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Dossier:
Cinque anarchici del sud.
Una storia degli anni Settanta
Capitolo 11
Luci e ombre di un incidente
“Una coincidenza è solo una coincidenza,
due coincidenze sono solo due coincidenza,
ma tre coincidenze sono un indizio”.
Agata Christie
L’incidente di Ferentino nel quale persero la vita i cinque ragazzi fu, come abbiamo visto, rapidamente archiviato. Non sussisteva, secondo chi svolse le indagini, alcuna responsabilità da parte dell’autista dell’autotreno o di ignoti. Restano tuttavia alcune zone d’ombra che, nel corso degli anni, hanno alimentato i dubbi di chi non ha mai creduto alla tesi dell’incidente.
“In Italia va di moda l’incidente”: così si intitolava un articolo di Camilla Cederna che illustrava come nei mesi successivi la strage di piazza Fontana numerosi testimoni o persone in qualche modo legate alla vicenda persero la vita in misteriosi scontri d’auto. Elementi di varia natura, coincidenze, sospetti…non è certo questa la sede per giudicare, ma è senz’altro corretto esporli, lasciando sospesa ogni valutazione sulla loro attendibilità.
Le prime coincidenze riguardano la figura di Junio Valerio Borghese, che appare in maniera inquietante sullo sfondo in più occasioni.
I fratelli Aniello risultano essere suoi dipendenti; in secondo luogo l’incidente avviene in vista del castello di Artena, di proprietà del principe Borghese. Nello stesso punto, otto anni prima, era morta in un incidente d’auto la moglie del comandante della Decima Mas, la nobile russa Daria Osluscieff, e nella stessa occasione era rimasto ucciso Ferruccio Troiani, il giornalista che l’accompagnava: stesso incidente d’auto nello stesso punto.
Ancora più inquietanti appaiono però le dichiarazioni del pentito Giuseppe Albanese:“L’avvocato Barbalace di Pizzo Calabro, durante la comune detenzione nel carcere di Lecce, ebbe a confidarmi che i giovani anarchici erano stati uccisi da una squadra che era alle dipendenze del principe Borghese. Aggiunse che quello stesso sistema era stato utilizzato per eliminare una parente scomoda dello stesso Borghese”. Queste parole si aggiungono alle affermazioni dei pentiti dell’operazione Olimpia, di cui abbiamo parlato nelle pagine precedenti. Cosa c’è di vero in queste frasi?
E ancora, irapporti dell’incidente della polizia stradale sono firmati da Crescenzio Mezzana, che pochi mesi più tardi si precipiterà a Roma per partecipare al golpe di Junio Valerio Borghese.
Dieci giorni prima dell’incidente di Ferentino, inoltre, viene ucciso a Palermo il giornalista Mauro De Mauro, marò della X Mas; dopo la sua scomparsa molti affermarono che fossevenuto a conoscenza delle collusioni tra la mafia siciliana e i piani di realizzazione del colpo di stato diretto da Borghese. Dalla tessera ferroviaria di Casile risulta che il ragazzo aveva compiuto nell’estate 1970 numerosi viaggi proprio a Palermo: è possibile che anche l’anarchico stesse seguendo una traccia simile a quella di De Mauro? Cosa stava accadendo a Palermo in quei mesi tanto da richiamare tutta questa attenzione?
Infine, esiste un’informativa del controspionaggio su quello che è successo a Ferentino: il documento però, contro ogni logica, è compilata dal controspionaggio di Palermo, diretto nel settembre 1970 dal colonnello Bonaventura, braccio destro del generale Miceli, accusato di aver partecipato ad alcune riunioni a Roma come referente dei servizi deviati siciliani.
Nel novembre 2001 Aldo Giannuli, consulente della commissione stragi, consegna una relazione al tribunale di Brescia: sostiene di avere identificato una nuova struttura clandestina parallela ai servizi segreti, attiva dal secondo dopoguerra fino agli anni Settanta, denominata come “Noto servizio”. La struttura era stata fondata da un gruppo di ex repubblichini riuniti attorno alla figura di Junio Valerio Borghese, e può contare su un gruppetto di “specialisti” in grado di simulare incidenti stradali, eliminando così elementi scomodi.
Oltre alla dinamica dell’incidente di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente, risultano incomprensibili alcune questioni: perché alle famiglie non furono mai restituiti gli oggetti personali e le agende dei ragazzi? E perché ad alcuni amici fu impedito di visitare le salme e di vedere Annelise se non quando la ragazza entrò in uno stato di coma ormai irreversibile? E ancora, cosa c’era dentro il fascicolo intestato ai ragazzi scoperto in un deposito della via Appia dallo stesso Giannuli nell’estate del 1996, e trovato completamente vuoto?
E poi ci sono le testimonianze,alle quali è necessario dare un peso equilibrato, ma che tuttavia ci informano di una misteriosa telefonata arrivata a casa Lo Celso la sera precedente l’incidente, nella quale un amico di famiglia che lavorava nella polizia politica avverte il padre di Luigi di non far partire il figlio con gli altri ragazzi.
È esistito davvero questo dossier di controinformazione?
Il 6 settembre, tre settimane prima dell’incidente, Aricò telefona a Roma e comunica agli anarchici della federazione che la controinchiesta procede bene, e che una parte del materiale è stata spedita al compagno Veraldo Rossi, che non riceverà mai il plico.
Lo stesso Aricò prende poi un appuntamento con l’avvocato Edoardo De Gennaro per il 27 settembre a Roma: non arriverà mai.
Fra la fine di agosto e il mese di settembre accadono quegli episodi a cui abbiamo accennato nei capitoli precedenti: i rullini fotografici che scompaiono, minacce telefoniche, aggressioni ai ragazzi.
Ricorda Tonino Perna, il cugino di Aricò:
Ho sempre di fronte l’immagine di mio cugino che due giorni prima di partire l’ho visto scuro in viso, veramente terrorizzato. Credo che un paio di giorni prima di partire per Roma avevano capito di aver toccato un nervo vitale. Avevano paura.
Ma nella notte di fine estate del 26 settembre 1970, cinque ragazzi sono in strada verso Roma.
«L’Espresso», 4 giugno 1972
«Lotta Continua», 5 Novembre 1972
In «Diario», luglio 2001
La scomparsa di De Mauro è stata attribuita negli anni a tre diverse possibili piste: la prima riguarda la collaborazione del giornalista con Francesco Rosi, che stava realizzando un film sul caso Mattei; invece, secondo alcune indagini dei carabinieri, corroborate dalle dichiarazione del pentito Gaspare Mutolo, De Mauro sarebbe statoa conoscenza di un grosso traffico di droga e per questo eliminato dalla mafia; infine, la terza traccia riguarda le possibili informazioni a conoscenza del giornalista sul tentato colpo di stato Borghese
In Cuzzola, op. cit.
In «Diario», luglio 2001
Nel deposito ci sono circa centocinquantamila fascicoli del Ministero degli Interni, alcuni dei quali non protocollati e che non sono mai arrivati ai magistrati che ne avevano fatto richiesta
Lucarelli, Misteri d’Italia, Einaudi 2002
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CINQUE ANARCHICI DEL SUD
UNA STORIA DEGLI ANNI SETTANTA
Introduzione
Parte 1
Capitolo 1 Dall’estremo Sud lungo le strade d’Europa
Capitolo 2
La scoperta dell’anarchia
Capitolo 3 L’anarchismo italiano alla ricerca di un nuovo equilibrio
Capitolo 4
L’adesione all’anarchia
Capitolo 5
Controcultura e controinformazione
Parte 2
Capitolo 6
1969:gli scontri di piazza e l’entrata in scena delle bombe
Capitolo 7
La strage di piazza Fontana
Capitolo 8
La rivolta di Reggio Calabria
Capitolo 9
Il deragliamento della “Freccia del Sud”
Capitolo 10
Nella notte di Ferentino
Capitolo 11
Luci e ombre di un incidente
Bibliografia
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