Houston abbiamo un problema
Nella prima edizione di digit, eravamo nel lontano 2012, a Firenze, presso l’auditorium di Santa Apollonia e per gentile concessione dell’Università anche nella prospiciente sala della facoltà di Magistero, ospitammo, proprio in quella sala concessaci dall’ateneo, un workshop sulle cosiddette “querele temerarie” e sui perversi meccanismi “legali nonchè legittimi” che ancora oggi permettono ai più o meno potenti di turno di spaventare i giornalisti prima che esca una qualsiasi notizia, prima ancora che esca la notizia della notizia, insomma in poche parole meccanismi che imbavaglino quasi completamente la libertà di stampa senza bisogno di condannare all’ergastolo i giornalisti o di essere dittatori di uno Stato, ottenendo un effetto molto simile. Da noi funziona così, tutti zitti e palla avanti, nessuno si fa male per davvero e le notizie si finge che circolino ugualmente, ma quella che circola è purtroppo perlopiù fuffa. Ci sono eccezioni a questa amorfa amalgama naturalmente.
Così come ci sono posti dove queste eccezioni si prova a tutelarle. Manca ahinoi un vero impegno delle istituzioni in tal senso, mancano organi sovrani e trasversali alla politica e a tutte le altre varie ingerenze, che permettano a chi svolge la professione senza paura, di essere realmente tutelato, soprattutto se non ha alle spalle un grosso editore. In compenso e per fortuna c’è un posto fisico e virtuale dove si prova da anni a segnalare situazioni dove le pressioni indebite, se non le minacce non solo verbali ma anche e molto spesso fisiche nei confronti dei giornalisti vengono esercitate. E’ un posto chiamato Ossigeno per l’informazione. Il responsabile di questo osservatorio Alberto Spampinato era fra i relatori di quel panel nella calura di luglio presso l’auditorium dell’oramai ex facoltà di magistero. Le cose che disse, purtroppo a causa della nostra scarsa competenza di allora in parte sono andate perdute, era il primo digit chiediamo venia. Fortunatamente una piccola parte di esse siamo riusciti a conservarle e le trovate proprio al termine della clip che alleghiamo a questo post.
Crediamo che nel frattempo e nonostante la rivoluzione digitale le cose non siano migliorate. E l’ultima affermazione di Spampinato nella clip di digit allegata sui giornalisti che si autocensurano e che lo ammettono pubblicamente rimane, a nostro avviso, emblematica. A quel problema irrisolto, agli altri problemi di cui si parla nel video e a cui facciamo brevemente riferimento nell’attacco di questo stesso post, va doverosamente aggiunto un problema di “abbondanza” non certo positiva, che viene segnalato proprio in questi giorni direttamente nell’home page del sito di “Ossigeno per l’informazione” . Un pezzo che abbiamo copia-incollato qui sotto in calce alla clip e che segnala l’aggravarsi o meglio, l’insostenibilità anche da parte loro di gestire una situazione sempre più drammatica. Gli operatori del sito non riescono a far fronte alle richieste di aiuto. Serve una presa di posizione di chi può fare qualcosa, forse direttamente delle istituzioni, chissà ‘? Certamente nel nostro mondo liquido e digitale dove la disintermediazione regna sovrana, tutti noi, proprio ognuno di noi può fare la differenza. Ognuno di noi può agire in prima persona e fare ad esempio fact checking. Una verifica dei fatti che in questi specifici casi può addirittura rappresentare la salvezza per qualcuno. Possiamo poi cominciare ad applicare, e qui ci rivolgiamo in prima battuta alle istituzioni del mondo del giornalismo, l’idea dolcemente rivoluzionaria presentata pubblicamente dal “nostro” mentore e ispiratore illustre Raffaele Fiengo a #digitRoma.
Ovvero cominciamo a pensare che possano esistere “giornalisti per adesione” i quali volontariamente sotoscrivano le carte deontologiche della professione giornalistica ? E se provando ad unire i puntini ci accorgessimo che fra questi “giornalisti per adesione” ci fossero proprio alcuni dei centinaia di : giornalisti, blogger, fotocronisti, video operatori, opinionisti, commentatori, scrittori minacciati, segnalati da Ossigeno per l’informazione e a cui nemmeno loro sono riusciti a dare retta? Che ne dite, ci proviamo almeno a pensare a come potrebbe migliorare il nostro mondo rendendo realmente praticata e diffusa la tanto auspicata e auspicabile libertà di stampa? Noi intanto passiamo parola.
Â
“Ossigeno per l’Informazione viene a conoscenza di molti più allarmi di quanti è in grado di accogliere. Sono allarmi che riguardano gravi violazioni della libertà di espressione, sono segnalazioni che richiedono una risposta, una verifica, un accertamento al fine di stabilire se ci sono vittime di ingiustizie, persone che meritano solidarietà e il nostro aiuto per resistere a intimidazioni, minacce e ritorsioni con le quale si vuole impedire proprio l’esercizio del diritto di informazione.
Nel 2017 l’Osservatorio è venuto a conoscenza di 1131 probabili attacchi di questo tipo compiuti in Italia a danno di giornalisti, blogger, fotocronisti, video operatori, opinionisti, commentatori, scrittori. Il nostro Osservatorio è stato in grado di accertare e certificare 216 di questi 1131 episodi, di stabilire che essi hanno danneggiato ingiustamente 423 persone, in gran parte giornalisti, di cui ha elencato i nomi e ha narrato le vicissitudini.
Per farlo, Ossigeno ha impegnato a pieno i suoi osservatori, i quali hanno effettuato altrettante verifiche. Ognuna ha richiesto tempo e lavoro. Non c’è stato il tempo di verificare la fondatezza degli altri 911 attacchi per i quali era pervenuto un allarme. Ci sarebbero voluti altri osservatori, altri esperti, spese incompatibili con il bilancio di Ossigeno, un’associazione che vive di donazioni e di volontariato.
Perciò quei 911 episodi sono stati scartati senza neppure aver stabilito se fossero veri o falsi, fondati o meno, se fra quei giornalisti, blogger, fotografi, videoreporter, scrittori, ricercatori ci fosse qualcuno meritevole di aiuto immediato, di supporto, di solidarietà , di assistenza legale. Probabilmente alcuni lo erano.
Questa costatazione ci ha posto un problema di coscienza. Ci siamo chiesti se fosse giusto tacere sulle segnalazioni e le richieste di aiuto che non riusciamo a trattare come meriterebbero, se fosse la cosa più giusta da fare. Oppure se sarebbe meglio diffondere questi allarmi in modo che qualcun altro di buona volontà possa vedere di cosa si tratta, ed eventualmente di recare quel soccorso, insomma fare ciò che Ossigeno non è in grado di dare. Abbiamo convenuto che sì, è meglio fare così.
Per fortuna, in Italia ci sono altre associazioni impegnate a difendere la libertà di stampa e di espressione, ci sono sindacati e istituzioni pubbliche sensibili su questi problemi, ci sono giornali impegnati ad aprire gli occhi su questa epidemia di attacchi ingiustificabili e in gran parte incontrastati.
Dunque a febbraio del 2018 abbiamo cominciato a diffondere questo surplus di segnalazioni. Continueremo a farlo periodicamente. Continueremo a rilanciare questi S.O.S. con la speranza che qualcuno li ascolti e vada a vedere di cosa si tratta.
Nella prima metà di febbraio abbiamo diffuso già 56 S.O.S di questo tipo. I nostri lettori ci aiutino a indirizzarli meglio, li inoltrino essi stessi a chi, a loro avviso, sarebbe in grado di intervenire, ci facciano sapere se qualcuno è andato (o sta andando) in soccorso di chi. Noi ne daremo conto volentieri. Finché le istituzioni pubbliche non si faranno carico di organizzare questo servizio, dovremo contare su una catena di solidarietà come questa per non lasciare senza aiuto chi viene preso di mira perché osa fare domande, diffondere informazioni, esprimere opinioni”.