#FOIA4Italy, si rinnova la campagna per il diritto d’accesso alle informazioni pubbliche

Foia4ItalyOpacità, burocrazia, corruzione si annidano tra le piaghe inaccessibili dell’operato della Pubblica Amministrazione italiana. Ne consegue la crescente sfiducia da parte di cittadini, imprese, investitori e istituzioni internazionali. Un danno ingente e difficile da calcolare, le cui conseguenze affondano in due ambiti parimenti vitali per la ripresa del Paese: economico e socio-culturale.

 

La nuova campagna #FOIA4Italy rilancia la sfida al premier Renzi per sancire il diritto di tutti ad accedere alle informazioni pubbliche come antidoto alla stagnazione istituzionale, economica e socio-culturale, nonché come volano della reale trasparenza e partecipazione civica.

 

di Andrea Fama

 

“Le informazioni in possesso dell’amministrazione pubblica appartengono al popolo americano”. È questo l’assunto di base del Freedom of Information Act-FOIA, normativa che sancisce per chiunque il diritto di accedere alle informazioni della PA introdotta negli USA il 4 luglio di quasi 50 anni fa (in Svezia è stato adottato qualche secolo fa).

 

Qui e ora, invece, opacità burocrazia corruzione si annidano tra le piaghe inaccessibili dell’operato della Pubblica Amministrazione italiana: cosa combinano i nostri rappresentanti non è dato sapere. Ne consegue la crescente sfiducia da parte di cittadini, imprese, investitori e istituzioni internazionali. Un danno ingente e difficile da calcolare, le cui conseguenze affondano in due ambiti parimenti vitali per la ripresa del Paese:

 

  • Economico – Giusto un mese fa il Censis ha stimato un crollo degli investimenti esteri del 58% nel quinquennio 2007-2012 (oggi ammontano a 12,4 miliardi di Euro), dovuto alla perdita di attrattività del Bel Paese proprio per le ragioni di cui sopra. E a febbraio la Commissione Europea ha calcolato che in Italia si concentra la metà della corruzione del vecchio continente: 60 miliardi di Euro il costo per i cittadini italiani, 1.000 Euro a testa, circa il 4% del PIL. Solo per citare i dati più recenti.

 

  • Socio-culturale – Senza gli strumenti per capire, giudicare e partecipare alla vita pubblica che derivano dal potere dell’informazione e della conoscenza, il rapporto tra cittadini e istituzioni assume le pericolose sembianze di quello tra sudditi e sovrani, alimentando clientelarismo, malaffare e impunità. Il resto lo fa il deficit reputazionale con l’estero, che si lega anche ai mancati investimenti, e così il cerchio si chiude.

Poiché la democrazia muore dentro ai cassetti chiusi della PA, e con essa la speranza di un vero sviluppo socio-economico, è necessario aprirli subito questi cassetti e far entrare la luce salubre della trasparenza. Come? Adottando anche in Italia il FOIA che,  sancendo per chiunque il diritto di accedere alle informazioni della PA, consente tra le altre cose il controllo dell’operato pubblico e il suo miglioramento attraverso la partecipazione attiva dei cittadini.

 

A questo scopo, oggi, in occasione di Digital Venice parte la campagna #FOIA4italy (hashtag Twitter che sta tirando parecchio), per rilanciare l’urgente necessità di un FOIA in Italia,  evidenziandone l’utilità pratica, come ribadisce il manifesto del progetto:

“Con il FOIA puoi sapere a che punto sono i piani per gli asili nido del tuo comune, ma anche dove sono gli investimenti promessi per contrastare la violenza domestica e avere dati certi sulla situazione sanitaria nella tua zona. Potresti scoprire la corruzione che si cela dietro a un appalto prima che sia troppo tardi. Ma più semplicemente, il FOIA ti serve quando vuoi sapere a che punto è la tua richiesta di visita specialistica all’ospedale o quando non sai perchè il tuo permesso di soggiorno tarda a essere rinnovato

Già da due anni, ormai, società civile, associazioni, istituzioni, ecc. lavorano trasversalmente per questo obiettivo attraverso la Iniziativa per un FOIA in Italia (www.foia.it), che ha lanciato diverse campagne sull’argomento, portando un acronimo ostico e semi-sconosciuto a entrare nel dibattito pubblico, prima, e nell’agenda politica, poi.

 

E non si tratta di agende qualsiasi: quella della presidenza della Camera dei Deputati (qui), di Palazzo Chigi (qui) e, soprattutto, di Matteo Renzi – che l’ha promesso durante la campagna per le primarie contro Bersani, per poi annunciarlo nel discorso di insediamento come Presidente del Consiglio e in diverse altre occasioni pubbliche).

 

Adottare il FOIA anche nel nostro Paese rappresenterebbe quella svolta epocale, quella “rivoluzione nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione” tanto invocata dal Premier, “tale per cui il cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante”.