VENEZUELA: LOTTA DI CLASSE IN REDAZIONE
Giornalismo e informazione
fra Chavez e i media golpisti
a cura di Pino Rea
In Venezuela non c'è libertà di stampa
(Jorge Fascetto,
presidente dell' IPI - International Press Institute)
Malgrado tutta l'isteria sui presunti attacchi alla libertà
di espressione e le presunte intimidazione ai giornalisti,
la verità è che ora in Venezuela c'è più libertà di stampa
che in qualsiasi altro paese del mondo
e che in qualunque altro periodo della storia del paese.
I giornali dell'opposizione chiamano apertamente al colpo di stato
e né il governo né il potere giudiziario intervengono assolutamente.
Uno degli editorialisti di El Nacional, in un articolo intitolato
"Il golpe necessario", difendeva e invocava un colpo di Stato
sostenendo che era Chavez che se lo stava cercando
rifiutandosi di seguire la "via democratica"
e aggiungeva che il presidente desiderava un golpe
per "potersi presentare come una vittima".
Articoli di questo tipo appaiono a dozzine sulla stampa
borghese tutti i giorni.
In quale altro paese del mondo tutto questo verrebbe consentito?
(Jorge Martin, El militante, 30 dicembre 2002)
In Venezuela esiste un'ampia libertà di espressione,
che neanche i più accesi nemici del governo possono negare,
ma, in cambio, non è possibile dire la stessa cosa
del diritto all'informazione.
(Moralis Gonzalo Vega,
docente di Linguaggio e comunicazione all' Università del Zulia)
E' molto pericoloso per un giornalista mantenere l'equilibrio,
perché rischi di essere considerato un traditore da entrambi gli schieramenti,
convinti che il ruolo di un giornalista sia di fare politica,,
o che il giornale sia un revolver e che i giornalisti siano le pallottole".
(un giornalista venezuelano in una intervista concessa a Sauro Gonzalez Rodriguez,
ricercatore associato del CPJ, Committee to protect journalists).
(Le traduzioni, se non specificato altrimenti, sono del curatore. Si ringrazia per la collaborazione Maurizio Salvi)