CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI DI APRILE 2002
(da Cnn spagnola, Reuters, Ansa )
Sabato 6 aprile
-- ore 15,00 - La CTV - la maggiore organizzazione sindacale del paese - convoca uno sciopero generale di 24 ore, per motivi salariali, per martedì 9. Si aggiungono la Federcameras (Associazione degli industriali) e altri settori civili.
Domenica 7 aprile
-- ore 12,25 - Il presidente Chavez annuncia la destitutzione di sette alti dirigenti di Petroleos de Venezuela Sa (PDVSA) per il conflitto che li contrappone alla direzione nominata dal governo fin dal 16 marzo.
-- ore 14,30 - Chavez decreta un aumento del 20 per cento del salario minimo a partire dal Primo maggio.
-- ore 15,00 - Federcameras accetta il decreto presidenziale di aumento salariale.
Lunedì 8 aprile
-- ore 16,00 - I militari garantiscono la sicurezza del blocco alla PDVSA dopo l'adesione dei centri produttivi per appoggiare i funzionari in sciopero.
-- ore 17,00 - Il governo comincia a mettere in funzione una decina di emissioni radiotelevisive per contrastare l'effetto dello sciopero salariale, che si però si preannuncia come una manifestazione politica.
Martedì 9 aprile
---ore 6-16,00 - Il governo blocca i mezzi audiovisivi privati con 16 network radiofonici che impediscono di informare sullo sciopero. Le emittenti private decidono di dividere lo schermo in due parti, una per diffondere la versione ufficiale, secondo la legge, e l'altra per i programmi giornalistici.
-- ore 6 - Comincia lo sciopero generale di 24 ore, con una notevole diminuzione delle attività produttive.
-- ore 10 - Il governo annuncia il fallimento dello sciopero e smentisce che esso sia riuscito all' 85%.
-- ore 17,40 - La CTV proroga di altre 14 ore lo sciopero generale.
-- ore 20 - Chavez nega che l'estensione della protesta possa avere ripercussioni nel paese.
Mercoledì 10 aprile
-- ore 12.40 - Il governo mette in stato di allerta le guarnigioni per lo sciopero.
-- ore 12,55 - La CTV minaccia di dichiarare lo sciopero a oltranza se proseguono le aggressioni contro gli scioperanti.
-- ore 14 - Il generale della Guardia Nazionale Rafael Bustillo sollecita i militari a non usare la forza contro gli scioperanti.
-- ore 19,15 - La CTV e Federcameras dichiarano lo sciopero generale a oltranza per ottenere la fine di Chavez.
-- ore 20,20 - Il ministro della difesa, José Vincente Rangel, annuncia che Chavez parlerà al paese sull'estensione dello sciopero.
-- ore 21,40 - Rangel parla al paese a nome di Chavez, che resta in una località segreta, auspica il dialogo sociale e respinge un colpo di Stato.
Giovedì 11 aprile
-- Almeno mezzo milione di persone scendono nelle strade di Caracas per protestare contro la politica di Chavez. Alla marcia partecipano lavoratori e imprenditori, aumentando la pressione sul governo, nel mezzo di uno sciopero generale ad oltranza. Chavez cancella un viaggio al vertice del Gruppo di Rio, in Costarica.
-- ore 15 - Qualcuno spara contro i manifestanti antichavisti, apparentemente dei franchi tiratori, mentre il presidente pronuncia un ampio discorso televisivo a tutto il paese. Il governo taglia i segnali dei canali televisivi privati accusandoli di aver attaccato il presidente.
-- ore 18 - La polizia dice che più di si sei persone sono morte nel corso delle manifestazioni. La cifra poi aumenterà a 17.
-- ore 19 - Il generale della Guardia nazionale Alberto Camacho Kairuz sollecita le dimissioni di Chavez e chiede che che anche gli altri esponenti istituzionali facciano lo stesso.
-- ore 22,20 - Il generale Camacho Kairuz sostiene che il governo di Chavez ha abbandonato le sue funzioni e che le forze armate hanno assunto il controllo. L'alto ufficiale assegna a Chavez la responsabilità delle violenze che si sono avute nel corso della giornata. I prezzi mondiali del petrolio cominciano a scendere davanti alla possibilità che un nuovo governo possa aumentale le esportazioni di greggio.
Venerdì 12 aprile.
-- ore 1,40 - Il capo dell' esercito, generale Efrain Vasquez, annuncia che Chavez è pronto a dimettersi. I prezzi del petrolio continuano a scendere.
-- ore 3,25 - Il comandante delle forze armate, generale Luca Rincon, annuncia che Chavez si è dimesso. Chavez è messo agli arresti dai capi del golpe. Chavez dirà poi che non si era affatto dimesso.
-- ore 4,55 - Pedro Carmona, presidente della principale organizzazione degli industriali del paese, Federcameras, annuncia di essere stato nominato capo di un governo di transizione sostenuto dai militari.
-- ore 8,00 - Dirigenti e impiegati dell'azienda petrolifera statale PDVSA, che avevano sfidato Chavez, annunciano che verranno riprese le esportazioni di petrolio e derivati.
-- ore 10,25 - Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, accusa Chavez di aver provocato la crisi che aveva condotto alla sua caduta. Aggiunge di essere addolorato per la perdita di vite umane ed esprime fiducia nel trionfo della democrazia.
-- ore 12,20 - L'esecutivo della PDVSA annuncia che non invierà più petrolio a Cuba, visto che Fidel Castro era stato il più stretto alleato internazionale di Chavez.
-- ore 12,30 - La figlia di Chavez, Maria Gabriela, assicura che suo padre le ha detto che non aveva mai rinunciato e ha dichiarato "Sono un presidente sequestrato".
-- ore 14,00 - Il procuratore generale Isaias Rodriguez conferma che Chavez non si è dimesso e che il nuovo governo ad interim è incostituzionale.
-- ore 15,45 - I presidenti latinoamericani al vertice del Gruppo di Rio condannano il golpe militare contro Chavez e chiedono elezioni democratiche. All'Avana il governo cubano condanna il golpe e si appella al mondo affinché vengano prese le distanze dai leader del golpe.
-- ore 17,45 - Carmona scioglie l'Assemblea nazionale e destituisce tutti i membri della Corte Suprema. Annuncia che si terranno nuove elezioni presidenziali entro un anno e quelle legislative a dicembre.
Sabato 13 aprile
-- Un ministro del governo ad interim sostiene che Chavez ha espresso la sua rinuncia solo verbalmente e annuncia che sarà inviato all'estero appena le avrà firmate. Cuba sostiene che gli Stati Uniti sono dietro allo spodestamento di Chavez.
-- Unità militari da combattimento di tutto il paese, incluso l'importante corpo dei parà, dichiarano il loro appoggio a Chavez, che viene trasferito dai suoi sequestratori nell'isola venezuelana di La Orchila.
-- Folle pro-Chavez, alla cui testa ci sono gli abitanti dei barrios più poveri di Caracas, marciano fino al palazzo presidenziale per esigere il suo ritorno. Alcune decine di soldati di una caserma di fronte al palazzo imbracciano le armi in appoggio alla marcia.
-- Le forze di sicurezza sparano contro i manifestanti. Per lo meno 46 persone muoiono nel fine settimana nel corso delle manifestazioni e durante i saccheggi della domenica.
-- ore 17 - Carmona revoca la sua decisione di sciogliere l'organo legislativo dopo che il nuovo capo delle forze armate, generale Efrain Vasquez, minaccia di ritirargli il suo appoggio.
-- Dopo il fallimento del golpe l'Assemblea nazionale si riunisce e indica l'ex vicepresidente di Chavez, Diosdado Cabello, come nuovo presidente. Cabello dice che svolgerà quella funzione fino a quando Chavez uscirà dalla sua detenzione.
-- ore 22,00 - Carmona si dimette da presidente ad interim.
Domenica 14 aprile
-- ore 2,45 - Chavez rientra trionfante nel palazzo presidenziale. Adotta toni conciliatori, promette di correggere gli errori compiuti nei suoi tre anni di governo e invita l'opposizione a lavorare con lui per superare la crisi politica.
-- Migliaia di sostenitori di Chavez scendono in strada per festeggiare, mentre vengono saccheggiati centinaia di negozi e magazzini.
-- Cuba saluta il ritorno di Chavez come una "vittoria rivoluzionaria", mentre Washington, dopo aver dato a Chavez la colpa della sua caduta, replica al suo rientro dicendo che le sue politiche stavano andando incontro al fallimento e che ora dovrà modificarle.
Lunedì 15 aprile
-- Chavez tende un ramoscello d'olivo ai suoi oppositori, scusandosi per averli attaccato a livello personale in passato. Chiama al dialogo e promette che quanti verranno processati per essersi uniti al golpe verranno trattati con clemenza.
-- La maggioranza dei paesi si rallegra del ritorno all'ordine costituzionale, mentre Washington frena il suo appoggio a Chavez, sostenendo che il suo ritorno non assicurava una completa restaurazione della democrazia.
-- I prezzi del petrolio salgono dopo il ritorno di Chavez, segno che il Venezuela manterrà un ferreo controllo delle sue esportazioni di greggio. PDVSA torna praticamente alla normalità operativa.
Martedì 16 aprile
-- Leader dell'opposizione si mostrano scettici davanti alle promesse di Chavez e alla sua offerta di dialogo. Chiedono nuove elezioni, le sue dimissioni o un cambio radicale della sua politica.
-- Il governo degli Stati Uniti ammette contatti e riunioni con i leader dell'opposizione nei mesi prima del golpe, ma nega di averlo ispirato.
-- La moneta venezuelana, il bolivar, è in caduta per il secondo giorno consecutivo davanti all' incertezza politica.
Mercoledì 17 aprile
-- Sottolineando il rischio di ulteriori conflitti sociali in futuro, il segretario generale dell'Osa (Organizzazione degli stati americani), Cesar Gaviria, invita Chavez a tener lontano l'esercito dalla politica per rinforzare le sue credenziali democratiche.
-- Il presidente dell'Assemblea Nazionale respinge una richiesta dell'opposizione di nuove elezioni politiche.