Crisi durissima per le testate tradizionali, ma l’ impatto del web sul sistema sarà complessivamente positivo
Anche se tre giornalisti italiani su 4 sono convinti che molti mezzi e molte testate tradizionali andranno in crisi o chiuderanno e se i pessimisti circa gli effetti negativi di Internet sull’ occupazione dei giornalisti (39%) superano lievemente gli ottimisti (34%), l’ impatto del web sul sistema dell’ informazione sarà nel complesso positivo.
È quanto emerge da uno studio realizzato da Astra Ricerche e presentato in occasione dei 50 anni della legge istitutiva dell’ Ordine dei giornalisti, celebrati il 7 febbraio  a Roma con il convegno sul tema “Giornalisti: mezzo secolo di Ordine tra etica, professionalità e cambiamentoâ€.
Secondo lo studio – che ha coinvolto 1681 giornalisti e di cui pubblichiamo le sintesi diffuse dal Consiglio nazionale dell’ Ordine – la radio è considerata il mezzo più rispettoso della deontologia professionale, seguito da quotidiani, Internet e per ultima la tv.
Per quanto riguarda l’ etica, i giornalisti sono convinti che sia necessario formare meglio i futuri professionisti e sospendere le sovvenzioni alle testate che hanno comportamenti ripetutamente scorretti.
Sul piano ottimismo/pessimismo, l’ atteggiamento complessivo del campionemette in luce, con ogni evidenza, che il primo (68%: per più della metà intenso) prevale sul pessimismo (6%) e sull’ ambivalenza (26%).
Con un’aggiunta interessante – aggiunge la sintesi -: la propensione positiva a medio termine è maggiore della media nel centro-nord (specie nel Triveneto e nelle regioni ‘rosse’), tra le donne, tra i praticanti e – un po’ meno – i pubblicisti, sorprendentemente tra i giornalisti di età superiore ai 49 anni (con un ‘picco’ tra gli ultra59enni).
A conferma, la Ricerca segnala i sentimenti, gli atteggiamentiche gli intervistati dichiarano di provare quando pensano alla crescitadell’ utilizzo del webanche in Italia per avere informazioni, notizie, commenti.
Nel 68% il giudizio è positivo o – meno – entusiasta, il 18% risulta ambiva-lente, solo per il 14% appare angosciato.
All’ incontro sono intervenuti il presidente del Consiglio nazionale Enzo Iacopino; il prof. Enrico Finzi che ha presentato la ricerca; Monica Maggioni, Direttrice di Rai news; Caterina Malavenda, Avvocato cassazionista, penalista e giornalista pubblicista; Francesco Occhetta, giornalista e gesuita.
Aprendo i lavori Iacopino ha espresso la necessità di “mettere in campo un’ idea di riforma della professione che punti a dare riconoscimento alle migliaia di giovani di tante età che vivono ai margini delle redazioni, a volte senza contributi. Dobbiamo avere il coraggio e la competenza per cambiare con la consapevolezza che qualcosa è stato fatto, a partire dalla Carta di Firenze. Per la riforma serve però il contributo di tutti, non solo i politici, ma anche i giornalisti a prescindere dal bollino che hannoâ€.
Iacopino ha anche ricordato che dal 2006 ad oggi oltre 1300 giornalisti sono stati minacciati. Una di loro, Francesca Santolini, cronista del Giorno, che dopo essersi occupata di alcune inchieste sulla ‘ndrangheta al Nord è stata vittima di un’intimidazione, ha testimoniato dal palco la sua esperienza, chiedendo di dare centralità ai giornalisti di provincia. È intervenuta anche il direttore di Rainews, Monica Maggioni. “Dobbiamo avere il coraggio del reality check – ha affermato -, di confrontarci con il pubblico per capire il nostro grado di eticità . In tv c’è l’annosa questione della spettacolarizzazione: se la televisione si desse codici etici e standard superiori la situazione migliorerebbe”.
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Le sintesi della Ricerca sono
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