TV: l’anomalia italiana
TV: l’anomalia italiana
Enzo Biagi: lettera sulla privatizzazione
21 dicembre 2004
Cari Paolo Serventi Longhi e Roberto Natale,
come ho scritto domenica scorsa sul ‘Corriere della Sera’ vorrei esprimere anche a voi, in occasione del confronto che avete organizzato sulla privatizzazione della Rai e sulla libertà di poter svolgere in questo Paese il nostro mestiere, la solidarietà di un vecchio cronista.
E la stessa solidarietà va anche al Presidente della Repubblica al quale, come ho già detto, ci sono alcune cose che mi uniscono. Siamo tutti e due vecchi ragazzi classe 1920 e l’8 settembre 1943 decidemmo di entrare nei partigiani di Giustizia e Libertà e poi per tutta la vita ci siamo portati dietro quello che abbiamo imparato sui monti, lui della Toscana, io dell’Emilia, il rispetto per gli altri, qualunque fosse la loro opinione, e la giustizia sociale.Ho sempre pensato e scritto che con Carlo AzeglioCiampi al Quirinale il nostro Paese e la nostra democrazia potevano dormire sonni tranquilli; finora così è stato, nonostante gli attacchi che in questi anni sono stati rivolti alla Costituzione e al suo garante.
Mi colpì molto quando Ciampi decise di riunire le Camere e fece appello all’articolo 21 della Costituzione per denunciare l’attacco al pluralismo rivendicando il diritto di ogni cittadino di poter esprimere la propria opinione. Fui molto deluso invece per l’assenza di tanti parlamentari della maggioranza e dell’opposizione che sottovalutarono quel messaggio. Per due volte, rimandando alle Camere prima la legge Gasparri, poi, in questi giorni, la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario, il Presidente ha ancora una volta difeso l’Italia democratica dalla ‘palese incostituzionalità’ dei cambiamenti proposti e recentemente, premiando alcuni miei colleghi, ha esortato la categoria a mantenere la schiena dritta di fronte al potere: quelle parole mi hanno preoccupato.
Ma come mai dal Colle arrivano queste esortazioni? E perché c’è bisogno che il Quirinale insista sui valori della Resistenza che dovrebbero naturalmente far parte della nostra storia, e sul rispetto dei ruoli? Io ho 84 anni, e ricordarlo non è un vezzo, quindi sono naturalmente portato a guardare al passato: in questo caso non posso non tener presente la lezione che ha dato a tutti noi il mio amico Montanelli, del quale politicamente ho condiviso poco ma ho sempre apprezzato la sua indipendenza e l’allergia per i potenti.
Diceva Indro: ‘Noi abbiamo un unico padrone, il lettore, ed è nostro dovere fargli conoscere la verità.E se è democraticamente insopportabile che alcuni cittadini facciano un uso privato del potere che il popolo gli ha concesso tentando di modificare leggi per risolvere questioni personali invece di lavorare per il bene comune, è altrettanto insopportabile che ci sia qualcuno della mia categoria che non tiene la schiena dritta. Cerchiamo di guardare quello che sta accadendo a pochi chilometri di distanza da noi, nella Spagna di Zapatero che sta tentando di renderela televisione di stato indipendente dalla politica con confini ben delineati:quello che è privato è privato e quello che è pubblico è pubblico. La Rai, che è la più grande produttrice di cultura del nostro Paese, deve essere difesa, come ci ha detto il Presidente della Repubblica, dalla logica del profitto: tutto non può essere ridotto a un fatto puramente economico, c’è bisogno che la nostra televisione rimanga un servizio pubblico e che i suoi giornalisti tengano la schiena dritta per la difesa della verità e della democrazia.
Enzo Biagi
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Oppure visualizza il contenuto del dossier: Emilio Rossi: la bandiera della privatizzazione è una resa all’auditel
L’ anomalia italiana e il digitale terrestre
di Marco Mele (Il Sole 24 ore)
La legge Gasparri
Il servizio pubblico nei principali paesi europei
La direttiva europea:
“Televisioni senza frontiere”
Nei collegamenti sulla destra di questa pagina troviamo una serie di documenti sulla situazione italiana, a partire dal discorso del presidente Ciampi del 13 dicembre (“qualunque sia l’assetto della televisione pubblica italiana, essa deve conservare, rafforzare, migliorare sempre di più la sua attività di servizio pubblico”), alla lettera di Enzo Biagi sulla privatizzazione della Rai, dagli articoli di Romano Prodi e Giovanni Sartori sul futuro della Rai alle posizioni “eccentriche” di Franco Debenedetti (“Servizio pubblico? Un’idea da preistoria”), fino alla risoluzione del Consiglio d’Europa (1387/2004) su “Monopolio dei media e possibile abuso di potere in Italia”
(Pino Rea.)
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