TV: l’anomalia italiana
In casa molta tv, poco dialogo. Una indagine sulle famiglie toscane rileva: di fronte al piccolo schermo la famiglia si ferma in media due ore al giorno
Firenze, 4 febbraio 2005
La famiglia si ritrova in casa dalle tre alle cinque ore al giorno. E di fronte al piccolo schermo si ferma in media due ore al dì. Il resto del tempo è dedicato, soprattutto, al dialogo ed al gioco tra genitori e figli.
È quanto emerge da un sondaggio compiuto dagli studenti del liceo di scienze sociali Eugenio Montale di Pontedera e, via – internet, dal settimanale Toscana Oggi (www.toscanaoggi.it) ad un campione di famiglie toscane.
Il sondaggio sarà presentato il pomeriggio di domenica 13 febbraio alla Leopolda di Pisa, in occasione del San Valentino delle famiglie.
L’idea suona come una provocazione: riscoprire una tradizione che voleva Valentino, vescovo di Terni, costruire le doti per quelle ragazze povere che altrimenti non avrebbero potuto sposarsi.E tirar fuori da una prospettiva meramente commerciale il giorno di San Valentino, recuperandolo nel suo significato di festa della famiglia. Come? Premiando, ad esempio, una coppia di sposi che ha fatto spazio, accogliendo in casabambini ed anziani, normodotati e disabili. Come Danila e Massimo Niccolai che con altre quattro famiglie e una comunità di padri gesuiti, ha costituito a Villapizzone (Milano) una delle prime esperienze in Italia di condominio familiare, dando vita ad una cooperativa che dà lavoro ad una sessantina di persone tra cui disabili, ex detenuti, soggetti a rischio.
Idea pensata dal Consultorio familiare Ucipem di Pisa, una intensa attività di consulenza e di mediazione in caso di conflitti di coppia, separazione, affidamento dei figli, difficoltà sessuali ed una significativa esperienza nel campo dell’insegnamento dei metodi naturali di gestione della fertilità. Partners dell’iniziativa di quest’anno, i giornalisti cattolici dell’Ucsi, il settimanale regionale Toscana Oggi, l’Azione cattolica.
Il sondaggio è stato oggetto di tre mesi di lavoro degli studenti con le insegnanti di statistica e di scienze sociali. Test da cui emerge come siano assai pochi gli spazi che marito o moglie dedicano agli interessi personali: da una a quattro a settimana per il 51% delle donne e per il 43% degli uomini. Mentre le ore trascorse insieme in famiglia sono tra 3 e 5 nel 45% dei casi e più di cinque nel 40% delle risposte date agli intervistatori. Tempo giudicato insoddisfacente dai più.
Tempo speso nel parlare con i figli (nel 56% delle risposte delle mamme e nel 48% dei papà) e nel giocare con loro. La tv è seguita da un papà insieme al proprio (o ai propri) figli in una famiglia su dieci, mentre solo in 5 casi su cento si ferma di fronte alla tv anche la mamma. Si guarda soprattutto cartoons, film – specie se in casa ci sono over 15enni – attualità,pochi documentari.
La tv spenge il dialogo? Per l’Ucsi non va demonizzata: è nel bene o nel male, una importante agenzia educativa. Il messaggio: «Educhiamo i giovani e le famiglie a farne buon uso»
E poi l’affermazione non convince: le famiglie intervistate affermano comunque di dialogare costantemente in un caso su due,andare a messa nel 7.4% dei casi e condividere momenti di preghiera e di spiritualità nell’1.7% dei casi.
Argomenti del dialogo: problemi personali (nel 25,3% dei casi), scuola (17.10%), educazione dei figli (12,9%), poco di cultura (8,3%), opinioni politiche (7.8%) e gestione dei soldi.
Quale tono si usa? Il tono del confronto nel 72,3% dei casi e dello scontro nel 27.7% dei casi.
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L’ anomalia italiana e il digitale terrestre
di Marco Mele (Il Sole 24 ore)
La legge Gasparri
Il servizio pubblico nei principali paesi europei
La direttiva europea:
“Televisioni senza frontiere”
Nei collegamenti sulla destra di questa pagina troviamo una serie di documenti sulla situazione italiana, a partire dal discorso del presidente Ciampi del 13 dicembre (“qualunque sia l’assetto della televisione pubblica italiana, essa deve conservare, rafforzare, migliorare sempre di più la sua attività di servizio pubblico”), alla lettera di Enzo Biagi sulla privatizzazione della Rai, dagli articoli di Romano Prodi e Giovanni Sartori sul futuro della Rai alle posizioni “eccentriche” di Franco Debenedetti (“Servizio pubblico? Un’idea da preistoria”), fino alla risoluzione del Consiglio d’Europa (1387/2004) su “Monopolio dei media e possibile abuso di potere in Italia”
(Pino Rea.)
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