II - Il golpe e i media

5 - Torna Chavez

La defenestrazione di Chavez, "questo caudillo populista che si rifaceva a Simon Bolivar e cercava in America Latina un modello economico alternativo a quello voluto dagli Stati Uniti", ha molti padrini, spiega il 14 aprile Gianni Minà.

"In primo luogo - scrive sul Manifesto (Appendice 7) -, l'oligarchia nazionale, ultimamente preoccupata per la ley de tierras , che stabilisce che i latifondi con più di cinquemila ettari lasciati inoperosi dai proprietari possono essere confiscati ed assegnati ai piccoli contadini.

In secondo luogo i manager nazionali e internazionali delle industrie di idrocarburi, furibondi per la legge che stabiliva come l'estrazione e la prima lavorazione del petrolio poteva essere realizzata solo da società in cui lo stato avesse almeno il 51% del capitale.

Chavez - prosegue Minà - ha decretato il suo attuale destino quando ha deciso di cambiare la politica del Venezuela sul petrolio non solo rifiutando l'uscita dall'Opec, ipotizzata dai corrotti presidenti che lo avevano preceduto, ma si è battuto per la difesa del prezzo del petrolio e della sua stabilizzazione, portando proprio un connazionale, Alì Rodriguez alla presidenza dell'Organizzazione dei paesi produttori di idrocarburi. Sfrontatamente, a chi lo criticava per questa politica, rispondeva che «un barile di oro nero costa meno di una Coca Cola» e inoltre che «i paesi occidentali imponevano tasse del 50% mentre una parte importante dei prezzi finali al consumatore era dovuta agli esagerati guadagni degli intermediari». Queste scelte significavano contrastare l'attuale politica degli Stati Uniti sull'energia che va dalla guerra in Afghanistan (in futuro territorio di transito per i gasodotti provenienti dalle cinque repubbliche musulmane ex sovietiche come Tagichistan, Kazachistan, ecc.), al Plan Colombia deciso ufficialmente per contrastare il narcotraffico, ma in realtà voluto dal governo di Washington per controllare, anche militarmente, le risorse petrolifere (ma soprattutto l'enorme patrimonio biogenetico, unico al mondo) di nazioni come Colombia, Bolivia, Ecuador dove la presenza dei marines è più numerosa che in Afghanistan. Non a caso, la Comunità Europea che doveva essere coinvolta finanziariamente nell'operazione, ha declinato l'offerta giudicando il piano «eccessivamente militare».

Lo ha tradito - concludeva Minà il suo articolo - la sua demagogia, il suo esagerato populismo, l'involuzione autoritaria che il suo governo negli ultimi mesi stava prendendo per reagire agli attacchi della grande economia speculativa. Ma più di tutto lo ha atterrato l'illusione di poter fare una politica sconveniente agli Stati Uniti e alle multinazionali dell'energia".

Ma Chavez dopo appena tre giorni torna a Miraflores sull'onda del controgolpe di massa, frutto della enorme popolarità che il presidente ha raggiunto, e che forse Minà aveva sottovalutato.

Il suo ritorno - spiega Giuseppe Sacco in un articolo sul quindicinale on-line di geopolitica Emporion del 20 aprile 2002 (8) - "è stato praticamente imposto dalla discesa in piazza della popolazione delle baraccopoli di Caracas".

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni