Immagini senza tempo
di Marco Capovilla
Capita a volte di discutere, tra fotografi, sulla opportunità  -necessità  di specificare la data in cui le foto sono state scattate, assieme alle altre informazioni (chi? dove? cosa? perchè?) che danno significato e contestualizzano l’immagine destinata ad usi giornalistici.
E mentre tutti, generalmente, sono d’accordo sull’indicazione scrupolosa della data nel caso in cui si tratti di immagini relative ad eventi riconoscibili e di valore “storico” o almeno documentario, quali ad esempio manifestazioni, incidenti, attentati o comunque eventi di grande risonanza mediatica, molte sono le riserve dei colleghi quando si parla di ritratti. Si ritiene infatti che, a differenza dei fatti di stretta attualità, i ritratti si possano e si debbano prestare a molteplici utilizzi, ben al di là dell’occasione contingente in cui sono stati fatti.
Si intuisce immediatamente che, a prescindere da discussioni teoriche sull’opportunità di pubblicare a distanza di mesi il ritratto di un politico, di un personaggio dello spettacolo o di un cittadino coinvolto in qualche fatto di cronaca, quello che i colleghi contrari alla datazione (e le agenzie che li rappresentano) tendono a salvaguardare è la “vendibilità” dell’immagine, il suo potere commerciale ben oltre il momento in cui l’immagine è stata prodotta.
(continua)