato.
E cioè:
– consentire agli utenti la possibilità di un accesso continuo – 24/7 – e ubiquitario
– cancellare le frontiere fra i formati, testo, foto, video, e approfittare di ciascuno di essi.
‘’Se volete che il web sia una tv è una tv, se volete che sia un giornale è un gionale, se volete vedere un film è cinema!’’, osserva Brady.
Da qui le priorità assegnate ai giornali del gruppo che, nelle rispettive città , dispongono di grandi redazioni e di numerosi addetti al commerciale.
Sia sul piano dell’ organizzazione redazionale, come abbiamo visto sopra, sia sul piano dell’ impostazione economica.
- Niente paywall sui siti: ‘’è quello che rimane da fare quando uno ha provato tutto! Ma è come gettare olio sul fuoco! La gente non ha mai pagato per l’ informazione’’.
- Cambiare la struttura portante del settore commerciale mettendo fortemente l’ accento sul digitale.
- Tagliare a fondo sui costi di stampa.
- Investire nelle start-up tecnologiche.
Ma, soprattutto, una leadership editoriale e commerciale che viene dal digitale e che sappia quindi spiegare allo staff – prima ancora di formarlo alle nuove pratiche – perché questi cambiamenti siano cruciali. Quelli che rifiutano, grazie e arrivederci. Con un messaggio forte per gli altri: questa volta facciamo sul serio!
Il mese scorso John Paton, Ceo del gruppo, col suo spirito spesso provocatorio,  aveva risposto alle domande di Metamedia.fr : “La minaccia maggiore per i giornali e i media non viene da internet o dal digitale ma dagli editori inconsistenti e paurosi, quelli che aspettano solo la pensione e non si prendono un minimo di rischio’’.
Ora Brady* ha aggiunto che i risultati sono promettenti:
- Gli effettivi fra I giornalisti del gruppo sono diminuiti solo del 2%, mentre negli altri giornali Usa i posti di lavoro persi sono dell’ ordine del 10%; e gli addetti al commerciale sono rimasti stabili.
- A due anni di distanza, il  Journal Register, il primo gruppo di Digital First Media, è tornado in attivo (41 milioni di euro nel 2011) e il secondo (Media News Group) va meglio.
- Il digitale rappresenta ora il 30% dei ricavi (70% la carta) contro il meno di 5% di due anni fa.
‘’ Non c’ è una ricetta magica ma varie possibilità . Chiediamo così a tutte le nostre testate di dirci in quale anno prevedono di realizzare il famoso equilibrio: quando le entrate del digitale saranno per lo meno uguali a quelle della carta. Ci vorrà ancora qualche anno, ma i nostri ricavi digitali crescono già del 50% all’ anno. (…)
Certo, non è facile. I cambiamenti non sono mai facile. Ma non si può più continuare come prima. Quelli che hanno visto l’ acqua salire, prima alle ginocchia, poi al petto e ora fino al naso, pensano ancora che dovrebbe abbassarsi! Ma allora bisogna immergersi e nuotare per raggiungere un’ isola digitale che forse sarà più piccola, ma più sicura!’’
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*Jim Brady, che è anche presidente dell’ Online News Association (ONA), la più grande organizzazione mondiale di editoria giornalistica online, ha fornito le cifre del nuovo modo di informarsi degli americani, che è possibile trovare qui.