MANIFESTO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA E IN DIFESA DEL LIBERO ESERCIZIO DEL GIORNALISMO (SNTP, febbraio 2002)
In più di 55 anni di lotta, di fronte a governi dittatoriali o democratici, il Sindicato Nacional de Trabajadores de la Prensa (SNTP) ha mantenuto una linea di azione costante in difesa delle libertà pubbliche, con assoluta indipendenza dai centri del potere governativo, imprenditoriale e politico. E ciò costituisce il più bello e importante patrimono morale ed etico di questa istituzione. Fermamente convinti che il benessere, lo sviluppo e il futuro del nostro paese stanno al di sopra degli interessi di qualsiasi gruppo di potere e che la rotta della democrazia venezuelana aveva bisogno imperiosamente di cambiamenti e rettifiche che consentissero il riscatto delle istituzioni e il rispetto per i cittadini, osserviamo, come tutta la nazione, la transizione politica che è cominciata con il trionfo elettorale dell' attuale presidente della Repubblica, Hugo Chavez Frias.
Imbevuti di questa suprema aspirazione, abbiamo sempre sostenuto e difeso il principio che quelle trasformazioni dovevano operarsi nel segno del massimo rispetto dei diritti civili, da qui il nostro impegno nell'esigere il pieno rispetto del pluralismo e soprattutto delle libertà sindacali e di espressione, come risulta dalle numerose dichiarazioni della nostra organizzazione.
A tre anni dall'inizio di questo processo, vediamo con preoccupazione come la crisi nazionale si sia andata approfondendo e, cosa ancora più grave, come col passare dei giorni salga il livello della conflittualità e dell'intolleranza e lo sconcerto e non vengono accolti gli appelli al dialogo che consentano a tutti i settori della società venezuelana di trovare la strada per superare le grandi difficoltà economiche e sociali del nostro popolo, con l'aggravante che la pace sociale, oggi come oggi, è a grave rischio.
Quando analizziamo la situazione in cui, come cronisti, fotografi, cameramen, assistenti e lavoratori in generale della comunicazione sociale, dobbiamo assolvere al dovere di fornire ai nostri concittadini le informazioni sugli avvenimenti del paese, registriamo il fatto che le sistematiche aggressioni verbali di cui siamo vittime, principalmente da parte del presidente della Repubblica, hanno portato fino a detestare i nostri strumenti di lavoro, al punto che il solo averli con sé genera aggressioni fisiche e verbali da parte di gruppi di esaltati, che si identificano col regime, che fanno parte del popolo per cui noi lavoriamo.
Tanto più gravi risultano queste manifestazioni quando, nello stesso tempo, da parte dei settori governativi si afferma che l'attuale crisi nazionale obbedisce a una supposta cospirazione mediatica, cosa che equivale ad addossare a noi la responsabilità per la insoddisfazione e le proteste popolari.
Per quanto riguarda i giornalisti venezuelani, affermiamo col massimo senso del dovere verso il paese: né prima né ora siamo stati parte di nessuna cospirazione mediatica, né ci presteremo a nessuna simile manovra. Nello stesso modo, con uguale veemenza e in coerenza col criterio di equilibrio che abbiamo mantenuto nelle nostre posizioni istituzionali, ripetiamo il nostro appello ai colleghi giornalisti e ai proprietari e agli editori dei mezzi di comunicazione in generale a mantenere una condotta ispirata prima di tutto all'etica giornalistica, perché mai come ora abbiamo bisogno di preservare la pace e non chiudere le possibilità di vie di comprensione fra tutti i venezuelani.
Per tutto quello ora detto, a 44 anni dal 23 gennaio 1958, quando la volontà unitaria del popolo venezuelano iniziò il cammino verso un regime democratico e di pubbliche libertà, a cui noi aderiamo pienamente, ci rivolgiamo al presidente Hugo Chavez Frias affinché rispetti i diritti consacrati nella costituzione relativamente agli articoli che si riferiscono alla Libertà di Espressione e al Diritto all'Informazione. Basta offese e accuse ai giornalisti venezuelani! Basta con i tentativi di farci passare per responsabili degli errori! Esortiamo a far prevalere il necessario clima di garanzie per il libero esercizio della nostra professione. Esigiamo il rispetto della vocazione pacifista del popolo venezuelano e respingiamo le minacce delle armi.
Noi abbiamo rispettato e continueremo a rispettare l'impegno etico di raccontare la verità al popolo venezuelano.
Un orientamento forse un po' debole , che potrebbe aver in parte influito sulla posizione tenuta da gran parte delle organizzazioni internazionali che si occupano di libertà di informazione : non solo quelle vicine agli editori-imprenditori e ai quadri direttivi dei media (come WAN o IPI) ma anche importanti associazioni indipendenti come il CPJ (Committee to protect journalists) e RSF (Reporters sans frontières), che - almeno inizialmente, e salvo poi prendere una linea di relativa equidistanza - hanno vistosamente concentrato denunce e recriminazioni soprattutto contro Chavez (*).
(*) In generale comunque è soprattutto l'ancoraggio allo schema secondo cui le lesioni alla libertà di stampa e di informazione verrebbero prevalentemente dagli Stati e dalle strutture pubbliche - oltre che, naturalmente, da mafie e gruppi criminali - sbilancia oggettivamente le organizzazioni internazionali a favore della grande informazione privata. Anche se, come nel caso del Venezuela, essa è schierata in maniera massiccia e particolarmente vivace contro Chavez, presidente eletto democraticamente, e a favore delle forze golpiste.
Cfr lettera di Narconews a Rsf, in www.narconews.com/letterwithoutborders1.html Lettera Narconews).
Su www.ifex.org/es/content/view/archivefeatures/139/ è possibile recuperare i principali rapporti delle associazioni internazionali sulle vicende venezuelane degli ultimi due anni.